Avete presente lo splendido western che avranno trasmesso non so quante volte alla televisione? La versione originale quella del 1960 con Jul Brinner, l'attore senza capelli. Già quando parte la canzone "Sette le pistole, sette i cavalieri" si capisce che gli avversari non avranno vita facile, potrebbero già far scorrere i titolo di coda tanto è evidente che gli innumerevoli "cattivi" non potranno mai sconfiggerli. 
Il film: I magnifici 7, inizia che sono solo in due, Jul Brinner e Steve Mc Queen e cercano pistoleri per andare ad aiutare dei poveri peones,  formando un gruppo invincibile. Partivamo anche noi, per Cremona, in sette e le analogie erano molte.                                             

Eddy e Alberto La Rosa avevano selezionato questi cinque giocatori: Renzo Frignani, Alessandro Mastropasqua, Simone Righetto, David Lazzari ed io, con l'intento di trasformare le nove partite di quel weekend di Febbraio, nell'unico risultato concessoci, data la altissima qualità della nostra formazione, la vittoria. Ho già descritto le qualità sia di Renzo, dall'alto dei suoi cinque titoli Mondiali, sia di Eddy che, solo per il legame che lo unisce al gruppo, ha sempre rifiutato le moltissime offerte ricevute per andare a giocare con formazioni che partecipavano alla Serie A. Un accenno anche gli altri componenti di questo viaggio. 
Alessandro Mastropasqua, più giovane rispetto a molti di noi essendo nato nel 1974, come accade a molti veneziani, ha una autostima regolata verso l'alto.   
Persona cordiale e simpaticissima, è benvoluto da tutti, volendo fare un paragone calcistico penso che il più azzeccato sarebbe con il "Campione di Bari", ex giocatore anche di Roma, Real Madrid e Milan. Antonio Cassano, talento puro, ma spesso incostante. Simone Righetto era l'altro giovane del gruppo, essendo nato nel 1980. Ha sempre giocato con impegno, tenacia e passione, mettendo compagni e squadra al primo posto e, pregio maggiore, riuscendo a rendere, sotto pressione, più di ciò che ci si potrebbe aspettare. 
Il paragone più calzante, oltretutto rimanendo agganciato al Milan, la squadra che amo, è con Gennaro Gattuso.
Apparentemente meno bravo di altri, ma ugualmente Campione del Mondo. Davide Lazzari, il suo pregio migliore è l'organizzazione essendo un perfezionista.  Giocatore forte, conosce caratteristiche e strategie di moltissimi giocatori italiani e stranieri, interpretando il ruolo di allenatore meglio di chiunque altro. Riesce a pilotare gli abbinamenti delle partite, traendone un vantaggio che spesso si rileva determinante. Taciturno e riservato, calcisticamente il paragone più adatto lo propongo, non con un calciatore, ma con un Allenatore per me bravissimo, il Maestro Oscar Washington Tabarez. Al Milan non è stato apprezzato, cosa che è accaduta spesso scegliendo stranieri e che dovrebbe far riflettere la dirigenza attuale. Alberto La Rosa, era il nostro Presidente, giocatore forte allo stesso livello dei migliori del nostro Club. Persona affabile, simpatica e corretta, generoso ed altruista, ha messo le sorti del Club davanti a tutto, anche a se stesso. Il paragone calcistico più appropriato, rafforzato oltretutto dalle sue simpatie Olandesi, è con Rajkard. Un Campione, che nel Milan di Sacchi, spesso si sacrificava per i compagni. 

