Programmare. Nel 2020 questo verbo ha assunto un significato parecchio diverso rispetto al passato. Sino al triste 21 febbraio scorso le persone pianificavano il loro futuro piuttosto serenamente. Oddio, il domani non è mai una garanzia perché non appartiene a noi. Tutto sommato, però, risultava minimamente pronosticabile. L’attuale emergenza, invece, ha spedito tutto a ramengo. Non è più possibile gestire ciò che verrà con una qualsivoglia consapevolezza. Questo, però, ritengo sia un errore. Non un pregio. Mi spiego. Il covid-19 è orribile. E’ un male infimo che colpisce come un serpente alle calcagna. Non lo si vede. Non lo si percepisce e quando morde è già troppo tardi. Ma occorre avere la capacità e la forza di non vivere alla giornata. Soprattutto bisogna evitare di navigare a vista. E’ una concezione dell’esistenza che penso non arrechi alcun vantaggio perché, nel momento in cui la situazione si presenta, non si hanno le necessarie misure per affrontarla. L’esempio è banale, ma piuttosto esplicativo. Quando si va a scuole occorre preparare il compito in classe o l’interrogazione. Lo stesso vale per l’esame universitario che sovente è ciò di più aleatorio possibile. Non me ne vorrà il nostro sistema, ma è palese. Esistono prove che contemplano interi libri straricchi di pagine e dettagli. E’ impensabile che lo studente possa apprendere ogni norma, ma il test si compone di tre quesiti che variano su tutte le tematiche. Urge richiamare fortemente alla dea bendata perché potrebbe capitare di aver studiato alla perfezione, ma cadere proprio su un argomento ostico. Allo stesso tempo succederà di non essere preparati al meglio, ma di venire baciati dalla fortuna. Le richieste, infatti, vertono sul programma ben compreso. “Così è la vita” direbbero Aldo, Giovanni e Giacomo. Ma se non si arriva con una buona formazione è impossibile avere contributi dall’alto. Dalle mie parti si dice: “Aiutati che il ciel ti aiuta”. E’ proprio il contrario dell’attendere gli eventi per reagire. L’incertezza è parte dell’esistenza, ma non può regnare il caos.

Lockdown Premier?

Questo vale anche nel magico mondo del pallone che ormai di favoloso ha davvero poco. Quando si tratta di tale campo occorre maneggiare con cura perché, dall’inizio dell’emergenza covid-19, è un oggetto di cristallo. Basta un nulla per rompere il meccanismo. E’ un discorso generale, ma non immaginavo che il calcio potesse risentire così tanto della pandemia. Infondo si parla di atleti o addetti super controllati e di un sistema che, seppur in crisi, muove enormi quantità di denaro con un’infinità di posti di lavoro. Troppo spesso è trattato, invece, come un vezzo a cui è possibile pure rinunciare. L’esempio più palese delle dette difficoltà giunge dalla Premier League che ha visto i numeri del contagio salire in maniera vertiginosa. La situazione britannica è davvero grave ma, per ora, lo sport d’élite non è posto in dubbio. Sono i vari presidenti che paiono valutare uno stop per bloccare la voracità del virus. Si pensa, magari, a 15 giorni di lockdown. Una simile iniziativa sarebbe certamente pregevole se giunge direttamente da una disciplina senza coinvolgere le altre. Urge, però, predisporre un calendario che tuteli le competizioni internazionali e l’Europeo estivo. Queste non possono subire alterazioni provocate dal decisioni di una singola Federazione. Lo stesso vale per le altre leghe continentali. Il campionato inglese non può essere la miccia che scatena un blocco generalizzato. Nel mese di marzo avvenne proprio questo. La serie A si fermò creando una reazione a catena. Fu, però, una situazione diversa perché il SarsCov2 iniziava a dilagare a livello globale e non si avevano conoscenze o protocolli per affrontarlo. Ora la musica è leggermente cambiata. Proprio grazie alle normative si riescono a svolgere attività in sicurezza. Serve appunto programmazione.

Ibra, che fai?

