«Ancora una volta è stato sbagliato l’atteggiamento generale. Ci mancano intensità e lotta». Questo, in sintesi, il pensiero espresso da Carlo Ancelotti ieri sera dopo la débâcle subita per mano della Sampdoria. Eppure, in quello che può essere considerato il primo step del campionato, le avvisaglie per rimediare a questo handicap si erano già ampiamente palesate negli incontri vinti con rimonta contro Lazio e Milan. Quelle partite sono servite a nascondere i difetti di un Napoli costruito male in fase di calciomercato, con colpe da attribuire sicuramente a De Laurentiis, ma anche a Giuntoli e, persino, ad Ancelotti i quali, in percentuale, non hanno saputo rinnovare la rosa per affrontare un campionato dai connotati diversi da quelli della passata stagione.

Per contrastare la Samp muscolare e di corsa messa in campo da Giampaolo era necessario schierare una formazione che oltre alle stesse caratteristiche aggiungesse la concentrazione e, soprattutto, il carattere della grande squadra. Il Napoli non ha nulla di tutto ciò. Forse con la sua cura Re Carlo saprà conferire quei concetti che le sue squadre hanno sempre mostrato, ma sin da subito dovrà comprendere quale potrà essere l’apporto che ogni singolo giocatore sarà in grado di dare al nuovo progetto Napoli.

E’ inutile nasconderlo, e qui non c’è alcuna intenzione di criticare l’operato di un allenatore che più di ogni altro conosce pregi e difetti dell’intera rosa, ma contro la Samp uno su tutti è stato l’errore compiuto dall’allenatore emiliano. Inserire Verdi, uomo non disposto per DNA a corsa e sacrificio, al posto di Callejon, prezioso tassello del Napoli di Benitez e Sarri, è stato come voler sacrificare una identità che gli azzurri hanno costruito negli anni. La bocciatura di Ancelotti, destinatario Verdi, è suonata come il primo campanello d’allarme di una partita persa in partenza. Infatti, con la sostituzione dell’ex Bologna a inizio secondo tempo con un ispirato Ounas, calciatore dotato di forza sulle gambe nelle ripartenze e di quella fantasia negata dalla prestazione incolore di Insigne, aveva rimesso a posto la corsia destra che fino ad allora era sembrata latitare.

Inoltre, durante l’intervallo il mister ha cercato di modificare il solito schema “sarriano”. Sostituito anche Insigne con Mertens, il Napoli ha cambiato i suoi schemi portando il belga al fianco di Milik. Gli azzurri hanno iniziato a macinare gioco e grinta, ma è servito a poco. Quagliarella, dopo Drefel, ha estratto dal suo cilindro una prodezza che ha messo fine alla speranza partenopea di poter ripetere i miracoli avvenuti nelle prime due giornate. A questo punto bisognerebbe chiedersi come è possibile subire il primo gol su azione di contropiede e il terzo gol con Koulibaly che marca “Quaglia” da un metro e mezzo, concedendogli tutti gli spazi possibili per realizzare l’impossibile.

Il Napoli in queste prime tre giornate ha subito sei gol su altrettanti tiri. Sembra assurdo maa Karnezis, prima, e Ospina, dopo, non hanno avuto il piacere di poter effettuare una sola parata. E’ da sottolineare la loro incolpevolezza in tutte e sei marcature e proprio per questo motivo bisogna ripensare a un modulo che riesca a proteggere maggiormente la difesa, partendo dal centrocampo, zona in cui l’unico a mostrare grande dinamicità e forza fisica è Allan. Hamsik e Zielinski, per quanto ottimi interpreti nel loro ruolo, hanno maggiore propensione alla fase d’attacco.
La scommessa Hamsik regista avrà ancora bisogno di molto tempo per diventare vincente e, in attacco, Milik, troppo lento e macchinoso, non sembra il miglior interprete di un ruolo che negli ultimi anni ha visto impegnati Higuain e Mertens.
Se è vero che Ancelotti gradisce giocare con un centravanti dalla stazza imponente è altrettanto vero che Mertens riesce con il suo estro a dare maggiore velocità e fantasia ad un reparto che sembra “ingessato”.

La sosta giunge come un toccasana per Ancelotti, il quale saprà apportare le modifiche necessarie per dare alla squadra la sua idea di calcio e ripartire alla grande. D’ora in poi sarà vietato continuare a sbagliare.

Giuseppe Panella