Dopo aver archiviato le prime tre giornate di campionato, ci siamo subito tuffati sulla nazionale in campo già stasera, dove gli azzurri affronteranno la Polonia, per poi incontrare il Portogallo (privo dello spauracchio CR7) tra tre giorni.

Inevitabilmente, quello della nazionale Italiana è diventato un tema rovente, dove il disfattismo ormai fa da padrone, per lo più giustificato, in parte dettato anche dal momento storico, che innegabilmente negli ultimi mesi ci ha visto toccare il punto più basso della nostra storia, quando nello spareggio con la Svezia, ci ha visto non qualificarci per il mondiale di Russia.

Ormai che la nostra nazionale abbia dei problemi, è il segreto di Pulcinella. Da anni ormai abbiamo una nazionale sulle gambe, dove forse abbiamo un po’ sottovalutato la cosa, complice anche il biennio che ha visto C.T. Conte, il quale sembrava aver dato tono ed un nuovo inizio alla nazionale, ma che forse aveva solo mascherato e rallentato un po’ il declino, con un discreto Europeo, dove fummo eliminati ai quarti da una Germania nettamente superiore a noi, solo ai rigori.

A Conte succede Ventura con un primo anno tutto sommato buono, ma un secondo del tutto disastroso culminato con la mancata qualificazione a Russia 2018.
Ora il neo tecnico Mancini riparte da zero, dalle macerie di ciò che è stato, anche se, a mio avviso, non è tutto da buttare. Nonostante il pessimismo di massa che circonda la nostra nazionale, qualche punto fermo lo abbiamo.

Proviamo ad analizzare i reparti:
DIFESA: sulla carta dovrebbe essere il nostro punto forte, in quanto il reparto prevede due centrali(Bonucci e Chiellini) che giocano insieme anche nella Juventus (alla quale negli ultimi anni viene riconosciuto il reparto arretrato più forte d’Europa) e che sono abbastanza affidabili. Alle loro spalle giovani di sicuro avvenire, ma in attesa di consacrazione, come Romagnoli, Caldara e Rugani. Anche sugli esterni, tutto sommato, non possiamo lamentarci, con Florenzi, Zappacosta, Darmian, Spinazzola (in via di guarigione).

CENTROCAMPO: il nostro vero grande problema, orfani dei vari De rossi, Gattuso e, soprattutto, Pirlo, in questo reparto non c’è mai stato un ricambio generazionale, o comunque non altezza. Il nodo principale è che siamo senza un regista da anni ormai. Nel ruolo si alternano sia Verratti che Jorginho, con scarsi risultati. Verratti sulla carta sarebbe il perfetto sostituto di Pirlo, ottimo piede, visione di gioco, ma forse difetta di personalità, in quanto procede sempre con giocate semplici, senza cercare mai la verticalizzazione, giocando in orizzontale, non forzando mai la giocata, dando lentezza e prevedibilità al gioco, un po’ come il suo alter ego Jorginho buon metronomo e nulla più, non avendo completamente nelle proprie corde il lancio in verticale.
Ma oltre al regista, manca il classico centrocampista “sette polmoni”, il Gattuso della situazione per intenderci, pronto ad inseguire tutti e tutto (anche dopo il fischio finale). Abbiamo qualche giovane interessante e nulla più, neanche titolare nel proprio club, e questo alla lunga è un ulteriore problema, come Glagliardini, Pellegrini, e Cristante. Mentre in rampa di lancio per ora troviamo Benassi e Barella, che tanto bene stanno facendo nei propri club (Fiorentina e Cagliari), ma ancora troppo poco smaliziati a determinati livelli.

ATTACCO: come per la difesa tutto sommato il materiale umano c’è, dove, sarò impopolare, Balotelli è un punto di partenza, perché al netto dei suoi colpi di testa, quando sta in campo concentrato, lo fa bene e, al di là della simpatia o antipatia, perché alla fine sono queste le discriminanti principali quando lo si giudica, strano ma vero, Balotelli è tra i migliori degli azzurri, perché il suo quadriennio azzurro precedente, prevede l’Europeo 2012 che ci vede finalisti(perdenti), con un Balotelli protagonista e in grande spolvero e qualificati al mondiale 2014 (eliminati ai gironi), mentre il quadriennio successivo, dove Balotelli non prenderà mai parte, ci vede eliminati ai quarti di finali dell’europeo 2016 e non qualificati ai mondiali 2018. Il reparto prevede anche la presenza di Belotti, che dopo una stagione super con il Torino due anni fa, l’anno scorso non riesce a ripetersi, condizionato da molti infortuni, e ora si aspetta la consacrazione definitiva. Poi troviamo Immobile, che in Italia sta facendo benissimo da diversi anni, ma quando si alza l’asticella, non sembra all’altezza( pesa per lui la macchia di non aver mai tirato in porta nello spareggio mondiale con la Svezia). La nota lieta è l’esplosione di Chiesa, talento cristallino della Fiorentina, solo bisognoso di un po' più di esperienza ad alto livello.

Sicuramente c’è tanto lavoro da fare per il mister Mancini, ma qualche punto fermo c’è, più che altro starà a lui farne una squadra, perché così come avere una buona difesa non garantirà di non subire gol, avere un buon attacco non garantirà di fare gol, solo le fasi di attacco e difesa permetteranno ciò, e il tutto solo quando il mister farà in modo che saranno fasi di squadra e non di reparto. Sicuramente un altro punto importante sarà dare spazio ai giovani, ma senza forzare il tutto e senza mandarli allo sbaraglio, magari affiancandoli con quei vecchi volponi, che da anni calcano i campi di Serie A, come De rossi e Quagliarella, che darebbero quella cifra d’esperienza che serve sempre. Così come, nel contempo bisogna sapere analizzare con obiettività le cose negative, senza nascondersi sempre, come successo nel recente passato, dietro capri espiatori come Balotelli, quando c’è stato.
Come detto in precedenza, il compito più complesso sarà rifondare il centrocampo, ma magari la batosta della mancata partecipazione al mondiale russo farà da lezione e da input per risorgere.
Buon lavoro mister!