Il turno di Pasqua pone sul cammino della Juventus verso il quarto posto l'ostacolo Bologna. Avversaria sulla carta non insormontabile, la squadra emiliana, in una situazione di classifica assolutamente tranquilla e spinta dal desiderio di regalare al suo allenatore Mihajlovic (al quale vanno i più sinceri auguri di pronta guarigione per la seconda ripresa del suo combattimento contro la malattia) un finale di stagione degno, ha comunque nelle sue fila alcuni elementi capaci di rendere complicato il pomeriggio alla squadra di Allegri.

In casa bianconera continua l’emergenza a centrocampo. Dopo l’infortunio che ha tolto Locatelli dalla lista dei convocati per almeno un mese, si è fermato pure Arthur. Assenza di per sé poco significativa, vista la relativa utilità del giocatore nel calcio proposto dal tecnico livornese, lo stop del centrocampista brasiliano riduce comunque le possibili scelte in mezzo al campo ai soli Rabiot e Zakaria. 

Con l’importante semifinale di coppa Italia contro la Fiorentina alle porte, Allegri decide comunque di tenere a riposo il mediano svizzero, ancora non del tutto al meglio dopo l’infortunio che lo ha fermato per circa un mese, e sceglie Danilo per formare, in coppia con Rabiot, la diga di metà campo nel 4231 con il quale il tecnico presenta la sua squadra. Szczesny in porta; De Sciglio, De Ligt, Chiellini e Pellegrini nella linea di difesa; Cuadrado, Dybala e Morata a supporto di Vlahovic, riferimento verticale dell’attacco, completano le scelte di formazione dell’allenatore per la sfida dello Stadium. Il Bologna, privo di Mihajlovic in panchina, risponde schierando Skorupski tra i pali; difesa a tre con Soumaoro, Medel e Theate; Hickey e Dijks sono i due esterni destinati a presidiare le fasce, mentre Soriano, Svanberg e Schouten agiranno in mezzo al campo. In avanti spazio alla coppia formata da Arnautovic e Orsolini.

Il collegamento di Dazn si apre con un momento atteso dai tifosi bianconeri (o almeno una buona parte di essi) per quasi dieci anni. Del Piero torna allo Stadium. Il nastro della memoria si riavvolge all’indietro fino a quel giorno di maggio in cui il Capitano, al termine di una storia leggendaria, salutò la Juventus. Oggi come allora, in piedi su un palco improvvisato, la maglia bianconera numero 10 tra le mani, Del Piero riceve dal popolo juventino parte di quell’eterno applauso che si è guadagnato rappresentando al meglio la Juventus nel corso della carriera. Il rapido viaggio nel mare dei ricordi giunge alla conclusione. Troppo presto, forse. Qualche anima romantica avrebbe voluto vedere Del Piero di nuovo sul prato dello Stadium, anche se soltanto per un giro di campo. Probabilmente non c’è tempo. Il mondo contemporaneo viaggia a velocità vorticose che poco spazio lasciano a emozioni, ricordi e sentimenti. 