Un secondo esempio interessante giunge dal “caso Ibrahimovic”. Lo svedese parteciperà alle 5 puntate del Festival di Sanremo che si svolgerà tra il 2 e il 6 marzo. Peccato che il 3 il Milan sia impegnato nella sfida interna contro l’Udinese e il 7 giochi con il Verona. Amadeus, conduttore e direttore artistico della kermesse canora, ha tranquillizzato i tifosi rossoneri affermando che Zlatan non salterà alcun impegno con il Diavolo. Come è possibile? Zeta sarà anche un semidio calcistico, ma non ha il dono dell’ubiquità. E quindi? Le parole del presentatore hanno peggiorato la situazione perché, durante un lungo pomeriggio, social e media si sono scervellati al fine di trovare una soluzione tanto che in serata la società lombarda ha emesso un comunicato. Ha spiegato che il suo attaccante aveva preso l’impegno ligure prima del rinnovo di contratto con il suo club. L’appuntamento nella Città dei Fiori, però, non gli impedirà di rispondere alle chiamate di Pioli. In realtà, queste informazioni hanno chiarito poco o niente. Sono servite a far emergere un’incapacità di programmare. Come si può commettere certi errori a determinati livelli? Un giocatore di serie A non deve assumersi impegni contemporanei a quelli del suo team. Non si tratta di amatori o dilettanti. Qui si parla di professionisti. Comprendo l’indecisione dettata probabilmente dal lungo tentennare prima di prolungare il rapporto con il Milan. E’ ormai abbastanza chiaro che Ibra non volesse continuare e si sia convinto soltanto molto tardi. E’, però, sintomo dell’affidarsi alle sensazioni del momento. Si naviga a vista e si creano vicende come la descritta particolare impasse. Zlatan è un calciatore o uno showman? Discorrendo, poi, della gestione attuale del problema, il mistero peggiora la situazione. Comprendo che non si possono svelare certe anteprima. Lasciano quel fascino accattivante intorno a un format come il Festival, ma serve maggior rispetto per i tanti appassionati di pallone. Qualche malpensante, vedendo quanto sta accadendo in Premier e con un pensiero molto machiavellico, potrebbe anche unire le informazioni e immaginare che si paventi uno stop. E’ piuttosto assurdo, ma ogni individuo ha un suo modo di ragionare e occorre tentare di non dare adito a certe false argomentazioni.

Okay Juve, abbiamo un problema

Cosa c’entra la Juventus in questo infinito discorso? E’ molto semplice. Il caos che coinvolge il sistema non può che contemplare anche un suo elemento. In una struttura così complessa, infatti, ogni componente influenza l’altra. La confusione, che indubbiamente riguarda la società intera e il mondo del pallone, non può che suggestionare anche la Vecchia Signora. Se la serie A dovesse subire uno stop, cosa accadrà? Gravina ha specificato che esiste un Piano B e anche oltre. Ma qual’è? Credo che serva maggiore chiarezza pure per il pubblico. Suppongo che i vari team siano stati informati, ma sarebbe gradito avere news all’esterno. Immagino che il calendario fitto di impegni obbligherebbe ai playoff e playout, ma come si determinerebbero le squadre in griglia? Al di là di tutto, con possibili interruzioni in ogni istante, ogni partita diventa una finale. Urge restare nelle posizioni alte della graduatoria. L’auspicio, che è praticamente una convinzione, è quello di poter proseguire regolarmente. Programmando, però, occorre valutare ogni singola possibilità.

In realtà, i bianconeri hanno pianificato piuttosto bene. La rosa è stata rivoluzionata e ringiovanita come da indicazioni. Manca ancora qualche piccolo tassello, ma la struttura è forte e competitiva. Sczcensy; de Ligt, Bonucci, Danilo; Cuadrado, Bentancur, Arthur, Mckennei, Alex Sandro; Ronaldo, Morata. Personalmente adoro questo 3-5-2. Credo che sia ben strutturato e assortito a meraviglia. Se non si gioca con 4 difensori, il brasiliano ex City è diventato un ottimo centrale. Al di là dell’espulsione contro la Fiorentina, il colombiano è uno dei migliori esterni. Lo statunitense mi ricorda sempre più l’Arturo Vidal bianconero. Forza, inserimenti e abilità in zona gol. Il mediano ex Barca ha qualità. Rodrigo vanta quantità e visione di gioco. Alvarito è fantastico in coppia CR7 e si trova magnificamente a Torino. Qualcuno ritiene che la panchina sabauda non sia così folta. In effetti gli uomini di Pirlo hanno sovente subito situazioni complicate con i cambi contati, ma la rosa è piuttosto completa. Nella retroguardia, per esempio, si può decidere di arretrare Alex Sandro. Ha dimostrato di essere in grado di coprire quella posizione. Demiral è praticamente pronto. Kulusevksi è un talento che non rientra momentaneamente nell’undici titolare, ma si formerà e credo potrà diventare un’ottima mezz’ala. Chiesa è un esterno di valore. Rabiot e Ramsey sono centrocampisti di caratura internazionale e Dybala si accomoda in panchina. Tanta roba.

