Milan-Porto è iniziata da poco, quando Theo Hernandez, in netto ritardo su Pepe, interviene male e falcia il giocatore avversario. Pepe non fa nulla per togliere il piede, ma restano l'irruenza e la platealità dell'intervento. Turpin, il direttore di gara, non estrae il giallo. Poco dopo, costretto da questa decisione a usare più tolleranza, considera regolare un contrasto su Bennacer non distante dall'area di rigore rossonera. L'algerino ha la peggio e i portoghesi vanno bel belli in vantaggio. Se foste inveleniti con l'arbitro francese per il secondo episodio, vi consiglierei di tenere conto del primo per valutare il metro di giudizio del direttore di gara. La dinamica delle azioni, molto vicine tra loro dal punto di vista cronologico, deve farci valutare con serenità l'arbitraggio, sia pure non perfetto. Del resto, al termine della partita, c'era il solo Tomori fra gli ammoniti rossoneri, al confronto di qualche giallo in più sulle spalle dei Dragoes. Con altri direttori di gara era accaduto esattamente il contrario.
Per inciso, solo per inciso, l'intervento di Hernandez su Pepe la dice lunga su quanto sia rischioso tenere in campo Theo quando è già ammonito. Il suo temperamento istintivo ne rende pericolosa la permanenza in campo. E' solo un inciso, ribadisco, quindi penso sia meglio continuare con l'analisi di Milan-Porto 1-1.

Ora vi consiglio di fermare per un attimo le immagini del match al 22° del primo tempo. Nel fermo immagine si vede un Porto corto, anzi cortissimo, a cavallo del centrocampo in 20 metri, con un 4-3-2 in cui la difesa è allineata alla perfezione e gli altri cinque sono molto vicini tra loro. Questo assetto strozza, come all'andata, il gioco rossonero che, per sua natura, tende ad allungarsi per far salire la palla in velocità. Per il Milan è come avere di fronte un muro di gomma contro cui tutto rimbalza e torna indietro.
In gol nei primi minuti con Luìs Diaz, rete contestata dai rossoneri per il contrasto su Bennacer, il Porto è andato vicino al raddoppio in altre occasioni.
 Alla mezz'ora, i biancazzurri hanno subito un tiro da lontano di Giroud, a partire dal quale hanno preso a retrocedere gradualmente, anche se hanno centrato una traversa nel secondo tempo e sfiorato il gol almeno in un'altra circostanza. Sono retrocessi sempre in buon ordine, tuttavia, mantenendo distanze precise e collegamenti fra i reparti. Ciò ha permesso loro di riprendere il pallino del gioco dopo il pareggio rossonero e di mantenerlo fino all'inevitabile, ma infruttuoso, assalto rossonero degli ultimi minuti.
Dopo l'andata, Pioli sapeva esattamente cosa avrebbe fatto Conceiçao con il suo Porto corto ed era consapevole di non avere controindicazioni specifiche. Anche Mourinho aveva schierato la squadra alta e corta, ma senza fare pressing altissimo e questo aveva dato ai rossoneri la possibilità di far correre la palla in verticale restando lunga e arrivando spesso in porta. Per neutralizzare l'assetto del Porto, sarebbe stato necessario snaturare i rossoneri in pochi giorni e nel clou di un ciclo di partite intenso, operazione più pericolosa che rassegnarsi ad affrontare un confronto impari.
Il tecnico rossonero ha rinunciato, a mio avviso consapevolmente, al centravanti arretrato, per evitare che rimanesse imprigionato nella gabbia portoghese. Contava di aggirare gli avversari con Leao, Hernandez, Saelemakers e Calabria, per poi servire Giroud punta di diamante avanzata, anche perché lo schema di Conceiçao teneva compatti al centro i 4 difensori in linea e affidava ai centrocampisti la chiusura delle fasce. E che la rinuncia al centravanti arretrato sia stata deliberata, lo testimonia la posizione molto avanzata di Ibra, quando è entrato nel quarto d'ora finale della ripresa.
Bucato da Luìs Diaz al 6°, il Milan ha avuto il merito di stringere i denti e non perdere la testa di fronta alle difficoltà che gli creava il Porto corto, contando su un ottimo Tatarusanu. Il romeno è apparso in palla e ha attenuato i danni nei momenti più difficili. Non è mai riuscito, però, a evitare di andare in fuorigioco, che la squadra di Conceiçao praticava benissimo, proprio perché i 4 della difesa stringevano al centro ed era più facile coordinarsi per il passo avanti che metteva i milanisti in off-side.
Quando si evita di subire il raddoppio avversario, pur facendo fatica, è possibile trovare il bandolo della matassa, quando gli avversari rallentano. Vi riusciva il neo entrato Kalulu, finito a sinistra nello sviluppo dell'azione d'attacco, che faceva ciò che è meglio fare in un mischione. Il francese la buttava tesa dentro mettendo in difficoltà i biancazzurri. Mbemba deviava in porta.
Raggiunto il pareggio, mancava mezz'ora alla fine, ma il Milan si è un po' fermato e non potremo mai sapere se abbia fatto bene o male.
Da un lato viene da pensare che, di fronte a un Porto in palla, era concreto il rischio di sbarellare sull'onda dell'entusiasmo per il gol. Dall'altro, almeno per un attimo, si è avuta la sensazione che i portoghesi avessero accusato il colpo e che fosse il momento di percuotere per buttarli giù. A mio avviso, è impossibile dire cosa sarebbe successo, se il Milan avesse suonato la carica. Forse sarebbe andato giù il Porto, ma forse il Milan avrebbe subito il colpo di incontro, considerando che le possibili difficoltà dei biancazzurri si intravvedevano e basta. Non erano solari, in sostanza.
Negli ultimi minuti, il Diavolo ha accennato a un arrembaggio, ma senza molto successo.

