I Parti erano una popolazione di stirpe iranica che, per un certo periodo dell'Evo Antico, dominò l'Impero Persiano. Erano dei temibili arcieri a cavallo e usavano colpire l'avversario con il c.d. colpo del Parto, che consisteva nel simulare una ritirata e poi voltarsi all'improvviso per scoccare un colpo letale mentre il cavallo continuava imperterrito la sua corsa.

Nelle ultime partite il Milan si è specializzato in questo tipo di tattica che ieri ha provato più volte a mettere in pratica, soprattutto nel secondo tempo, quando per 3 volte (con Chala, Calabria e Cutrone) ha bucato la difesa biancoceleste con inserimenti dai vertici dell'area di rigore. Il gol non è venuto per la scarsa mira di Chala, la bravura del portiere biancazzurro su Calabria e il recupero affannoso dei difensori laziali su Cutrone.

Anche nei supplementari la Lazio ha provato a fare la partita, tenendo però un po' arretrata la linea dei difensori, per non esporsi al "Colpo del Parto" dei cavalieri rossoneri. E così gli ultimi 30 minuti hanno visto una match bloccato, in cui il Milan non consentiva alla Lazio di segnare e la Lazio non consentiva ai rossoneri il colpo di rimessa.
Poi, allo scadere dei 120 minuti, erano i biancazzurri a commettere l'errore esporsi al colpo di freccia, ma Kalinic, invece di colpire morbido sul portiere in uscita, scoccava male il dardo sparando alto di un metro oltre la traversa.

Qui inserisco un inciso: come fan della saga televisiva Vikings, sull'errore di Kalinic mi sono augurato l'ingresso in campo di Ragnar Lothbrok e di un buon numero dei suoi tirapiedi, pronti a infliggere il supplizio dell'aquila di sangue al povero attaccante spalatino. Non sono sempre così cattivo, ma quando ci vuole ci vuole!

Rossoneri e biancazzurri si ritrovavano così all'Ok Corral per risolvere la questione alla vecchia maniera, con un regolare duello ai calci di rigore.
Gattuso aveva tirato fuori 2 uomini che, almeno il linea teorica, potevano servirgli nella serie dei tiri dal dischetto, ma nella sua scelta c'è stata una certa dose di logica e buonsenso, che a me è apparsa evidente. Battere i calci di rigore richiede freddezza e lucidità, cose che possono mancare a chi ha la vista annebbiata dalla stanchezza. Kessié, infatti, appariva sfiancato dalla caccia ai laziali, cui non aveva mai consentito di giocare tranquilli. Suso, al di là della marcatura personalizzata che gli era stata riservata, sembrava appannato e bisognoso di tirare il fiato.
L'unico vero errore di Gattuso è stato di affidare il primo rigore a Rodriguez, che ha fotocopiato lo sbaglio commesso in campionato e lo ha consegnato al portiere biancazzurro. Ma in quest'occasione sono stati i laziali a non saper cogliere l'occasione.
Alla fine ha vinto il Milan, ma è stata la classica partita in cui chiunque vince merita e chiunque perde ha da rammaricarsi. La Lazio è una bella squadra e farà ancora parlare di sé.

Come era accaduto negli scontri fra le 2 squadre di un mese fa, il Milan ha sofferto il pressing laziale sui difensori e centrocampisti rossoneri che uscivano dalla propria area manovrando. Ha insistito a giocare palla a terra, per poter impostare delle ripartenze pericolose, ma nei supplementari i difensori milanisti hanno spesso spazzato via la palla come Nereo Rocco e Oronzo Pugliese avrebbero comandato di fare. E hanno fatto bene, perché quando la stanchezza si fa sentire, è meglio fare come facevano gli antichi, che... gettavano le scorze e mangiavano i fichi.

Voglio essere anche vicino al telecronista della partita, che per tutti e 120 minuti ha sfoggiato un'ammirevole simpatia per la Lazio. Mi ritengo uomo di mondo e non gliene faccio una colpa, perché non è un crimine avere una passioncella calcistica. E poi, alla fine, non sono stato io a passare la notte col fazzoletto in mano per asciugarmi le lacrime, no?