Ai nastri di partenza di Russia2018 gareggeranno 32 nazionali. Due di queste hanno in comune la provenienza "regionale": Croazia e Serbia. Squadre già di per sé molto forti, che lo sarebbero ancora di più se fossero unite? Riformulo la questione: se si riunisse la "vecchia" Jugoslavia, come si comporterebbe a questi Mondiali? Riuscirebbe a vincerli? Oppure farebbe una magra figura?

EX JUGOSLAVIA - I Balcani sono stati focolaio e teatro di odi ancestrali dei suoi diversi gruppi etnici, che provocarono una cronica instabilità politica e feroci conflitti. Terra di incontro tra lingue, culture e religioni diverse, la penisola balcanica diventò suo malgrado sinonimo di un perpetuo disordine politico, sfruttato a loro esclusivo favore dalle potenze di turno che vedevano nei Balcani una ghiotta opportunità di dominio. Così il termine "balcanizzazione" fini per definire una particolare forma di stato dal precario equilibrio politico, istituzionale, etnico e religioso nel quale era sufficiente una piccola scintilla per scatenare una guerra. Punto di svolta nella sua millenaria storia fu la conquista ottomana, che divise la penisola balcanica in due: una parte rimase ancorata all’Europa e al cattolicesimo; l'altra fu interessata dal cristianesimo ortodosso, rimanendo tagliata fuori dalla sfera occidentale. Il crollo dei regimi dittatoriali formatisi negli ultimi decenni ha portato alla luce le contraddizioni etniche e religiose a lungo sopite. Ciò portò nel recente passato a cruenti scontri etnico-religiosi che insanguinarono in particolare i territori della ex Jugoslavia. L'unico rimedio per risolvere la situazione sarebbe dovuto essere l’inserimento di tutta la penisola balcanica - senza alcuna eccezione e distinzione - nell’UE. E così fu.

FUSIONE: UTOPIA O REALTÀ? - Ho spiegato in pochissime righe la storia millenaria di un popolo unico e contraddittorio. La disgregazione della Jugoslavia ha portato alla nascita di vari stati: Serbia, Montenegro, Croazia, Slovenia, Bosnia Herzegovina. La frammentazione della penisola - che fu politica, sociale, religiosa - abbracciò anche la sfera calcistica. Nacquero infatti delle nazionali che, seppur nate in tempi recenti, hanno dato vita a squadre molto competitive. L'esempio lampante è quello della Croazia partecipante a Francia '98: guidata da Devor Suker e Robert Prosinecki, centrò un insperato terzo posto, surclassando la Germania ai quarti di finale e sbattendo solo di fronte ai padroni di casa in semifinale. Quello fu il primo mondiale per i croati, speranzosi che il prossimo in Russia possa rivelarsi altrettanto meraviglioso: una speranza fondata, vista la rosa a disposizione. A fianco della Croazia, gli altri balcanici ai Mondiali saranno i serbi. I quali hanno - sulla carta - meno probabilità di vittoria rispetto a Modric e compagni. Ma cosa succederebbe se i due roster si unissero? E cosa ne verrebbe fuori se a questi si unissero pure i giocatori di Bosnia, Slovenia e Montenegro? Dove potrebbe arrivare questo Dream Team dei Balcani? 

JUGOSLAVIA CAMPIONE? - Una risposta ve la potrebbero fornire i nomi di questa supersquadra. Lovren, Rakitic, Modric, Vrsaljko, Perisic, Kovacic, Mandzukic, Brozovic per la Croazia; Sergej Milinkovic-Savic, Kolarov, Nemanja Matic per la Serbia; Josip Ilicic, Kevin Kampl, Jan Oblak per la Slovenia; Savic, Marusic e Jovetic per il Montenegro. Ah, dimenticavo: Edin Dzeko e Miralem Pjanic per la Bosnia. Una rosa non solo tecnicamente fortissima, ma anche equilibrata tra i vari reparti. Le possibilità di ben figurare in Russia con questa squadra sono alte. E quelle di vincere...pure.

FALLIMENTO SLAVO? - L'altra faccia della medaglia è che la Jugoslavia 2.0 possa andare incontro ad una figuraccia. Un'argomentazione a suffraggio di questa eventualità potrebbe risiedere nella storia: già in passato la Jugoslavia aveva a disposizione un talento immenso, ma poco sfruttato, come testimoniano i pochi risultati di rilievo raggiunti (due quarti ai Mondiali e il secondo posto agli Europei del 1960). Un altro problema potrebbe essere quello del rinvigorimento di vecchie ruggini tra le varie etnie, che inficerebbero tremendamente sull'armonia e sui risultati di squadra. Motivo quest'ultimo che ha portato a forti proteste circa un altro progetto che coinvolgerebbe i Balcani: questo sì attuabile nella realtà, e non pura utopia.

LA BALKAN LEAGUE - E se invece una riunificazione avvenisse come campionato sovranazionale? Se n'è parlato recentemente in un'assemblea delle repubbliche balcaniche, sebbene le informazioni che emergono siano contrastanti. L'indiscrezione più in voga è che il progetto della Balkan Football League - con partenza in autunno 2018 - si possa effettivamente fare. Ma perché si è arrivati a questa proposta? Per restituire credibilità a un calcio (il celebre "Brasile d'Europa") che una volta c'era - e mieteva successi internazionali - e ora, obiettivamente, non esiste più. Un esempio? Negli anni '90 la Stella Rossa vinceva la Coppa dei Campioni, oggi si ritrova a lottare per i gironi di Europa League. La bozza prevede già una formula: 24 club provenienti dalle federazioni di Serbia, Croazia, Slovenia, Bosnia Erzegovina, Montenegro e Macedonia, verrebbero inseriti in sei gironi da quattro squadre ciascuno; poi gare di eliminazioni diretta dagli ottavi sino alla finalissima, vincendo la quale ci si qualificherebbe direttamente ai gironi di Champions. Posto che bisogna risolvere questioni come il calendario e le modalità di qualificazione, questo esperimento - già utilizzato nel basket, con scarsi risultati - non piace a nessuno. Non piace ai tifosi di ogni repubblica: ovunque si è manifestato con striscioni e cori di protesta. Le conseguenze di questa scelta sarebbero gravi. Ad esempio, la perdita d'identità dei club minori e il consequenziale saccheggio tecnico da parte delle squadre che dovrebbero attrezzarsi per la Balkan League. Ma, soprattutto, si rischierebbe dal punto di vista della sicurezza. Già ora gli stadi dell'ex Jugoslavia sono tra i più violenti d'Europa, figuriamoci ricostruendo scenari precedenti a un conflitto, calmatosi solamente una ventina di anni fa dopo la guerra in Kosovo. Perciò - se per quanto riguarda una nuova nazionale Jugoslavia siamo nel campo della pura fantasia -, passi concreti sono stati fatti in direzione di un campionato balcanico sovranazionale.

LA PAROLA A VOI - Dopo aver esaminato i pro e i contro di un'unificazione - calcistica, mai politica - della Jugoslavia, la palla passa a voi lettori. Posto che si tratta di un semplice sforzo d'immaginazione, dove potrebbe arrivare questo vero e proprio Dream Team al prossimo mondiale? Verrebbe eliminata ai gironi? O arriverebbe in finale, coltivando sogni d'inaspettata gloria? Sarebbe in grado di battere squadroni come Brasile, Francia, Spagna o Argentina? Oppure verrebbe sonoramente sconfitto e ridimensionato? Dite la vostra.