Houston, abbiamo un problema” disse Jack Stewart nel film Apollo XIII del 1995. Per la Juve, un altro dilemma è il calendario. La coperta è corta, signori. I bianconeri hanno voluto rivoluzionare la squadra ed era necessario agire in questo modo. I tempi, però, erano realmente risicati. Senza preseson era davvero difficile iniziare con il piede giusto. E’ stato fatto il possibile. La Champions non concede prove d’appello e il girone è stato superato brillantemente. In questo modo, gli uomini di Pirlo si sono potuti garantire un ottavo di finale contro il Porto. Sulla carta è fattibile, ma il campo risulta sempre giudice molto pretenzioso e imparziale. In serie A, la situazione non così sorridente. I bianconeri hanno perso per strada punti importanti e la distanza dalla vetta è abbastanza cospicua. Urge, quindi, accorciarla. Come? Di sicuro il programma del torneo non agevola. Alla ripresa, il 3 gennaio, i sabaudi sfideranno l’Udinese in casa. In questo campionato livellato e con la Juve ancora in fase di rodaggio, nessuna gara è semplice. Tre giorni più tardi se la vedranno con l’attuale capolista che è il Milan. La gara sarà a San Siro. Una settimana dopo, ecco il Sassuolo. Sarà quindi a Torino l’attuale quarta forza del torneo. Il 17, invece, si tornerà in Lombardia per sfidare l’Inter. Gli uomini di Conte sono secondi e affamati. Paura. Il tour de force si completa con la sfida interna al Bologna e la trasferta di Marassi dove la Juventus affronterà la Samp. In tutto questo ben di Dio di impegni si inserisce la Coppa Italia. Mercoledì 13, infatti, il Genoa giungerà in Piemonte per gli ottavi di finale in gara secca e, una settimana più tardi, sarà la volta della Supercoppa contro il Napoli al Mapei Stadium. Tanta roba? No, troppa.

La Vecchia Signora non può permettersi passi falsi e dovrà avere tutta la sua rosa in forma perché è impensabile che giochino sempre gli stessi undici. Il turnover sarà fondamentale. Seppur con una gara in più, Inter e Milan hanno un vantaggio di 9 e 10 lunghezze. E’ molto ingente. E’ chiaro che una sconfitta in uno scontro diretto, seppur esterno, potrebbe rappresentare la mazzata definitiva ai sogni di gloria del decimo Scudetto consecutivo. Non si può mollare nulla nemmeno negli altri impegni e sarebbe un peccato abbandonare per strada i vari trofei italici che non siano il campionato. E’ previsto, quindi, un dispendio di energie molto ampio e non è assolutamente possibile pagarlo quando tornerà la Champions. Nel 2015-2016, i bianconeri si trovarono in una situazione simile. Questa rosa, forse, è più completa di quella a cui mi riferisco, ma non si trattava comunque di compagine scarsa. Allora i piemontesi pagarono una super rimonta con 15 vittorie consecutive. Il finale di stagione, infatti, fu altalenante e l’uscita dalla Coppa avvenne agli ottavi. E’ vero che di fronte c’era il Bayern di Guardiola, ma con qualche forza in più gli uomini di Allegri avrebbero potuto compiere l’impresa solo sfiorata. Sarà difficile non vantare il medesimo problema anche perché il livello delle avversarie nazionali è aumentato a dismisura.

Juve, sei forte! Ma dovrai risolvere questo dilemma.