Il calcio è una meravigliosa creatura. Prendo in prestito le parole di una canzone di Gianna Nannini per descrivere questo sport. Il gioco del pallone nasce come un passatempo. E’ quanto di più semplice e basilare possa esistere. Le regole fondamentali sono poche. Gli strumenti da utilizzare risultano piuttosto accessibili.
Basta un pallone, due porte realizzate con qualsiasi materiale e si è pronti per un divertimento che può proseguire fintanto che le gambe non supplicano un momento di pausa. E’ uno svago dalle difficoltà della vita quotidiana. Consente di abbandonare momentaneamente i pensieri che assillano la giornata e, se si è davvero appassionati, la magia riesce quasi sempre.
Albert Camus diceva che: “non c’è un altro posto del mondo dove l’uomo è più felice che in uno stadio di calcio”. E’ una grande verità anche se, al termine dei 90 minuti, molti tra i presenti vivranno un sentimento di forte tristezza per il risultato maturato sul campo… Lasciando da parte l’ironia, il pallone vanta questo potere quasi mistico di distrarci dalla quotidianità. E’ uno sport che unisce. Non ci si lasci cogliere da falsi moralismi: molto spesso ha anche un forte effetto divisorio, ma deve essere momentaneo e ridursi sempre in un caloroso abbraccio finale. Quando, però, si è di fronte a certe manifestazioni o a determinate sfide è impressionante notare come tanti cuori battano per un unico obiettivo e come ci si senta fratelli con chi supporta la medesima volontà. Ora vi chiedo: avete mai visto qualcuno abbracciarsi così forte e sentitamente come dopo un gol di una squadra? E’ incredibile. La sfera che varca la linea di porta provoca sensazioni che seppelliscono qualsiasi tipo di freno inibitorio positivo. Si festeggia con chiunque si trovi di fronte anche se questi non è proprio il migliore amico. Da persone che non si conoscono ad altre con le quali non si è propriamente in sintonia, il gol non conosce limiti e abbatte le barriere. Si esulta e a volte ci si vergogna pure di un’eccessiva manifestazione di gioia che può apparire puerile, ma soltanto chi ama i colori di una compagine riesce a comprendere la passione che la guida. E’ magnifico affezionarsi a una data causa e farsi trascinare da essa seguendo calendari, risultati e classifiche che ridisegnano l’andamento delle stagioni e sono utili a concedere momenti di inspiegabile serenità durante un’uggiosa giornata autunnale o invernale. Il calcio è uno stimolo. Tante volte si vivono le difficoltà professionali routinarie spinti dalla forte motivazione del match che si svolgerà durante la serata. Molto spesso questo sport è espressione di sollievo ed è proprio per questo che ha un inestimabile valore sociale. Eduardo Galeano racconta che la teologa Dorothee Solle affermava che basta consegnare un pallone a un bambino per spiegargli cosa sia la felicità.


Il preambolo è assolutamente misero per narrare i motivi grazie ai quali il calcio si è sviluppato, ma è sufficiente a rendere l’idea. Sarebbe troppo complicato penetrare nella profondità della materia e svelare il rapporto più intimo che esiste tra il pallone e l’animo umano. Spero comunque che chi mi farà l’onore di leggere possa averne quantomeno un’impressione. Con il trascorrere del tempo e il modificarsi della società anche il mondo del pallone è stato protagonista del cambiamento vivendolo ardentemente sulla sua pelle. Si pensi a quando tutte le gare di una giornata di serie A si disputavano la domenica pomeriggio. Si ascoltavano alla radio grazie a “Tutto il calcio minuto per minuto” e al fine di assistere alle reti si doveva attendere la sera. Il jingle di “90° minuto” ha segnato un’epoca e molti lo ricordano pure con un velo malinconico perché segnalatore ineccepibile del lento tramontare di un fine settimana. Ho 30 anni e rievoco solo lontanamente l’attesa della citata trasmissione per potere osservare le sintesi delle partite. Fin da bambino, infatti, ho potuto godere della pay tv e vedere le sfide “live”. Ora si gioca tutti i giorni e a ogni ora trovandosi di fronte al noto “calcio spezzatino” che garantisce la possibilità di aumentare l’audience di ogni singolo evento. Cerco di sfruttare tale esempio, che si contesterà essere banale, per illustrare lo sviluppo di uno sport che da semplice gioco è divenuto un autentico business. Mi pare che la descritta situazione possa risultare lampante e spiegare il concetto che si vuole esprimere in maniera alquanto emblematica. Con il trascorrere del tempo, il calcio ha perso parte della sua essenza e del romanticismo che lo contraddistingueva. Recenti studi dimostrano come i giovani stiano sostituendo tale passione con altre e siano sempre meno interessati al mondo del pallone. Urge porsi delle domande e trovare delle soluzioni a un’emorragia che potrebbe risultare davvero pericolosa per questo sport. Non sono certamente in grado di fornire suggerimenti per una tale impresa, ma vorrei esprimere qualche concetto che mi sovviene relativamente a questa vicenda. 

