Sembrano lontani i tempi in cui un calciatore o atleta in genere, arrivato alla giusta età, decideva di appendere le scarpe al chiodo. Un tempo, arrivati alla matura età intorno ai 32/35 anni, molti ritenevano di avere dato tutto alla causa e si sentivano in pace con se stessi e liberi e sereni di dire basta: largo ai giovani, e lasciamo un bel ricordo. Ora procuratori senza scrupoli, che guadagnano su ogni anno in più e porterebbero il loro assistito a firmare in carrozzina, motivatori che ti fanno sentire immortale e preparatori atletici che fisicamente ti tirano a lustro, fanno sì che nessuno si senta più arrivato. 

Ci sono le società che si sentono sotto scacco e in balia di giocatori che non vogliono togliere il disturbo e obbligano così le società a prendere decisioni anche impopolari agli occhi di alcuni tifosi. Da Del Piero a Totti fino a Buffon, solo per citare i più importanti, ma non dimenticando Di Natale, Quagliarella o Borriello, tutti ritiri - se così si può dire - obbligati da decisioni societarie che giustamente devono guardare avanti e programmare il futuro. 

Il caso Buffon è emblematico: già d'accordo con la società che questo sarebbe stato il suo ultimo anno, alla fine comunica di aver cambiato idea e che giunto ai 40 si sente ancora importante e vuole continuare​​​​​​. No grazie è stata ovviamente la risposta, e lui dal canto suo sta spuntando un contratto importante al PSG. Insomma, perché non riuscite a sentirvi in pace con voi stessi? Perché non volete lasciare di voi un ricordo buono e non di chi ha tirato troppo la corda? Ci vuole umiltà per essere campioni e d'esempio fino alla fine, anche nel dire basta. ​