In Premier League se una squadra va male lo stadio continuerà ad essere pieno. Come un carrello della spesa nei tempi dei grandi sconti. Il calcio è una questione di fede, come andare a messa, prendere l'ostia dopo la confessione. Rito irrinunciabile per i credenti più assidui.
L'Italia, patria del calcio e sede della Chiesa, vede da un lato le chiese sempre più vuote e gli stadi riempirsi solo quando si vince. Quando va bene, sia ben chiaro perché a volte non basta neanche la vittoria. Delle eccezioni ci sono, sia ben chiaro, non sono la regola, ma esistono.
Siamo fatti così, questo è il nostro modo di vivere il calcio. L'abbiamo visto con la Nazionale l'ennesimo quadro, espressionista, che rappresenta lo stato del tifo in Italia. Sotto di due goal, rischiando il terzo, graziati da un piede inglese inceppatosi in qualche sconosciuta dimensione, stadio ammutolito ed i giocatori escono tra i fischi.

Fischiare ci sta, come l'acqua nel deserto sardo, il più grande d'Europa, e ci mancherebbe. Poi basta un goal e si riaccende il tifo, una scossa elettrica che risveglia dalla sonnolenza, altro che caffè veneziano, per spingere la propria squadra a portare a casa qualcosa del bottino in palio. Pirati dei tempi moderni.  Perché buttare soldi per andare a sostenere una squadra che non sa più vincere? Meglio tentare con il gratta e perdi? Domanda sacrosanta, o sacrilega, visto che tifare allo stadio costa, non solo fatica mentale, e soprattutto in questo periodo di crisi economiche bestiali e rincari stellari, uno ci pensa trecento volte prima di andare allo stadio che sta diventando sempre più inaccessibile per la gente comune ed in un Paese dove siamo abituati a saltare sul carro  di carnevale del vincitore alla prima opportunità.  Il tifo è una questione complessa, degno di uno studio universitario, un frullato di sentimenti, emozioni, dove il limite tra il politicamente corretto ed il proibito è così sottile che basta un niente improvviso per valicarlo. Nulla è off limits per il tifoso.

Il calcio non è un banale momento di distrazione, non è un video porno, un videogame, è un qualcosa per chi lo vive che accompagna quasi ogni giorno la propria benedetta vita nel nella diabolica quotidianità. Non siamo più il Paese del Calcio, Chiesa e famiglia, grazie al cielo sappiamo modernizzarci, malgrado rigurgiti di tempi nefasti sempre pronti ad emergere e dilagare, ma sicuramente siamo il Paese del Calcio ed il resto, un resto che ognuno riempirà a modo suo come vorrà.

Ci lamentiamo, critichiamo, cerchiamo i complotti più oscuri, sfottiamo, ci incazziamo, insultiamo, esultiamo, c'è anche chi piange e chi sorride, non sappiamo ancora perchè siamo stregati da questo calcio.
Tutti gli incantesimi prima o poi sono destinati a spezzarsi, come insegnano le favole Disney, ma con il calcio ciò non accade, è una sorta di vampiro uscito fuori da qualche disegno della Bonelli editore.
Perchè? Chi ha la risposta? Non c'è risposta, questo è.