Alla fine ce l’ho fatta: sono padre!
Diciamolo subito: è stata un’attesa lunghissima, di più, interminabile.
E ho avuto pure una gravidanza stressante e snervante! Come dite? Mi segnalate che la mia memoria comincia a mostrare inconfondibili segnali di demenza senile? Cosa c’entrano i maschietti con la gravidanza? Ma voi, ritengo “fortunata minoranza”, l’avete mai “aspettato” un bebè? Ebbene, dal momento preciso in cui quel marchingegno che ti vende visibilmente sodisfatta la farmacista facendo(si) compiaciuta l’occhiolino (eheheh, sei rimasto finalmente fregato casanova da strapazzo) comunemente noto come test di gravidanza, evidenzia le “due lineette parallele”, che siate d’accordo o meno, risultate iscritti “per legge” nell’infinito elenco dei futuri genitori nonché dei “mariti in attesa”. E diventate pure come i carabinieri: in servizio permanente effettivo, H24, per mesi 9+SEDPCG (per chi non c’arriva di suo…SEDPCG: salvo-errori-data-parto-calcolo-ginecologa che, se ti va di lusso, sono almeno 7/10 giorni).

Dite che non è così? Allora vuol dire che non avete mai provato sulla vostra pelle la “sua” gioia, sottilmente perversa, del… ”vorrei proprio una fritturina di pesce, però preparala tu, amore, che la fai tanto saporita...” (a mezzanotte) o, almeno, la richiesta tipica di un più banale e comune… “che ne diresti di un gelatino cioccolato e caffè” , ovviamente…alle quattro del mattino!
E poi, dopo qualche mese, per default, iniziano le ansie…Aghhhhhhh ”Non lo sento, non si muove!!!” Tesoro, concedigli un po’ di riposo a “sto coso” che, se fosse per te, gli avresti già fatto fare la preparazione precampionato con l’Atalanta di Gasperini. Niente, non la convincerete mai!!! Poi qualcosa, per un caso fortuito e per vostra fortuna, accade. E tu, giovane papà in attesa, ringrazierai “per sempre e devotamente “Bruce Springsteen”, perché ti sei accorto per puro caso che se le infili le tue cuffie Sennheiser sulle orecchie mentre il boss urla “I’m on fire” lui, il coso che ha parcheggiato nella pancia, si muove in modalità “scalmanata” e lei, per grazia di Dio, si tranquillizza concedendo un meritato time-out al tuo incessantemente martellato  cervello!
Amore, sentenzia convinta, lo so già: diventerà il front-man di un famoso gruppo rock! E tu, del tutto ovviamente (purchè ti lasci in pace) le risponderai che “certo cara, mi va bene tutto (a me basta che tifi Milan…)” E poi… “sono diventata una mongolfiera” e…”ho una fame…(perché, di grazia, quante ne vorresti? Cinque o sei?)” e via-via, le vedi scorrere tutta l’enciclopedia a fumetti con sottotitoli in aramaico (per la comprensione delle tue diuturne bestemmie) delle “Sue” preoccupazioni e richieste capricciose e pseudo-mediche su (almeno un tantinello premature): ecografie 3D, malattie dell’infanzia, rigurgiti, ruttini, future vaccinazioni fino a raggiungere l’acme ed a  comunicarti…la perla assoluta: ”lo possiamo capire solo noi mamme (?)”. Perdindirindina (avevo scritto un’altra cosuccia ma poi me la censurano) m’ero dimenticato che avevi l’esclusiva! Uffa! Poi “il coso” (ma se preferite “la cosa” va bene ugualmente) nasce!
E la tua vita, adesso si, cambia per davvero! A cominciare dal subito prima, quando ti catapultano in sala-parto, a soffiare insieme ed a tenerle la mano (e a te chi la tiene? Ah già, dimenticavo anche questo assioma: tu sei il sesso forte!) per arrivare al subito dopo; un istante che ti sembra interminabile e ti ritrovi con in braccio il coso/a, bruttarello anzichenò, che strepita come un ossesso e di cui provi subito l’impulso di liberarti. Ma l’istante passa e realizzi e ti convinci che “Dio me l’ha dato e guai a chi me lo toglie!” Sei padre (finalmente?)!

Ed iniziano i pianti incomprensibili e le notti insonni perché è circadiano. Circadiano, tradotto in maniera comprensibile, significa semplicemente che il pupo/a ha scambiato la notte per il giorno ed era quindi per te un sostantivo sconosciuto fino al giorno precedente la sua nascita; però questo strano vocabolo ti resterà impresso sull’occipite a caratteri di fuoco per i “decibel continui e lancinanti” scagliati da tuo figlio/a, di notte, verso tutto il condominio e che, divenuto esperto, decritterai all’istante ed imparerai a distinguere gli “ha fame” dagli “a sonno” o “ha mal di pancia”; e poi le visite pediatriche ed il nido; il grembiulino ed i nonni troppo permissivi; le discussioni con la maestra e quelle con la prof di greco (è così bravo che dobbiamo “necessariamente” fargli fare il Certame); il debito in greco (ma come? Solo un mese fa eri er mejo…) per finire con la “ciliegina sulla torta”: il deficit di affetto. A lui/lei il deficit di affetto? Ma se l’abbiamo sempre strapazzato/a di coccole come Topo Gigio… tre indizi fanno una prova; io ne ho migliaia e quindi non ho alcun bisogno di chiamare Sherlock Holmes, da solo o in compagnia di Watson, non ho più dubbi: ce l’hanno scambiato nella nursery! No, che vai a pensare amore mio, è semplicemente identico a te. Insopportabile! E per forza avrai nostalgia di quelle belle litigate 1vs1, ce le diamo di santa ragione e, come per gli Highlander, ne rimarrà uno solo!

No, con questi cosi, l’approccio è sempre differentemente soft, quasi delicato perché  non puoi destabilizzarli: sono i tuoi “piezz ‘e core” (traduzione: pezzi di cuore, per i pochi che ignorano questa universale locuzione), sono i tuoi figli. Ed all’inizio, ma anche durante, dopo e…sempre, fai e farai fatica a comprendere il loro linguaggio ed il loro mondo, per scoprire alla fine del viaggio, che comunque non sarai mai d’accordo con loro e, soprattutto, mai loro con te! E non sarà né facile né agevole fargli capire che sei ben contento che crescano, che recidano il cordone e che si tolgano dalle scatole perché la vita là fuori è solo la loro e tu… hai già dato!

E forse ti chiederai affranto e sconsolato dove hai sbagliato e quando e dove sei stato disattento a non cogliere i loro cambiamenti o le loro richieste; e ti ricorderai perplesso se tuo figlio, quello che vedi adesso, è lo stesso “coso” a cui hai insegnato a camminare ed a “correre in braccio a papà” e penserai a quando cercava la tua mano perché aveva paura e tu riuscivi a fargliela passare. Bastava stringergliela quella manina.
Ma sei sicuro che alla fin fine, se gliela tendi di nuovo e fai, come sempre tu, “un passo indietro” non te la stringerà ancora la mano chiedendoti sempre aiuto e protezione? Sempre figli sono.
E “forse” resteranno tali pure a cinquant’anni. O no?