Si è palesato ieri, semmai ve ne fosse stato bisogno, il più grave errore compiuto dalla Juventus negli ultimi anni: la cessione di Leonardo Bonucci.
Il capitano rossonero, insieme al compagno di reparto Alessio Romagnoli, è stato infatti protagonista di una grandissima semifinale di Coppa Italia, resistendo agli urti di una squadra fortissima in attacco come la Lazio, che può vantare numeri impressionanti: 89 gol stagionali, che la pongono al sesto posto in Europa per gol segnati dietro solamente a squadroni multimilionari come Paris Saint Germain, Manchester City, Liverpool, Real Madrid  e Barcellona.

Se Alessio Romagnoli ha il merito da laziale di aver siglato con compostezza il rigore decisivo, Leonardo Bonucci ha fornito una prova difensiva puntuale e rocciosa, a volte ai limiti dell'eccesso, dando spesso il via alle ripartenze del Milan (qualche opinionista parla oggi di 11 ripartenze del Milan da calcio d’angolo subito). Memorabile il lancio di Bonucci a Kalinic, che sciaguratamente si è divorato un gol colossale alla fine dei tempi supplementari.
Invidiabile soprattutto la freddezza dal dischetto nell’ultimo rigore della serie da 5: e davanti aveva Strakosha, che in questa stagione ha già ipnotizzato proprio quel Dybala, che sembrerebbe incarnare l’altra Juventus, ovvero quella che non vedeva di buon occhio la permanenza del grande difensore in bianconero. E pensare che sui piedi di Bonucci c’era ancora il sorprendente e doloroso errore agli Europei 2016, dopo che proprio un suo tiro dagli 11 metri nei tempi regolamentari ci aveva regalato una speranza contro la fortissima Germania.
Un pallone pesantissimo, quello di ieri, che gli ha permesso di raggiungere in finale quella che avrebbe dovuto rimanere la sua squadra a vita: perché il DNA di questo Milan e del suo Capitano assomiglia sempre di più alla ferocia della Juve imbattibile di Bonucci & C.
Tanto più se l’impostazione della Juventus è quella palesata ieri dai piedi poco educati di Chiellini o da quelli gravemente sbadati di Benatia. "Squadra che vince non si tocca" ammoniva lo zio Vujadin, ai tempi in cui Allegri giocava ancora a calcio...