Settimo di questa compagnia, ero io, certamente il meno forte del gruppo, ma con l'esperienza sufficiente,  per trasmettere quella carica agonistica e quell'entusiasmo che non guastano mai. Ero insomma, quello che viene generalmente definito, una “riserva di lusso”,  che avrebbe trovato collocamento in molte delle altre nove formazioni presenti, ma che al cospetto degli altri componenti del Serenissima Mestre poteva tranquillamente accomodarsi in panchina. Più che Rivera, potevo al massimo aspirare ad essere Juliano, ma pensando che nella finale a Città del Messico, contro il Brasile era stato titolare, preferivo mantenere l'abbinamento con il capitano del Milan. Agli ordini di Mistre Tabarez: O Rei, Cruijff, Cassano, Gattuso, Rajkard e Rivera. Se i magnifici sette del film erano stati una salvezza per i peones, noi potevamo tranquillamente garantire che quella  promozione non ci sarebbe potuta sfuggire... 
Cremona, la graziosa città lombarda, posizionata nella pianura padana. Dieci formazioni a contendersi i due posti a disposizione del girone Nord, per l' accesso al Campionato di serie D, che si sarebbe disputato a Chianciano Terme, due mesi dopo. Nelle borse che avevamo preparato con il necessario per affrontare anche la notte, in un grazioso alberghetto cittadino, avevamo piegato le bellissime divise nuove, tute e maglie a renderci ancora più professionali ed accattivanti. Anche se fu subito evidente che tutte le formazioni presenti non avevano trascurato alcun particolare, sfoggiando bellissime divise e dimostrandosi organizzatissime, ma era sufficientemente chiaro che non dovevamo essere noi quelli a preoccuparsi. Agli ordini del nostro Direttore Tecnico, Davide, la formazione migliore prevedeva Renzo, Eddy, Mastro e Simone. A disposizione, i restanti che potevano sostituire un compagno, subentrando all'intervallo. Cosa che accadde alla terza partita, proprio contro Gorizia, poiché Davide decise di sostituire Simone, che stava pareggiando, affidando a me il compito di ottimizzare quel risultato. Il mio ingresso servì da "scossa" anche per i  compagni, che vinsero i rispettivi incontri ed io mantenni il pareggio. 
Si giocava una partita ed il turno successivo si arbitrava, facendo anche attenzione a distribuire gli incarichi, dato che alcuni di noi non erano proprio ragazzini. La prima giornata si chiudeva con quattro vittorie su altrettanti incontri disputati, la vetta della classifica provvisoria ed un confortevole segnale di forza. L'organizzazione del Torneo fu perfetta in ogni particolare, la simpatia oltretutto dei giocatori della squadra di casa, di cui i fratelli Brillantino, ne sono la massima espressione, hanno contribuito, da quella data, a fare di Cremona una delle Capitali Italiane del calcio da tavolo e, certamente, una delle sedi più gradite. 

La cena del sabato sera, in un noto ristorante locale, con tutte le squadre presenti, contribuì a rendere ulteriormente gioioso il clima, dove anche a tavola sapemmo dimostrare la nostra bravura. Non mancò poi il rituale coretto contro i nostri rivali regionali, Vicenza, altro gruppo fantastico. Ero io a dare il via e Simone, sfegatato tifoso del Venezia, mi seguiva di slancio, trascinando tutti gli altri,  solo Eddy non si dimostrava molto favorevole a questo coretto goliardico. "Vicentino maledetto, dove hai messo il mio micetto!". Per chi non lo sapesse, un vecchio proverbio Veneto cita: "Veneziani gran Signori, Padovani gran Dottori, Veronesi tutti Matti, Vicentini Magna Gatti".
Una rivalità sentita, priva di cattiveria, che in ambito sportivo è sempre viva, tramandandosi da generazioni. Alla prima gara della domenica, ci presentavamo con un componente in meno.
Il nostro Allenatore aveva avuto un imprevisto. Fui io a sostituirlo, al centro dei quattro tavoli, comunicavo tempo e risultati, tenendo tutti aggiornati. Disputai anche un altro secondo tempo, subentrando a Renzo che stava vincendo, non proprio di misura sei a zero. 
Ci fu gloria per tutti, un susseguirsi di sole vittorie, nove, trentasei partite giocate, ventinove vinte, due perse e cinque pareggiate. Era passato un tornado su Cremona che aveva spazzato via tutti gli avversari. Il suo nome era Serenissima Mestre.
Ogni squadra sceglieva il proprio rappresentate a cui l'organizzazione consegnava un trofeo. Non vi erano dubbi che spettasse a O Rei, Renzo, ma i miei compagni diedero il mio nome. Un segnale d'affetto indimenticabile, dal valore inestimabile, immortalato dal video realizzato dagli organizzatori. Sono questi i momenti che spesso lo sport regala, momenti unici, che consolidano valori immortali come l'amicizia. Per gli appassionati e per completare l'informazione le altre nove formazioni presenti erano: CTS Genova, Buldogs Vicenza, Stradivari Cremona, Fickers Milano, Scorpion Lusernetta, Castano Primo, Gorizia, Vittorio Alfieri Asti, Torino........


continua



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