CALCIO E BUSINESS

Il calcio è ormai un “business” a tutti gli effetti e la situazione è irreversibile. Un ritorno alle origini sarebbe deleterio per il pallone, ma pure per la società intera. Si pensi a quante persone possono mantenere sé e altri grazie ai proventi che giungono dal “pallone”. Le cifre sono astronomiche e allo stato dell’arte si è oltrepassato da parecchio un punto di non ritorno. Occorre accettare il contesto così com’è mantenendolo nel range della legalità e del consentito con sanzioni per chi sgarra andando a rovinare un gioco nato puro e dal fondamentale valore sociale. La realtà è un sistema complesso e come tale è formato da elementi che si influenzano l’uno con l’altro. Non è possibile ricostruire questo sport dalle fondamenta altrimenti si corre il serio rischio di originare situazioni pericolose che aumenterebbero soltanto la crisi in atto. Qualche anno fa vi era chi proponeva una sospensione del calcio. Molto probabilmente si trattava di una provocazione di fronte a tristi eventi che avevano colpito tale mondo, ma forse non ci si rende bene conto del peso che il calcio ha assunto all’interno della società. Una cosa è certa: questo sport non perirà mai se non per un grave collasso interno. Inutile, quindi, pensare all’ipotesi di un romantico ritorno al passato. Urge trovare degli aggiornamenti lavorando il materiale che si ha a disposizione e limitando lentamente le cifre, a tratti immorali, che lo connotano.

CALCIO E MEDIA

I media sono il motore del calcio. Senza questo strumento, la macchina subirebbe un brusco stop andando incontro alla “morte naturale” a cui si faceva precedente riferimento. Come ci si potrebbe appassionare al “pallone” se non lo si potesse seguire con l’attuale costanza? Anche in questo caso, chi propone un ritorno alle origini forse non si rende conto della sofferenza che provocherebbe al sistema. Ormai, l’appassionato è simile a un addetto ai lavori. Per seguire il suo principale passatempo necessita di informazioni che siano altamente dettagliate. Non gli basta più assistere alla partita, ma vuole sapere i vari dati della gara: possesso palla, occasioni create, tiri nello specchio, andamento dei calci piazzati, analisi delle 4 fasi di gioco. Allo stato dell’arte, chiunque possiede conoscenze tali da manifestare l’assoluto bisogno di strumenti importanti. Non si può ipotizzare che si accontenti di ascoltare la radiocronaca del match che risulterà molto utile, ma come estrema ratio. Con questo non si vuole addurre all’inutilità della citata forma di comunicazione. Anzi. Data l’ampia massa di fruitori del “gioco”, vi sarà sempre bisogno di tale mezzo che, in ogni caso, regala emozioni uniche. Il tifoso deve poter osservare la gara perché altrimenti non riesce a soddisfare le sue papille gustative in maniera adeguata e, in assenza di tale possibilità, preferisce allontanarsi dallo sport. Questo, però, non basta perché si cerca anche “lo spettacolo nello spettacolo”. Pure se ben curato, non è più sufficiente un commento prettamente tecnico dell’incontro. Serve lo show. Urge avere un commentatore che sia in grado di trasportare e guidare le emozioni. Occorre trovarsi di fronte a un autentico maestro di comunicazione che sappia reggere a un pubblico sempre più colto e informato sui fatti
Qual è il problema? I costi del servizio. E’ chiaro che per garantire una simile struttura si devono affrontare spese importanti, ma è altrettanto vero che al fine di soddisfare questa passione si necessita l’utilizzo di cospicue somme di denaro. Occorrerebbe trovare una soluzione a un bag quasi impossibile da dirimere. Si dovrebbero potenziare i vari sistemi che consentono la trasmissione degli eventi permettendo di assistere al medesimo avvenimento tramite OTT, satellite o digitale terrestre. Bisogna assolutamente migliorare questi strumenti di comunicazione che amplierebbero la sfera di clientela. Simili strutture esistono ed è innegabile, ma hanno assoluta necessità di un ulteriore sviluppo importante. Si diceva che i giovani si allontanano dal calcio. Si pensi ancora una volta al più banale dei problemi. La squadra del cuore di Tizio gioca alle 20.45 del sabato sera. Come conciliare tale bisogno con la sacrosanta uscita settimanale tra amici? Se vi fosse la maniera di poter usufruire facilmente del prodotto in ogni luogo, il problema sarebbe risolto e non si dovrebbe rinunciare a nulla. Non si può nemmeno sostenere che una simile forme andrebbe a uccidere i rapporti interpersonali. E’ chiaro che lo sviluppo nasce per migliorare la realtà.
Non si deve fermare il progresso a causa di chi lo utilizza in maniera negativa. Si pensi all’inventore del cuscino. Di certo non immaginava che servisse per soffocare tanta gente, ma non per questo un bene così importante viene escluso dal mercato. Non esistono solo i giovani. Pure gli anziani, che non necessariamente coincidono con chi è meno tecnologico, hanno il diritto di godersi la loro passione. Così devono essere garantite anche forme di fruizione più semplici e dirette. In troppe parti d’Italia, il satellite resta ancora l’unico strumento che non presenti “gravi problemi di ricezione del segnale”. Bisogna migliorare. Sono assolutamente graditi, invece, tutti quei mezzi che tramite il web forniscono ai tifosi la possibilità di tenersi aggiornati, di accedere ai dati e manifestare la propria opinione. Se reali e non portatori di fastidiose spam o fake news hanno una grande utilità e avvicinano a questo sport aumentandone il bacino di utenza.

