Se in una candida notte alzassimo lo sguardo, ammirando il cielo notturno che si apre davanti ai nostri occhi, potremmo leggere il più grande libro mai scritto dall’umanità; costellato di Dei ed eroi che con le loro gesta hanno rischiarato l’oscurità che avvolgeva la terra e ispirato i giovani che ascoltavano rapiti i cantastorie narrarle. Lassù nel firmamento dove, dopo una vita di fatiche e di grandi gesta, gli dei, innalzavano gli eroi rendendoli pura luce in grado di vincere le tenebre e di guidare gli uomini nella loro vita. 

Chissà se ieri sera gli dei del calcio volgendo il loro sguardo a Verona, in uno dei tanti stadi dove ogni domenica si gioca in loro onore, si siano compiaciuti dello spettacolo che gli è stato offerto da una piccola squadra che, fino ad oggi, sta incarnando i veri valori di questo sport, rischiarando con la sua luce le giornate calcistiche. Chissà cosa avranno pensato guardano alla squadra di questa città che nei secoli ha affascinato il bardo immortale, il quale la rese teatro della più famosa storia d’amore; o dove persino Dante, amante tradito dalla sua Firenze, ritenne che potesse esser dolce spirare. Sicuramente guarderanno con benevolenza a questi undici eroi e al loro condottiero che, al pari degli eroi che li hanno preceduti e le cui storie immortali brillano su di noi, compiono le loro gesta rendendosi simili a Prometeo, un amico dell’uomo, che rubò il segreto del fuoco solo per farne dono agli uomini, e così il Verona compie il suo atto eroico prendendosi la vittoria e regalando al nostro campionato la possibilità di una sfida per il vertice ancora più accesa!

La via che conduce questi dodici alla gloria si presenta impossibile, ma così deve essere perché l’immortalità va meritata. Si comincia sul campo di Milano, dove un diavolo ferito e umiliato nell’orgoglio non vuole regalare nulla al suo avversario, la partita comincia e la furia di questi dodici si abbatte sui rossoneri risvegliando antichi timori, di quella “Fatal Verona” che molti anni fa gli tolse uno scudetto. Nonostante un’espulsione finale il diavolo non riuscirà ad imporsi sugli scaligeri che risalgono dall’inferno rossonero con un punto preziosissimo e iniziando ad attirare le attenzioni degli dei di questo sport.

Ma non c’è tempo di festeggiare, l’attenzione di tutti è sul Verona, e dopo molte peripezie, convinto dalle possibilità di questi ragazzi qualcuno lassù si decide, ed ecco la possibilità che tutti attendono, quella di guadagnarsi un posto tra i grandi. Prima dovranno vedersela con la squadra più in forma del campionato e, subito dopo, con la più forte, non c’è spazio per dubbi: o gloria o oblio! La partita contro Lazio si apre con i ragazzi di Juric carichi, sprezzanti dell’avversario e vogliosi di giocarsi la partita faccia a faccia, dopo 90 minuti di spettacolo, l’impresa è compiuta, il Verona esce dall’arena dei gladiatori con un altro punto importantissimo!

Nec descendere, Nec morari! Questo il motto di un’intera città, questo il motto di questi giocatori attesi in casa dall’ultima prova, quella più ardua di tutte, quella contro la prima della classe, quella che può innalzare questa squadra al livello dei grandi eroi del passato o farla cadere nell’oscurità dei ricordi dimenticati. Per vincere quest’ultima sfida servirà una prova più grande di qualsiasi altra, una prova degna dei grandi eroi mitologici, ma, d’altronde, se hai nel tuo nome “Hellas”, se porti il ricordo della terra natia di questi eroi con te è tutto più facile! La partita inizia e per larghi tratti non possiamo dire chi fosse la preda e chi il predatore, un primo tempo giocato con un intensità inimmaginabile e conclusosi a reti inviolate. Nella ripresa qualcosa si muove, la sua avversaria non ci stà e la stella più brillante del nostro campionato si accende. Come un lampo sigla la rete del momentaneo vantaggio, illudendosi di averla avuta vinta ancora una volta, ma presto imparerà una delle regole fondamentali del firmamento: quando il sole brilla, le stelle non vedono!

Feriti ma indomiti, accesi dal furore dei guerrieri spartani si riversano nella metà campo avversaria surclassandoli per intensità e per gioco e, abbagliati dall’intensità della loro luce subiscono il primo colpo, quello del pari! Ma non basta, questa squadra merita la vittoria e fu così che dove l’occhio dell’uomo fallì ci pensò quello che tutto vede, il Var interviene, chiamata dall’alto che assegna un calcio di rigore agli scaligeri. Tutto è pronto, in quel momento, dove solo undici metri dividono il Verona dall’Olimpo dei grandi, un pensiero molto umano avrà attraversato la mente di Pazzini, un pensiero che mina la volontà di un gruppo di ragazzi e dei loro sogni di gloria,  un pensiero che potrebbe portare un comune uomo ad accontentarsi, a dire “in fondo un punto contro la Juventus può bastare”, ed è in quel momento, guardando alla sua curva che ha visto scritto “Nec discendere, Nec morari!” ovvero, chi si ferma è perduto, ed è così che risvegliato dal sonno mortale che attanagliava la sua mente Pazzini gonfia la rete, consegnando questa squadra e la sua impresa all'immortalità!

Le fatiche di questo gruppo di dodici ragazzi ancora non è finita ma siamo sicuri che dopo ieri sera il firmamento sia più luminoso, arricchito dalla stella di questo Verona che, come il suo astro, sta brillando nel nostro campionato!

Nec descendere, Nec morari!