Nel 2016 nasceva il termine “petaloso”, termine creato da un bambino delle scuole elementari, accettato in seguito dall’Accademia della Crusca e ora presente nel vocabolario Treccani. Quando avvenne vi furono diverse reazioni di opposta natura, da chi fece notare l’inutilità del termine a chi lo ritenne simpatico e giustificabile. Nasce oggi il “sarrismo”, di natura completamente differente e già abbondantemente utilizzato nel tempo dagli addetti ai lavori. La Treccani, anche in questo caso, ha sentito la necessità di inserirlo fra i termini “di recente introduzione nella lingua, motivato da nuove esigenze tecniche o di costume”, in parole povere, come neologismo. Oggi come allora le risposte dell’opinione pubblica sono state controverse, alcune ironiche, altre di incertezza sulla necessità della sua esistenza, altre ancora rispettose della decisione. Il termine, in effetti, essendo già di dominio pubblico nel linguaggio comune, o comunque di settore, è stato semplicemente certificato e accettato ufficialmente e contribuirà ad allargare il nostro dizionario. La cosa che fa pensare è come la decisione prescinda dalla carriera dell’allenatore, dal merito e dalle vittorie, dalla qualità insomma basandosi solo sulla quantità, sull’uso continuo che viene dato al termine. Possiamo notare come non esista infatti il termine “fergusoniano”, derivazione dell’allenatore più vincente di sempre se consideriamo i titoli nazionali e internazionali, tantomeno esiste “trapattoniano”, l'unico allenatore che è riuscito a vincere tutte le manifestazioni UEFA per squadre di club in cui ha partecipato, o “ancelottiano”, l’allenatore più vincente considerando le sole manifestazioni UEFA, o “zidaniano”, l'unico allenatore ad aver vinto 3 Coppe dei Campioni/Champions League consecutive. Nulla contro Sarri, sia chiaro, agente incolpevole di questa storia, avrà molto tempo per dimostrare la sua bravura e che nessuno contesta, ma spesso la moda vince sul peso specifico di valutazione e questo quantomeno dovrebbe farci pensare.