Si torna al presente. Una brutta sorpresa attende i tifosi bianconeri al momento dell’ingresso in campo delle due squadre. Come annunciato dai vari canali di comunicazione della società, la Juventus nella partita contro il Bologna presenta la quarta maglia da gioco stagionale. Verrà utilizzata soltanto in questa occasione ma l’impatto è tremendamente negativo. Si presenta agli occhi dei tifosi una specie di mosaico formato da rombi blu, bianchi e arancioni. Una maglia insignificante, che di juventinità non trasmette nulla, creata da uno dei tanti cosiddetti “artisti” celebrati dai social in questa epoca di plastica. Gente che tra un tiro d’erba e una bottiglia di vino si permette di maltrattare una storia gloriosa.
Esaurite le formalità introduttive, l’arbitro Sacchi autorizza il calcio d’inizio. La gara, complice anche un caldo quasi estivo, parte su ritmi poco sostenuti con la Juventus che per prima cerca di prendere l’iniziativa e il controllo del pallone. La manovra scorre lenta, quasi sotto ritmo. Le trame bianconere disegnano sul prato dello Stadium la solita ragnatela di piccoli passaggi, in prevalenza orizzontali oppure all’indietro. Come da consuetudine, resa ancora più necessaria da un centrocampo in evidente emergenza, spetta agli uomini di maggiore classe cercare di imprimere un tocco di qualità ad una manovra piatta e priva di spunti. 
Dybala viene spesso incontro ai compagni per offrire una mano in costruzione. Cuadrado occupa una posizione più interna, quasi da mezzala, molto vicino a Danilo, piuttosto che esterno come al solito. Entrambi fanno però presto capire di non vivere la loro giornata migliore. Un errore di Dybala apre il campo ad un tentativo dalla distanza di Orsolini che termina alto. Anche Cuadrado fatica. Il colombiano gioca molti palloni, prende diverse iniziative ma non trova i consueti spunti con cui accendere l’azione. In troppe circostanze trasmette la sensazione di rallentare l’azione con uno o due tocchi di troppo.
La Juventus arriva quasi per inerzia a ridosso dell’area di rigore avversaria, favorita da un Bologna molto attento a chiudere ogni spazio piuttosto che a proporre una pressione sui portatori di palla. E’ al momento di imprimere l’accelerazione decisiva all’azione che la squadra di Allegri si perde. Gli uomini vestiti con questo strano mosaico di rombi blu e bianchi sembrano quasi improvvisare. Accade quindi che Vlahovic, isolato al centro dell’attacco, riesca a toccare pochissimi palloni, sbagliandoli praticamente tutti. La Juventus non ha schemi, non mostra alcuna iniziativa che lasci pensare ad una squadra con una precisa idea di come costruire un tiro in porta. Morata cerca spazio lungo la fascia sinistra senza però riuscire a trovare lo spunto risolutivo. Dai terzini non arriva spinta. Addirittura in un paio di circostanze è Chiellini ad improvvisarsi regista con esiti non particolarmente brillanti.
La squadra è lenta, priva di brillantezza e determinazione. Pare quasi di rivivere continuamente la stessa azione. La palla esce in maniera lenta dalla difesa, arriva agli uomini più avanzati con un ritardo tale da permettere alla difesa bolognese di allinearsi perfettamente, finisce perduta in un mare di iniziative approssimative. La Juventus non è mai pericolosa. Nedved si agita in tribuna. Agnelli al suo fianco osserva perplesso lo spettacolo offerto dalla squadra in campo. Spettacolo, per così dire, che si riassume con le poche occasioni create dai bianconeri. Un colpo di testa di Vlahovic finito alto sopra la traversa, due punizioni di Dybala terminate ai lati dello specchio della porta e un’iniziativa di Danilo risolta con una conclusione dal limite che manca di poco il palo più lontano della porta di Skorupski, rappresentano l’intera produzione offensiva della squadra di Allegri nel corso dei primi, per nulla indimenticabili, quarantacinque minuti  di gioco.

Senza concedere recupero, l’arbitro Sacchi chiude un brutto primo tempo. Tanta perplessità, non soltanto per la maglia esibita dalla squadra, accompagna il tifoso mentre si allontana momentaneamente dalla scomoda sedia davanti alla tv. La Juventus non ha mai dato la sensazione di poter segnare e nemmeno di avere una vaga idea di come riuscire ad impensierire Skorupski. Addirittura ha tirato in porta meno del Bologna che, almeno, in una circostanza, con Svanberg è riuscito ad impegnare Szczesny in una parata in verità non particolarmente complicata. 
Gli amici presenti sui vari gruppi di whatsapp che accompagnano l’intervallo rilanciano messaggi che tradiscono l’evidente insoddisfazione per una partita che la Juventus non sembra in grado di riuscire a fare sua.
“Il gioco rispecchia la maglia”, scrive l’amico Davide in un messaggio che sintetizza meglio di tante parole il brutto pomeriggio della squadra bianconera.

