E' difficile ammetterlo, ma nel calcio, così come nella vita, tutto scorre (“πάντα ῥεῖ ” diceva Eraclito) e anche i campioni sono inesorabilmente destinati ad appendere gli scarpini al chiodo.

I nostri nonni ed i nostri genitori hanno già vissuto questo tipo di sensazione, una nostalgia dalle forti tinte malinconiche, ma la “nostra”, per intendersi quella dei classe 90, sarà ancora più difficile da accettare, se non impossibile; in passato, infatti, in Italia vi è stato un vero e proprio ricambio generazionale, oggi, invece, cosa ci riserverà il futuro?
Siamo già orfani di campioni come Maldini, Zanetti, Del Piero, Totti e domani lo saremo pure di Gigi Buffon. Chi potrà mai raccogliere l'eredità di quest'ultimi?
Il calcio di oggi, purtroppo, non contempla più l'idea di bandiera, quella del giocatore che rinuncia a tutto per il bene della squadra e che, indossando l'armatura e lo scudo, diviene condottiero del proprio popolo; l'attaccamento alla maglia si è trasformato in un mero rapporto utilitaristico tra la società ed il proprio tesserato, il maggior guadagno è il fine ultimo dei procuratori e se questo non fosse possibile, allora si chiuderebbero le valigie per accasarsi altrove.

Il fallimento mondiale della nostra Nazionale è la prova inconfutabile del tragico destino che attende il calcio italiano: senatori come Buffon, Barzagli e Chiellini non avevano più la forza per caricarsi sulle spalle un intero Paese ed il mancato sostegno da parte delle nuove leve ha fatto tutto il resto; abbiamo nutrito grandi speranze prima in Balotelli, teoricamente uno degli attaccanti più forti al mondo, poi nei vari Verratti, Belotti, Immobile, ma nessuno di questi ha saputo onorare la gloriosa maglia azzurra.
Il calcio di oggi ha infranto qualsiasi tradizione, non solo perché grazie ad Internet ci troviamo all'interno di una realtà costantemente interconnessa, ma anche perché, in nome di quello che oggi è l'unico obiettivo del football entertainment, cioè il vile dio denaro, abbiamo passivamente assistito alla distruzione della privacy a favore della spettacolarizzazione della vita dei calciatori fuori e dentro al campo: l'introduzione delle telecamere negli spogliatoi, per esempio, ha rappresentato il punto più basso che si potesse mai toccare.

Nel 2018 poco importano le sessioni d'allenamento extra, una buona alimentazione o gli attimi di tranquillità trascorsi in famiglia, il capitalismo delirante dell'industria dei social networks impone ai giocatori una vita di likes e condivisioni e questo porta spesso, vedi i casi di Benatia e Nainggolan, a spiacevoli disguidi.
Una delle cause del lento declino del calcio italiano è la mancanza di una vera e propria educazione sportiva: quante volte la domenica mattina, in quei terrosi campi di periferia dove il primo obiettivo dei nostri figli dovrebbe essere il divertimento, incontriamo genitori che pensano di avere in casa il nuovo Cristiano Ronaldo? Quante volte leggiamo di giovani arbitri vittime di violenza? E perchè non ricordare il clientelismo dilagante all'interno dei settori giovanili?
Mi rivolgo a Giovanni Malagò, al commissario straordinario Fabbricini e al resto delle “poltrone” di FIGC e CONI: quali sono state le vostre idee negli ultimi dieci anni? Pubblicizzare il campo sintetico costruito su un terreno confiscato alla malavita, rimanendo, poi, totalmente indifferenti verso tutto ciò che sta attorno ad esso?
Oppure condannare una volta su trentotto partite la violenza di ogni genere e colore? L'aggressione a Sean Cox dimostra che non si è fatto ancora abbastanza.
La verità è agli occhi di tutti: il calcio muove miliardi di euro, ma l'interesse di parte prevale sempre su quello generale. Finché non lavoreremo tutti insieme per un concreto salto di qualità, saremo tristemente condannati alla mediocrità.

Penso “ai tiri alla Del Piero”, alla “maledetta” di Pirlo”, “ar cucchiaio de Totti” e un velo di tristezza appanna la mia vista: il tempo non è galantuomo, ma tiranno incontrastato che ci condanna al cambiamento e se non lo contrasteremo con un piano di rinascimento del calcio italiano non potremo più ammirare nei nostri stadi delle vere e proprie leggende.