Siamo degli esseri umani terribili, viviamo di ipocrisie e usiamo il calcio come veicolo per il nostro odio, e gli stadi di calcio, un luogo di una miseria rara, di educazione, rispetto.

Troppo spesso difronte a tragedie, dove un tifoso perde la vita in un qualche scontro, si finisce con il riempirsi la bocca con slogan, o frasi fatte e luoghi comuni.
Ancor peggio, quando capita una disgrazia come quella che è successa ad Astori, il mondo sembra un posto frequentato da belle e brave persone. Fuori ovunque, dediche commoventi, social network tempestati di cuoricini e candele, tutti che invocano rispetto ed educazione per una tragedia. Applausi negli stadi, coreografie mozzafiato, perfino i giocatori della Juventus, accolti da applausi a Firenze dai tifosi fiorentini, al loro arrivo al funerale del caro Astori.
Ma poi? Poi immancabilmente, inesorabilmente e tristemente si ritorna nella miseria d'animo in cui navighiamo senza meta. Pensare che, probabilmente, alcuni di quei tifosi che hanno pianto alla scomparsa del loro giocatore, si siano resi protagonisti di quanto accaduto a Cagliari pochi giorni fa, è demoralizzante.
Proprio loro, che hanno invocato attenzione, rispetto e cordoglio, gridavano senza pietà alcuna, DEVI MORIRE, al povero tifoso del Cagliari colto da infarto e poi morto successivamente.

Siamo veramente delle bestie. Sì, dico, "siamo" perché questo schifo, parte da Bolzano e arriva a Lecce, non c'è distinzione tra città e città, o tra tifoserie. È uno stato malsano che colpisce tutti. Fate una cosa, quando andate allo stadio, per una volta, non guardate la partita, guardate con attenzione i comportamenti della gente.
Curva, tribuna, distinti, in generale. Se siete a casa, e seguite la partita in tv, osservate con attenzione il pubblico, soprattutto quando un calciatore, soprattutto se della squadra che gioca in trasferta, batte una rimessa laterale o un calcio d'angolo. Guardate le facce, le urla, i gesti delle persone nei confronti di questi giocatori o allenatori in questione. Vedrete quanto odio sbavano rancorosi e furiosi. E non sto parlando solamente di ultras poco più che giovanotti, ma di uomini, donne e anche ragazzini. Papà, zii o altro che con i bambini vicini si lasciano andare ad offese gesti volgari e auguri delle peggio cose al mondo. Magari sono gli stessi che hanno la bacheca social con cuoricini e orchidee, come segno per la lotta contro a qualcosa. Gli stessi che prima piangono poi ululano buu razzisti, o scrivono frasi orribili fuori dai cancelli di uno stadio.

No, non siamo brave persone, odiamo un ragazzo, un calciatore solamente perché indossa una maglia diversa dalla nostra. Davanti siamo agnelli, dentro siamo lupi.

L'arbitro fischia l'inizio di una partita e ciò che si sente sono urla, fischi insulti. Poi ci scandalizziamo, se un giocatore ha un esultanza un po' eccessiva o provocatoria, magari dopo novanta minuti di insulti o auguri di morte a lui e famiglia. Ci arrabbiamo se un allenatore, a fine gara risponde semplicemente con la mano sull'orecchio, a mo di dire, urlate più forte che non ho sentito bene i vostri insulti. 

No, non siamo brave persone. 

Odiare un avversario, godere delle sconfitte altrui. 

No, non siamo brave persone.