Un martedì agrodolce per il calcio italiano, con la felicità del Milan che batte per 4-0 la Dinamo Zagabria e si avvicina agli ottavi di finale, contrapposto però all’ennesima figuraccia della Juventus che perde a Lisbona venendo così eliminata dalla Champions.

Per la squadra di Allegri la sfida al Benfica aveva un valore anche più grande rispetto ai motivi di classifica perché anche in caso di vittoria per accedere agli ottavi avrebbe dovuto battere il Psg e sperare nella contestuale sconfitta del Benfica contro il Maccabi nell’ultima giornata della fase a gironi. Insomma, scenario non proprio probabile considerando sia la forza dei parigini, sia la qualità degli israeliani che al di là della vittoria ottenuta proprio ai danni della Juve hanno dimostrato fin qui di essere la squadra cuscinetto del girone come da pronostici.
A rendere ancora più importante la trasferta in terra portoghese, era l’idea di verifica alla quale erano chiamati i bianconeri dopo le due vittorie in campionato che avevano riacceso il percorso della squadra di Allegri in campionato e acceso un barlume di speranza su di un percorso tecnico che sembrava essere entrato in un tunnel senza uscita.
La partita di Champions, purtroppo, non fa altro che riaccendere i dubbi sull’Allegri bis vista l’ennesima sconfitta (la quarta in cinque partite europee) condita tra l’altro da una prestazione nettamente insufficiente con l’aggiunta di una difesa da horror ai già tanti problemi in fase d’impostazione.

Per provare a restare in corsa per un posto agli ottavi, Allegri ha puntato sul solito modulo ibrido (un po' 4-4-2 un po' 3-5-2) con Kean preferito a Milik al fianco di Vlahovic e con Gatti in difesa al posto di Alex Sandro out poco prima della partita.
Vista la situazione di classifica era logico aspettarsi una Juve aggressiva e vogliosa soprattutto alla luce della prestazione convincente fornita contro l’Empoli. Logico però è anche aspettarsi una qualità nettamente diversa tra Empoli e Benfica ed infatti sin dall’inizio sono i portoghesi a prendere le redini della partita con la Juventus che si limita alla fase difensiva. I lusitani iniziano così a creare occasioni grazie soprattutto ai calci d’angolo e proprio da corner segna il gol del vantaggio al 17’: corner corto e cross dentro l’area dove Antonio Silva si inserisce con troppa facilità tra i centrali bianconeri e di testa segna il gol del vantaggio.
La reazione della Juventus è però fulminea e già dopo quattro minuti agguantano il pareggio ripagando con la stessa moneta gli avversari: spizzata sul secondo palo di Danilo su azione d’angolo e preciso inserimento di Vlahovic, che dopo un primo tentativo che trova il pronto riflesso del portiere avversario ricolpisce la sfera che viene poi adagiata in porta da Kean per il gol del pareggio.
La reazione bianconera al gol del Benfica è stata però estemporanea, tanto che il Benfica non solo ritrova subito possesso e occasioni, ma si riporta in vantaggio già al 28’, grazie al gol di Joao Mario su calcio di rigore (fallo di mano di Cuadrado) e poi triplica al 35’ grazie al preciso inserimento di Rafa Silva che sfrutta l’ennesimo buco della difesa avversaria e segna di tacco il gol del 3-1.

Nemmeno l’intervallo rianima la vecchia signora, che anzi peggiora la situazione ad inizio ripresa quando un’errata decisone di Bonucci in fase di costruzione regala a Rafa Silva l’azione del 4-1 e della doppietta personale. La partita si chiude praticamente qui con il Benfica che addirittura sfiora a più riprese il quinto gol. Ad un quarto d’ora dalla fine però la Juve riesce clamorosamente a riaccorciare le distanze grazie ai gol di Milik e McKennie, entrambi nati dai cross del giovane Iling spedito in campo da Allegri al posto di Kostic.
Il 4-3 finale rende si meno amara la partita ma rischia di far passare in secondo piano l’ennesima prestazione di basso livello in nome di una rimonta di cuore.
La rimonta della Juve la si deve un po' alla stanchezza del Benfica (che forse ha tirato i remi in barca un po' troppo presto) un po' alla fortuna vista che gli ingressi di Soulè e Iling che hanno ravvivato la Juve non sono stati fatti da Allegri per provare a riprendere la partita ma per far riposare alcuni elementi in vista del Lecce. In più, al di là del gioco, che certo non può arrivare all’improvviso, la Juve ha dimostrato di mancare sia di cuore che di carattere, elementi questi che dovrebbero essere al centro di qualsiasi progetto tecnico.
Difficile e forse poco logico vista la situazione pensare ad un esonero di Allegri, che comunque a fine stagione potrebbe rischiare il posto visto i risultati disastrosi dell’ultimo biennio, soprattutto se equiparati a quelli ottenuti dai suoi predecessori considerando tra l’altro gli investimenti fatti dalla società in sede di mercato.

Molto diverso è invece l’umore in casa Milan, visto che i rossoneri, grazie alla netta vittoria di Zagabria, sono ad un passo dal ritorno agli ottavi di finale di Champions League, dopo ben nove anni di attesa. Per tornare a giocare la fase ad eliminazione diretta, infatti, basterà non perdere contro il Salisburgo nell’ultimo match della fase a gironi. Insomma, i rossoneri sono vicini all’ambizioso traguardo anche grazie all’ottima prova di Zagabria fornita dagli uomini di Pioli che deve fare ancora una volta i conti con le tante assenze in difesa (Kalulu dirottato sulla fascia con Gabbia-Kjaer coppia di difesa) e che per la prima volta opta per un attacco pesante con il trio Leao-De Ketelaere-Rebic alle spalle di Giroud.
Inizio di partita di marca rossonera con gli ospiti che però faticano a trovare i giusti varchi nel muro avversario e con i padroni di casa che a metà della prima frazione creano qualche grattacapo alla difesa rossonera. Come per Benfica-Juventus, sono i calci piazzati a diventare protagonisti e così grazie ad un calcio di punizione ben battuto da Tonali, Gabbia sigla di testa il gol del vantaggio (primo gol con la maglia del Milan in carriera) al minuto 38'.
La ripresa inizia nel modo migliore per il Milan con Leao che si auto lancia da centrocampo e segna dopo una corsa delle sue il gol de raddoppio dopo appena quattro minuti della ripresa. A chiudere i conti ci pensano poi Giroud su calcio di rigore e lo sfortunato autogol di Ljubicic, che dopo aver fatto il fallo da rigore conclude nel peggiore dei modi la partita segnando nella porta sbagliata.
Termina così 4-0 con un Pioli ben contento della prestazione (unica nota stonata l’ennesima partita in chiaroscuro di De Ketelaere) fornita dalla squadra e dai singoli (ottime prove di Leao e Tonali) e soprattutto contento per l’ennesima prova di maturità superata dalla sua squadra.
Ora testa però al Salisburgo (squadra insidiosa) per completare l’opera altrimenti la bella prova di Zagabria rischia di restare solo un amaro ricordo.