Adesso tocca all’Atalanta.
Prima dell’inizio del campionato i favori del pronostico dei professionisti dell'antijuventinità erano per l’Inter di Conte e Marotta e, più in sordina, per il Napoli di Ancelotti. Tutte e due le squadre scelte come vendicatrici dei non juventini hanno fallito miseramente. Le campagne acquisti di Marotta, quella di Agosto e quella di Gennaio, si sono dimostrate presto raffazzonate raccolte di ex campioni e presunte promesse. Lukaku è stato pagato uno sproposito mentre un vero campione come Dzeko è stato lasciato a Roma per non spendere qualche spicciolo. Eriksen, presentato dalla stampa come il secondo miglior giocatore del campionato dopo Cristiano Ronaldo, si è messo a passeggiare per i campi della Serie A con inconfondibile andatura da pensionato. Conte, trovato il cinese che può spendere i famosi cento euro al ristorante, si dichiara comunque insoddisfatto perchè, come l’impagliatore di fiaschi che si definiva un benefattore perchè “vestiva gli ignudi”, giudica chiunque non all’altezza del suo genio calcistico.
Si è capito presto che l’Inter non sarebbe andata lontano perchè i migliori, per chi ne sa di calcio, rimanevano sempre Brozovic e Candreva. Il Napoli di Ancelotti, che dell’epoca Sarri ha perso i suoi due giocatori migliori, Hamsik e Higuain, e adesso si rafforza con Demme e Lobotka, ha capito presto, con grandi tormenti, che non era adatto per essere il Napoli di Ancelotti e, dopo diversi travagli, è diventato giustamente il Napoli di Gattuso, una squadra molto realistica spesso con 9 giocatori in difesa.
Così, perduti i loro principali riferimenti, i soloni della critica sportiva si sono buttati sul fenomeno emergente, del tutto inaspettato, di una Lazio “a livello scudetto”, incuranti del fatto che i quattro tenori descritti in un'epopea degna di miglior causa sono solamente buoni giocatori. Immobile ha infatti fallito a Dortmund e a Siviglia, Correa al Siviglia, dove sono capaci di far giocare bene chiunque, Milinkovic sta lì ad aspettare che qualcuno lo acquisti per accomodarsi in panchina come Felipe Anderson al West Ham. Luis Alberto, infine, non lo conosce nessuno.
La Lazio in realtà, operando “in terra caecorum” e fruendo di particolari colpi di fortuna, alcuni incredibili come a Cagliari, si è trovata a recitare il ruolo di principale antagonista della Juventus, ruolo che, coltivato assiduamente durante il lockdown, ne ha fatto l’equivalente della rana che credendosi pari al bue si gonfia a dismisura e infine scoppia.

Adesso è la volta dell’Atalanta. Premetto che se la Juventus dovesse un giorno cedere lo scudetto saremmo tutti più contenti di cederlo all’Atalanta piuttosto che a qualcun altro, perchè è squadra che per natura ispira simpatia e perchè sarebbe un riconoscimento per Gasperini, Gomez, Percassi e tutti gli altri che contribuiscono a dar vita a questa bella realtà. Però mentre noi siamo sinceri, sappiamo che gli altri ci arrivano per disperazione, alla ricerca di una qualsiasi nuova carta da giocare contro la Juventus.
Sulla Juventus, al solito, impazzano i giudizi fuori luogo, che cercano conferma a opinioni preconfezionate che loro stessi hanno eretto ad autentici postulati dai quali fare derivare la dimostrazione scientifica di opinioni in realtà molto discutibili. A prescindere da loro, sulla nostra squadra dobbiamo fare un discorso chiaro che, partendo dalla fiducia nella società, esprima, senza timori e senza eccessi maleducati, critiche e ipotesi di soluzioni, pur sapendo che non toccherà a noi risolvere le varie criticità. Occorre per prima cosa avere chiaro che la famiglia Agnelli al vertice della società, garantisce identità e continuità, ci fa sentire parte di una storia che lega passato, presente e futuro e ci rende diversi per esempio dai fiorentini, che tifano la squadra di Commisso credendo che sia la propria. Potremmo rafforzare questo legame comprando qualche azione se non fosse che appena c'è qualche disponibilità viene esaurita in un batter d’occhio. 

