Non c'è nulla di clamoroso nel rinnovo biennale a Stefano Pioli, un umile allenatore, un "normalizzatore" che in tempi difficili è l'unica cura ad un organico pieno di difetti; il problema non è tecnico, il problema non è IL tecnico, il vero enorme, grossolano problema è chi ricopre il ruolo da amministratore delegato nel Milan che ha praticamente vanificato, per la seconda volta, la stagione del Milan che poteva almeno vedere una qualificazione diretta alla Uefa E.League. 
Gli stracci volati con Zvone Boban, le continue uscite deleterie ai fini dei risultati sono il biglietto da visita di Ivan Gazidis, elemento che ancora oggi a Londra - sponda Gunners - se ne sentono parlare, utilizzano i più scaramantici scongiuri per anni di vera e propria disperazione sul piano prettamente sportivo. 
Giusto così, le tempistiche imponevano il rinnovo del normalizzatore con conseguente - certo - rinnovo del suo "allenatore in seconda" Zlatan Ibrahimovic.
Cambia radicalmente il calciomercato: dai nomi sconosciuti di mezza Europa a magari profili più collaudati da immettere in una base che ora c'è a dispetto anche del Milan gattusiano.
Scontato l'addio di Biglia, come anche quelli di Calabria e Laxalt; Begovic, Duarte, Musacchio, Krunic, Paqueta e Leao i profili da cedere, monetizzare e rimpiazzare, palesemente scartati dal tecnico parmense.

La vittoria dell'umiltà sulla presunzione tedesca.
Giusto così, è la rivalsa di un uomo semplice, ma nobile.