Senza aver effettuato alcuna sostituzione nel corso dei quindici minuti di riposo, le due formazioni si ripresentano sul terreno di gioco con gli stessi undici con cui hanno iniziato la sfida. Il Bologna lascia l’atteggiamento attendista negli spogliatoi e approccia al secondo con maggiore determinazione. Va subito vicino al vantaggio. Arnautovic, servito da Soriano al centro dell’area di rigore, si gira troppo facilmente su De Sciglio e con il sinistro sfiora il palo a Szczesny battuto. L’occasione appena mancata dalla squadra ospite sembra scuotere la Juventus che nell’azione successiva va a sua volta vicina alla rete del vantaggio. Pellegrini dalla sinistra calibra un cross che, scavalcati Skorupski e Morata, cade all’altezza del secondo palo dove Rabiot da buona posizione non riesce a trovare la porta. 
La partita viaggia adesso su ritmi diversi e più elevati rispetto alla prima frazione. Il merito è soprattutto del Bologna che, dopo aver difeso il pareggio nei primi quarantacinque minuti, si presenta ora con maggiore continuità e disinvoltura nella metà campo juventina. Sono da poco trascorsi i primi cinque minuti della ripresa quando Soriano, dopo un veloce scambio con Schouten sulla trequarti, lancia in verticale Arnautovic nel cuore dell’area avversaria. L’attaccante austriaco, partito sul filo del fuorigioco, è freddo ad aggirare Szczesny e a depositare nella porta sguarnita il pallone del vantaggio rossoblu. Il gol del Bologna non sorprende per niente il perplesso tifoso davanti alla tv che, dalla sua scomoda sedia, è seriamente preoccupato per la partita in ripida salita che ormai attende la Juventus.
La rete incassata sembra scuotere gli uomini di Allegri che si riversano immediatamente nella metà campo avversaria. Nascono tre importanti occasioni per riequilibrare subito il punteggio. De Sciglio dalla distanza prova un destro che, deviato da un avversario, impegna Skorupski in una difficile deviazione in angolo. Sugli sviluppi del tiro dalla bandierina calciato da Cuadrado, Danilo di testa colpisce il palo a portiere battuto. Infine, da un calcio di punizione battuto sempre da Cuadrado nel cuore dell’area, De Ligt di testa non riesce ad angolare a sufficienza per battere l’estremo difensore bolognese.
Il cronometro raggiunge velocemente l’ora di gioco. Per Allegri arriva il momento di proporre le prime sostituzioni. Escono De Ligt, a causa di un disturbo intestinale, Pellegrini ed uno spento Dybala. Entrano in campo Bonucci, Zakaria e Bernardeschi. Il mediano svizzero prende posto nel cuore del centrocampo, Danilo scala in difesa, De Sciglio scivola a sinistra. La Juventus si dispone adesso sul terreno di gioco con un 352 che ha lo scopo di pareggiare in ampiezza il centrocampo avversario. Spetta adesso a Bernardeschi il compito di creare gioco in mezzo al campo. Le novità tattiche proposte da Allegri non portano però i frutti sperati. La reazione mostrata dalla Juventus subito dopo la rete di Arnautovic si esaurisce. La squadra, se possibile, peggiora addirittura il livello della sua partita. Il ritmo della manovra continua ad essere troppo lento per impensierire una difesa attenta e compatta. Non si vedono movimenti senza palla. Non ci sono idee. La squadra appare fisicamente spenta, debole sui contrasti e debole nella lotta ai rimpalli.
Il tifoso davanti alla tv si agita inquieto, lanciando sguardi preoccupati al cronometro che adesso sembra scorrere veloce e minaccioso. Nel caldo scenario di un pomeriggio primaverile, inizia a materializzarsi lo spettro dell’ennesima sconfitta stagionale allo Stadium. Quello che un tempo era una fortezza, non offre praticamente alcun supporto alla squadra in evidente difficoltà. Il pubblico presente sembra più interessato a scattare foto che a sostenere i giocatori in campo. Riesce a farsi sentire soltanto per gridare l’ormai patetico “merda” al portiere avversario intento a rinviare il pallone dal fondo. Per il resto, sulle tribune gremite dell’impianto torinese, domina un manipolo di tifosi del Bologna sistemati nello spicchio riservato agli ospiti.