Venendo all’aspetto tecnico rileviamo che la campagna acquisti della Juventus ha portato un grande colpo, De Ligt, un vero terzino, Danilo, forse non eccelso, un giovane difensore importante, Demiral, e due mezze ali di grandissima qualità, Ramsey e Rabiot, colte però in momenti per loro particolari. E’ mancato l’acquisto di un centravanti e si sono create due lacune, in seguito alle cessioni di Spinazzola e Kean, nei ruoli di alternativa ai titolari terzino sinistro e centravanti.
Sulla rosa a disposizione, Sarri ha operato queste scelte: 1) Cuadrado terzino invece di Danilo; 2) Khedira e Matuidi mezze ali, ignorando i nuovi acquisti; 3) Bernardeschi, ora a destra, ora come trequartista, insieme con Dybala e Ronaldo. Questo naturalmente a grandi linee e come sicura linea di tendenza, escludendo le circostanze più o meno favorevoli che hanno condotto in diverse occasioni a formazioni differenti. Sarri poi ha operato dando una organizzazione “fino agli ultimi trenta metri” dove Dybala, Ronaldo e Douglas Costa, subentrante fisso al posto di uno di quelli davanti, “sono liberi di inventare”. Con questa formazione e queste disposizioni abbiamo avuto quest’anno una squadra che, come mi è capitato di dire tempo fa, “opera per frammenti”, momenti nei quali all’improvviso si accende l’estro indiscutibile di alcuni giocatori e provoca la differenza. Nel frattempo ad un certo punto abbiamo, come altre volte mi è capitato di dire, “una squadra di pensatori”. Pensa Cuadrado (e sbaglia) quando si ferma, pensa Ronaldo prima di partire in dribbling solitari di diversa fortuna, pensano, tanto, altri meno dotati e rallentano l’azione in maniera esasperante. Altre volte capita di veder qualcuno che va a destra e la palla viene data a sinistra o altre forme di scelte sbagliate. Sia l’uno che l’altro fenomeno sono il risultato della scelta di non avere schemi “negli ultimi trenta metri” ed è la ragione per la quale chi vuol male alla Juventus l’accusa di “giocare male”. Su questi argomenti una critica a Sarri da parte di ognuno di noi, che siamo solo spettatori e non abitiamo a Coverciano, sarebbe veramente fuori luogo. Secondo me possiamo solo dire che il risultato magari non ci piace ma di sicuro non abbiamo la competenza per capire se si poteva fare meglio. Sembra invece lecito dissentire sulle scelte di formazione effettuate, perchè c’è una questione di aderenza tra valori tecnici, competenze e scelte societarie, politiche e di mercato. In termini semplici se scambio Cancelo con Danilo per avere un giocatore più corrispondente alla figura del terzino, non posso ignorare questa scelta con effetti disastrosi sul giocatore (uno che comunque è stato titolare nel Porto, nel Real e nel Manchester City) e scegliere un simil Cancelo. E se scelgo, a parametro zero ma con contratti importanti che esprimono il valore che la società assegna all'operazione, Ramsey e Rabiot, non mi pare appropriato che l’allenatore mi faccia ritrovare senza aver potuto capire se la scelta sia stata valida nel presente ed in ottica futura.
Si potrebbe dire anche che Sarri avrebbe avuto a disposizione due sistemi di gioco (352 o 442) che poteva sperimentare con possibili effetti benefici sul rendimento della squadra ma questi sono aspetti troppo tecnici per essere risolti su queste colonne.

Per parte mia, in conclusione, mi limito a sperare che Sarri provi a giocare con Danilo terzino, Ramsey e Rabiot mezze ali e Cuadrado eventuale ala destra. La prova potrebbe risultare positiva (di sicuro non sarebbe peggio) anche in ottica Champions che, come dissi a mia figlia, simpatizzante dell’Arsenal, oltre che tifosa della Juventus, noi vinceremo quando (se) giocherà Ramsey (e Rabiot) a centrocampo.