Dopo tre mesi di pausa ricomincia finalmente il campionato, e non sono solamente gli stadi vuoti e gli orari bizzarri a saltare all'occhio, ma anche l'operato arbitrale, infarcito di decisioni molto dubbie. Non sapendo come si scriva tecnicamente un articolo, a costo di fare una cosa inusuale, vorrei cominciare da una premessa personalissima ma fondamentale: io ammiro gli arbitri. Già, sarò strano ma non me ne vergogno. Ammiro il coraggio con cui fanno un lavoro difficilissimo e per cui serve una personalità fuori dal comune, in cui sono chiamati a prendere continue e numerosissime decisioni istantanee (a volte molto soggettive) circondati da avversari che protestano e cercano in tutti i modi di indurli all'errore per trarne vantaggio, e tutto questo consapevoli che basta sbagliare una sola di queste decisioni per finire sotto i riflettori nazionali, senza alcuna forma di protezione. Completamente soli e in pasto a lupi sotto le spoglie di dirigenti, tifosi o giornalisti: perchè tutti traggono vantaggio nel dare la colpa all'arbitro.

Detto ciò non posso negare di essere un po' preoccupato, e se è poco produttivo urlare, polemizzare e puntare il dito contro gli arbitri a ripetizione, ignorare un problema sarebbe ancora più sbagliato, quindi vorrei fare una cosa un po' strana di questi tempi: analizzarlo. Ho proprio voglia di essere noioso, quindi comincerei dal contesto storico e geografico: l'Italia, un paese in cui la popolazione sente molto il calcio e che meno di quindici anni fa è stato scosso da un terremoto che ha minato fortemente la fiducia (culturalmente già scarsa) nella classe arbitrale: Calciopoli. Non mi interessa parlare dell'avvenimento in sé, fin troppo pubblicizzato ancora oggi, ma penso che le conseguenze che ha avuto sul movimento calcistico siano sotto gli occhi di tutti, e non solo per l'inasprimento di alcune rivalità calcistiche, ma anche perchè ha completamente distrutto la figura dell'arbitro agli occhi del popolo italiano.

Dopo alcuni anni di stazionarie e ripetitive polemiche e scandali, con tentativi goffi e inutili di ridurle (ricordiamo i famosi arbitri di porta?), è arrivata una riforma clamorosa, che ha rivoluzionato il lavoro degli arbitri e che ormai si è estesa a quasi tutto il mondo calcistico: il VAR, Video Assistant Referee per i più pignoli. E qui comincia il discorso. Fin da subito si sono evidenziati i problemi di fondo, tra cui in prima linea la difficoltà di distinguere quando il VAR deve intervenire o meno: il motto inizialmente era "il VAR si usa solo in caso di errore evidente ed oggettivo", ma a giudicare da come lo si usa adesso, tra leggerissimi tocchi di braccio, non visti da alcun occhio umano, e blande trattenute in area di rigore, questo diktat sta andando a farsi benedire molto rapidamente. Per carità, ben venga il VAR che consente di annullare i gol per fuorigioco e vedere gomitate a palla lontana, ma noi non accettiamo che esistano circostanze dubbie e abbiamo preteso, tutti in coro e sempre più ad alta voce, che gli arbitri iniziassero ad andare a rivedere decisioni per cui è fondamentale tenere in considerazione il dinamismo dell'azione e l'entità del fallo, giungendo a situazioni ridicole e paradossali.

Primo esempio, freschissimo: Borini viene espulso per non aver tirato indietro la gamba mentre calciava via il pallone. Ma è possibile, secondo voi, calciare e tirare indietro la gamba contemporaneamente, pena una possibile espulsione senza appello? A me sembra assurdo, ma basta far vedere a qualcuno il frame esatto in cui la sua gamba colpisce la tibia dell'avversario e chi guarda l'immagine mi darà torto. E se in falli simili l'arbitro non va a vedere il VAR e viene criticato, abbiamo già le uova nel paniere per la frittata. Parliamo ora dei falli di mano? Purtroppo sì, perchè nel tentativo estremo di rendere oggettiva al mille per cento la valutazione dell'arbitro sui falli di mano in area si è arrivati ad una situazione disastrosa, in cui viene fischiato quasi un rigore a partita per fallo di mano, spesso per interventi "in contrasto" e non poi così evidenti, o ancora vengono annullati gol perchè a inizio azione il pallone ha sfiorato il braccio attaccato al corpo del difensore che poi l'ha passata al centrocampista che ha fatto sei dribbling e ha lanciato l'attaccante che ha segnato, influenzando chiaramente la dinamica dell'azione del gol. Il gol non è stato preso perchè la difesa avversaria ha concesso un passaggio, sei dribbling, un lancio lungo e un gol a tu per tu con il portiere. No, è tutta colpa del fallo di mano ad inizio azione.