Va analizzata la prestazione di Diaz, a fronte di un eccellente Leao, un ottimo Kalulu e un prezioso Giroud (si è già parlato di Tatarusanu)
, che ha sfiorato il gol in una delle poche occasioni in cui ha avuto una palla, Lo spagnolo era reduce da diversi giorni di assenza per Covid, nel corso dei quali si sarà allenato, ma senza poter svolgere una preparazione ottimale. Si sapeva che sarebbe stato in ritardo e non gli si può rimproverare la brutta prestazione.
Distrutto di fatica, Diaz è stato sostituito da Krunic
, forse con qualche minuto di ritardo. Autore di una mezz'ora ineccepibile quanto a impegno, il bosniaco ha portato poca acqua al mulino della squadra. Maldini, comunque, entrato a pochi minuti dalla fine al posto di Leao, ha fatto poco a sua volta e non ha fatto rimpiangere il fatto di essere entrato tardi.
Considerando che la sostituzione ha risparmiato soltanto pochi minuti a Leao, forse sarebbe valsa la pena di lasciare il ragazzo portoghese in campo fino alla fine, visto che, palla al piede, poteva andare via sulla fascia senza andare in fuorigioco. Anche in questo caso, non sapremo mai cosa sarebbe successo se non fosse uscito.

Alla luce di tutto, c'è il sospetto molto fondato che Pioli abbia voluto dare un colpo al cerchio e uno alla botte. L'obiettivo era di non spremere oltre il lecito tutta la squadra, specie Kjaer e Ibra, senza nel contempo rischiare l'eliminazione dalla Champions alla vigilia del derby, che avrebbe prodotto contraccolpi pericolosi dal punto di vista psicologico. In tal senso, ha raggiunto l'obiettivo, facendo anche sgambettare Diaz per un'ora, cosa che per un rientrante può essere salutare.
La qualificazione agli ottavi è più aperta di quello che dica la classifica, ma è anche, diciamolo con realismo, difficilissima da raggiungere. Vincere nella tana dei Colchoneros di Madrid sarà arduo e, anche ipotizzando che i Reds non facciano sconti ai Dragoes, non si vede perché debbano farli ai rivali rossoneri all'ultima giornata. Se non altro, comunque, i rossoneri hanno già scongiurato il babau dell'uscita di scena a 0 punti, come accade alle meteore che si affacciano per una volta sola a queste competizioni.

Volendo fare un secondo inciso, il Porto corto mi ha impressionato molto di più dell'Atletico e, secondo me, al momento merita di essere secondo.
Nel frattempo, le jene si agitano fra i cespugli in vista del derby, quindi da oggi il Milan si armi del fucile da caccia grossa per impallinarle una per una quando, domenica sera, verranno fuori ringhiando.
E' il calcio e l'avversario è lì per batterti. Devi essere tu a non farglielo fare.