Allegri interviene ancora sulla sua formazione. Richiama in panchina Chiellini, troppe volte costretto ad impostare l’azione, e inserisce Alex Sandro come terzo centrale. Evidente l’idea del tecnico di cercare con il brasiliano maggiore qualità nel momento di avviare l’azione. Il tifoso si è ormai quasi rassegnato ad una sconfitta che, in queste condizioni, appare inevitabile quando la partita incontra la svolta decisiva. Una manovra verticale, forse la prima proposta dalla Juventus, partita da Danilo e rifinita da Vlahovic, lancia Morata verso la porta avversaria. Lo spagnolo resiste alla carica di Medel per poi essere abbattuto dall’intervento di Soumaoro. Il fallo è evidente e sembra avvenuto appena dentro l’area. L’arbitro Sacchi lascia correre. La palla arriva a Cuadrado che, dal limite, con la porta vuota, colpisce la traversa. Il gioco non riprende. I replay proposti dalla regia mostrano un intervento nettamente falloso da parte del difensore del Bologna. Il tifoso davanti alla tv attende fiducioso il calcio di rigore, quando Sacchi, terminato il colloquio con gli arbitri in sala Var, viene invitato a rivedere l’azione.
Il direttore di gara si avvicina al monitor a bordo campo. Le immagini continuano a scorrere anche in tv. Il rigore sembra inevitabile anche secondo i telecronisti e il commentatore arbitrale Marelli. La revisione però va per le lunghe. L’arbitro appare incerto. Si muove per tornare in campo poi si ferma. Ancora un’occhiata. Torna in campo ed espelle Soumaoro. Medel si infuria. Sacchi si affretta a spiegargli che non è rigore. Il labiale del direttore di gara è evidente. Il difensore cileno però perde la testa, mentre il ristretto gruppo di ascolto davanti alla tv è molto perplesso per la scelta di Sacchi di non concedere il rigore. Il fallo sembra avvenuto in area. 
Medel prende il giallo. Continua a protestare. Una parola di troppo, un gesto inadeguato. Finisce anche lui la sua partita anzitempo. Il Bologna rimane in nove. L’arbitro indica il calcio di punizione dal limite che, di conseguenza, ha fatto scattare l’espulsione di Soumaoro per aver interrotto una chiara occasione da gol. Il resto lo ha fatto un invasato Medel. Dopo quasi sette minuti di interruzione, Vlahovic si presenta sul punto di battuta. Il tiro del centravanti serbo termina alto sopra la traversa. Un ultimo fermo immagine mostra un primo contatto tra Morata e Soumaoro proprio al limite dell’area. La perplessità per la decisione presa dagli arbitri rimane. Per la Juventus si presenta comunque l’opportunità di giocare gli ultimi cinque minuti, più un recupero che si annuncia lungo, con due uomini in più. Allegri si gioca anche la carta Kean. E’ De Sciglio a lasciargli spazio. Resta poco da difendere. 
La Juventus si riversa nell’area bolognese con tutti gli effettivi. I minuti di recupero saranno otto. Non manca il tempo per recuperare il risultato. Bernardeschi affonda sulla sinistra e crossa verso il centro, Bonucci di prima intenzione non trova lo specchio della porta. I bianconeri spingono. Guadagnano calci d’angolo. La metà del recupero concesso è già trascorsa quando Bernardeschi dalla bandierina trova la testa di Rabiot, il pallone viene prolungato da Danilo verso il secondo palo. Morata è libero, si coordina, prova una rovesciata. Lo spagnolo impatta bene il pallone che viaggia verso il palo più lontano dove irrompe Vlahovic che di testa schiaccia in rete. La Juventus trova il pareggio. Lo Stadium esplode. La squadra di Allegri ha adesso ancora qualche minuto a disposizione per sfruttare la superiorità numerica e provare a prendersi i tre punti. Non ci riuscirà. Le residue speranze bianconere si spengono, tra eccesso di precipitazione e qualche perdita di tempo messa in atto dai bolognesi, sulla scelta di Bernardeschi di servire Vlahovic già in evidente fuorigioco, ignorando Morata libero al centro dell’area di rigore.

Finisce dunque con un pareggio deludente una partita alla quale la Juventus chiedeva i tre punti necessari per continuare in tranquillità la rincorsa alla quarta posizione. Nel corso del brutto pomeriggio torinese, la squadra di Allegri, oltre alla cronica incapacità di proporre un vero gioco offensivo, ha mostrato limiti evidenti anche sotto l’aspetto fisico. Le assenze, soprattutto a centrocampo, possono rappresentare un alibi soltanto fino a certo punto.
Una squadra che, a detta dell’allenatore, avrebbe dovuto arrivare a marzo nelle condizioni migliori per affrontare il finale di stagione su tutti i fronti si ritrova invece sulle gambe, incapace di proporre sul terreno di gioco una manovra almeno vagamente somigliante al gioco del calcio. Di difficile comprensione anche gli interventi del tecnico a gara in corso e, soprattutto, la scelta di sprecare una ventina di minuti nel secondo tempo schierandosi con un 352 che di fatto ha tolto un uomo alla manovra offensiva sostituendolo con De Sciglio, alzato in una posizione di ala sinistra per la quale il terzino non possiede le caratteristiche e le qualità necessarie. 
Non basta presentarsi in conferenza stampa, dire che queste partite ad inizio stagione le avremmo perse e che abbiamo tirato tante volte in porta (addirittura quattro!) per poter parlare di bicchiere mezzo pieno. La Juventus non gioca, non tira, non segna, non vince. Al massimo potrà raggiungere il punteggio ottenuto da Pirlo nella scorsa negativa annata e solo grazie ad un torneo di livello imbarazzante è sembrata, per pochi sognatori, una squadra in grado di poter competere per lo scudetto. La stagione è negativa. La squadra finora ha sempre mancato le partite che avrebbero potuto regalare una spinta decisiva. Il quarto posto ed eventualmente la coppa Italia sono traguardi minimi per evitare che diventi terribile. Al momento non si vedono case in costruzione. Soltanto qualche costoso muro alzato in mezzo a tante macerie.

Tanti auguri di buona Pasqua alla redazione e agli utenti di "Vivo per lei".