Calcio uguale a bella macchina, bella donna. L'uomo forte, virile, muscoloso, la donna quasi relegata ad una sorta di accompagnatrice di quel gladiatore del ventunesimo secolo che ha spesso come passa tempo quello di sfornare bambini come conigli. D'altronde essendo ricchi possono permetterselo loro, i calciatori, di fare figli e quanti ne vogliono per poi esibirli al mondo intero come oggetto, come trofeo, in tanti tristi casi. In altri, per fortuna, regna la dignità.

Quella dignità che il mondo della TV continua a negare a ciò che deve continuare a rimanere nascosto. Si invitano sempre come ospiti o meno, mogli, accompagnatrici, fidanzate, compagne di giocatori. Mai un compagno. Eppure di coppie gay nel calcio ve ne sono. Ma non ho visto una sola volta invitato un compagno di qualche giocatore, non ho mai visto una sola vota una notizia di "gossip" sull'amore tra due calciatori dello stesso sesso.
Abbondano fino all'inverosimile i casi inversi. L'omosessualità è un qualcosa che continua a rimanere un mistero nel calcio. Una sorta di tabù che non si riesce ad infrangere.

Eppure la televisione potrebbe essere uno strumento potente in tal senso, aiutandolo a rompere questo tabù, aiutando i calciatori a riconoscersi per quello che sono, a dichiararsi, a non temere l'omofobia che trae forza proprio dal silenzio, in quella società fatta da stereotipi che continuano ad essere una deprimente normalità mediatica.