GLI STADI

In relazione a questa tematica si potrebbero scrivere pagine intere. Intanto occorre rendere gli stadi dei teatri di sogni e non dei campi di battaglia. Urge estirpare piaghe come violenza o razzismo che non possono far parte di uno sport con origini tanto semplici. Le misure devono essere drastiche e le sanzioni esemplari. Non si può più accettare che qualche esagitato rovini la vita altrui. Tessera del tifoso, tornelli, perquisizioni, telecamere ovunque, uno dei luoghi più divertenti è ormai diventato simile a una prigione dorata. E’ una gabbia di appassionati. E’ incredibile pensare che si sia dovuto ricorrere a simili strategie per cercare di limitare la follia dilagante. E’ assurdo osservare che vi siano bambini privati dei loro succhi di frutta prima di accedere all’impianto perché oggetti potenzialmente pericolosi. E’ stordente sapere che bisogna recarsi in questi luoghi con ore di anticipo rispetto all’evento perché sono necessari controlli tanto approfonditi. Non è logico che un divertimento si trasformi in un’affannata corsa contro il tempo con la paura di poter ricadere senza alcuna colpa in una triste violenza fine a se stessa. E’ svilente considerare che si discute la possibilità di sospendere un incontro perché vi potrebbero essere persone che ululano verso loro simili. Non ha senso, ma ormai questa generazione risulta colpita da un simile morbo. E’ assolutamente necessario che questi “individui” non siano da esempio alle generazioni future. Con questo non si intende dire che, tra qualche decina di anni, si andrà allo stadio comportandosi come se si fosse in un salotto londinese di fronte a una tazza di tea. Lo sfottò, le coreografie, i cori, i salti e le danze sono il sale del calcio. Garantiscono uno spettacolo in grado di rubare gli occhi e consentono di rimanere estasiati di fronte a un simile spettacolo.
Lo stadio deve essere un luogo nel quale il cuore sussulti in maniera positiva. Non ci si deve emozionare solo per l’evento, ma pure e soprattutto per il contorno. La simpatica canzonatura deve essere accettata così come qualche rituale non proprio degno di Oxford, ma che resti sempre all’interno della legalità. Occorre, anche in questo caso, accennare ai prezzi che risultano assolutamente eccessivi e chiaramente allontanano le persone per mancanza di possibilità. Bisogna darsi una regolata e limitare richieste realmente troppo elevate che giustamente vengono evase con conseguente riduzione della passione.
E’ vero che squadre come l’Inter e la Juventus stanno ottenendo numeri importanti anche in relazione al dato degli abbonati, ma alla lunga certe spese potrebbero diventare impossibili da sostenere. In ultima analisi, ma non per importanza, si considerino le famiglie. Si è già detto della necessità di rafforzare la sicurezza e migliorare gli stadi da un punto di vista “etico”. L’aver ottenuto un simile risultato sarebbe già un fondamentale passo avanti. Urge, poi, rendere tali strutture impianti meno fatiscenti e più vivibili in modo tale da consentire a tutti la presenza allo stadio. Si potrebbe pensare a nursery, centri commerciali o altri luoghi di aggregazione che già esistono nei pressi di alcuni impianti, ma che troppo sovente sono assaltati da orde di tifosi affamati diventando invivibili per chi semplicemente vuole attendere il termine dell’incontro. Anzi, nei momenti in cui si disputa il match, esiste chi volontariamente evita tali luoghi per non rimanere imbottigliato nel traffico e nella confusione. Una partita di calcio non può bloccare una città. Bisogna trovare soluzioni opportune.
Ultimamente molti stadi italiani sono stati rinnovati o sono in fase di ristrutturazione. E’ già un importante segnale positivo, ma senza l’educazione e la civiltà non si raggiungerà mai l’obiettivo finale.


Quelle elencate sono soltanto alcune situazioni che potrebbero essere oggetto di discussione e analisi approfondita. Vi sarebbero, però, molti altri aspetti da sviscerare per fare in modo che il calcio resti lo sport più amato e prosegua nella sua determinante funzione sociale.