Negli anni '70, al fischio d'inizio di uno scontro fra Milan e Juventus, Tardelli entrò in maniera brutale su Rivera a scopo intimidatorio. Era una tattica abbastanza in uso nel calcio di allora, quella di prendere di mira l'avversario migliore per intimidirlo o, nel caso non si fosse intimidito, farlo uscire malconcio dal campo. Il tecnico dell'Udinese non ha fatto altro che ripescare quella tattica, in uso in tempi ormai eroici, per eliminare Paquetà. Il brasiliano, infatti, è stato randellato dall'inizio alla fine con proletaria e cinica scientificità, finché non ha alzato bandiera bianca. Banti, dal canto suo, deve aver subito qualche trauma infantile collegato ai colori rosso e nero, perché ha lasciato fare con benevolenza molto vicina alla compiacenza. Il calcio del resto è anche questo.

La formazione di ieri, se si vuole, era quella giusta per affrontare l'Udinese in casa. Nonostante la gabbia creata intorno a Paquetà, il ragazzo venuto del Brasile, si è quasi sempre liberato dalla marcatura per servire i compagni. Cutrone, come nella Nazionale Under 21, ha servito un assist vincente a Piatek, che ha realizzato, mostrando che, se gli si toglie qualche marcatore di dosso, torna a essere Fantomàs l'Inafferrabile. Certo che, quando Paquetà è uscito, è venuta via la luce, per cui occorreva ricorrere al generatore di emergenza, quindi alle gambe. Niente generatore di emergenza ovvero nè gambe nè corsa.

Il problema è che, come l'anno scorso, la preparazione atletica rossonera sembra essersi spenta in un paio di mesi e mezzo, cioè con l'arrivo della Primavera. E quando le gambe non girano, anche il cervello riceve poco sangue, per cui la mente si ottenebra. Il Milan, infatti, ha preso gol in contropiede, quando era in vantaggio, il che avviene di solito, quando si è presuntuosi o, come nel caso di ieri, non si è molto lucidi. E se vogliamo, il Milan era già crollato fisicamente agli inizi di dicembre, raggiungendo il culmine della sua crisi con il disastro del Pireo e la sconfitta in casa contro un'onesta Fiorentina.

Il vero macello non è stato, comunque, quello di ieri, ma quello messo in piedi nel derby. Due settimane e mezzo fa, infatti, la forma era, forse, ancora decente e un successo nella stracittadina, contro un'Inter poi bastonata dalla Lazio, avrebbe avuto un effetto positivo sul morale, tale da portare forse 4 punti ( e non 1) fra Udinese e Sampdoria.

Ora i rossoneri devono sperare che la Juventus, distratta dalla Champions, si suicidi, ma si sa la fine che fa chi vive di speranze. Insomma, non ci farei conto.
Il Milan deve poi sputare l'anima contro la Lazio a San Siro nel doppio confronto e... fare tre passi indietro con tanti auguri. E, del resto, il problema è stato quello di vendere la pelle dell'orso prima di averlo ucciso, cosa che è stata fatta, quando si è cominciato a parlare di terzo posto, se non di secondo, come ha fatto qualche buontempone.

Gattuso ieri non ha sbagliato nulla dal punto di vista tecnico, ma a questo punto vengono fondati dubbi sulla capacità del tecnico di seguire la preparazione atletica.