Quindi ricapitoliamo: i giocatori quando alzano il piede da terra, anche per calciare, stiano ben attenti, che se colpiscono l'avversario è sempre rosso, e i difensori iniziano a scotcharsi le braccia al busto nel pre-partita, così (forse) il tabellino non segnerà tre rigori a partita. Anzi, cosa dico, tutti si leghino le braccia, per non rischiare di farsi annullare troppe reti. Ma la cosa che più mi preoccupa non è l'eccessivo rigore del regolamento o l'uso confuso e poco chiaro del monitor, che da un lato vogliamo che intervenga sempre ma dall'altro che non invada eccessivamente l'economia del gioco. A me preoccupa il metro di giudizio arbitrale, che sta diventando eccessivamente duro. E per fare un esempio torniamo a parlare dei rigori: non esiste quasi più una discriminante che valuti l'entità e la scompostezza di un contrasto in area di rigore. Se il difensore urta l'attaccante, è rigore. Non importa che in corsa lo tocchi con il fianco o che si lanci in scivolata a forbice ad altezza ginocchio, è ugualmente rigore. Questo consente all'attaccante di cercare clamorosamente i contatti, e gli esempi non mancano.

Per fare qualche esempio, recentemente si sono contestati Ronaldo, Lautaro Martinez e adesso Caicedo, che nonostante abbia clamorosamente cercato il contatto si è portato a casa il rigore. Questo è un errore arbitrale, e potrebbe essere anche comprensibile se non fosse sistematico, quasi come una mentalità ormai assodata nella mente della terna arbitrale: se c'è contatto, noi fischiamo. Non importa come. E qui si chiude il cerchio, perchè che si tratti di falli di mano, piedi a martello o contrasti in area, ciò che secondo me sta snaturando completamente il calcio è il tentativo spasmodico di categorizzare ogni situazione di gioco in modo oggettivo, senza che l'arbitro debba interpretare nulla, ma solo eseguire. C'è contatto? Rigore, anche se l'attaccante si è trascinato contro l'avversario. Il braccio era staccato dal corpo? Rigore, non importa se di 2 o di 30 cm. Il piede era a martello? Rosso, anche se è un incidente e l'intervento non era scomposto. Perchè l'arbitro non deve farsi condizionare dalla volontà di interpretare

E' quindi divertente pensare che abbiamo di fronte un circolo vizioso in cui la base del problema è la nostra mancanza di fiducia nell'arbitro e la conseguenza sono decisioni poco comprensibili, che abbassano ulteriormente la fiducia e cosi via. La verità è che noi stiamo cambiando le regole del gioco. Noi tutti siamo di fronte ad una scelta di mentalità che condizionerà il futuro del calcio: possiamo scegliere se continuare a reputare l'arbitro colpevole e infarcire il sistema di moviole e contromoviole evidenziando qualsiasi episodio "dubbio", o renderci conto che più neghiamo all'arbitro la possibilità di interpretare, più questo sarà indotto a categorizzare e oggettivare qualsiasi situazione. Vogliamo imparare ad andare a rivedere tutto o ad andare a rivedere le cose giuste? Nel secondo caso hai dei miglioramenti, nel primo secondo me non smetteranno mai le polemiche, perchè va a perdersi inevitabilmente il buon senso e nasce invece una rivalità tra arbitro e monitor. Sì, gli arbitri sbagliano, ma sono pronto ad accettare insulti mentre affermo che preferirei perdere per un errore umano che vedere un calcio in cui per evitare un singolo errore si delegittima sistematicamente il buon senso.