L’Italia per la seconda volta consecutiva, record negativo nella nostra storia del calcio, non parteciperà a dei Mondiali di calcio.
Dopo la Svezia, la Macedonia del Nord. Sognavamo di vincere il Mondiale.
La realtà ti ha sbattuto in faccia un risultato clamoroso. Ma tutto sommato non imprevisto. Era nell’aria. Abbiamo peccato di arroganza, di presunzione. Ci siamo esaltati dopo la vittoria dell’Europeo, che a dirla tutta, è stato vinto grazie anche a delle circostanze favorevoli e non per aver giocato il miglior calcio. Il problema, il solito problema, è più radicale, più profondo. Che continua a ripetersi. Che continua ad esistere. Che continua ad affossare un sistema fallito.
Sì, il nostro calcio è fallito. Siamo fuori dalle grandi europee, e per rientrare tra le top mondiali siam costretti ad inventarci una SuperLega per ricchi, continuiamo ad essere attrattiva per gli stranieri che vengono qui a riciclarsi. Senza quote “azzurre” nelle squadre di SerieA la Nazionale non andrà da nessuna parte. Urge qualità e quantità, dai vivai alla massima serie. Si devono incentivare i giovani a praticarlo questo sport, a viverlo come tale, non come vetrina per arrivare al lusso. C’è una questione di selezione e disponibilità nelle rose significativa. Irrisolta. Nel calcio serve pianificazione. Per risalire la china serviranno anni.
La vittoria dell’Europeo è stato l’ultimo urlo di gloria tentata di un calcio fallito. Il mondo sta vivendo un periodo disastroso, tra pandemia, guerre, crisi economiche, sicuramente ci son cose più serie a cui pensare che ad una mancata partecipazione ad un Mondiale. Ma è innegabile che ne va dell’immagine, e della sostanza.

È un danno pesante per il Paese, l’ennesimo. I processi ci saranno, le fucilazioni, pure, il capro espiatorio non mancherà, ma è l’intero mondo del calcio che deve capire che siamo arrivati all’amen. Non ora, da tempo. Serve fare squadra, serve ripensare il sistema che tra plusvalenze, bilanci, sconfitte sportive, questioni giovanali, e quant'altro è letteralmente saltato in aria. 
Ma ripeto che la questione dei giovani italiani è fondamentale. Senza giovani non abbiamo futuro.
A Palermo si è chiusa definitivamente l’epoca del calcio italiano che faceva sognare nel mondo, con quel merd... ripetuto ad oltranza verso il portiere avversario, ma alla fine nella merd... ci siamo sprofondati meritatamente noi.