Quando si raggiunge l'apice (o quasi) anche solo restarci viene vissuto con un certo malcontento. È quello che è successo al Napoli, che dopo aver raggiunto con Sarri i 91 punti e l'espressione massima del bel gioco basato su possesso palla, improvvise accelerazioni e inserimenti senza palla. Gol, spettacolo e risultati di altissimo livello. Questo era il Napoli di Maurizio Sarri. Mancavano però i trofei e allora è arrivato Carlo Ancelotti, l'allenatore delle tre Champions League, l'uomo che doveva valorizzare l'intera rosa del Napoli, completare e migliorare l'opera iniziata da Sarri portando il tricolore all'ombra del Vesuvio. E invece, dopo un inizio positivo caratterizzato da un girone d'andata da 44 punti in 19 partite e un'eliminazione in Champions al fotofinish per mano delle potenze Liverpool e PSG, il Napoli ha iniziato a faticare terribilmente culminate con un 2019 da incubo: in suddetto anno solare i partenopei hanno portato a casa il misero bottino di 55 punti in 33 partite (media punti di 1.66 a partita). La nota curiosa è che dall'addio del capitano Marek Hamsik, il Napoli ha realizzato appena 48 punti nelle 30 partite di campionato seguenti alla cessione dello slovacco, vero leader e anima dello spogliatoio. Leadership che Insigne non ha saputo avere quando è diventato capitano della squadra e ha portato ad uno spogliatoio senza una vera anima.

Eppure la squadra di Ancelotti, fatto salvo per la rocambolesca sconfitta con la Juventus, era partita bene al punto da schiantare il Liverpool di Klopp al San Paolo per 2-0 in una notte magica e che sembrava essere il preludio per una stagione ricca di soddisfazioni. Così non è stato perché la Serie A non è la Champions, nel bene e nel male e in Italia giocare con un centrocampo così male assortito come quello partenopeo si paga a caro prezzo. E qui ci sono i clamorosi errori di Ancelotti che ha avallato in 13 mesi le cessioni di Jorginho e Hamsik puntando su Fabiàn Ruiz, Zielinski, Elmas e soprattutto Allan. Non male se non fosse che nessuno di questi quattro è veramente un giocatore da centrocampo a due (forse il solo Allan) oltre al fatto che Insigne da esterno di centrocampo nel 4-4-2 perde molte delle sue abilità. L'anno scorso la situazione era migliore perché con Allan e Hamsik a fare da cerniera e Fabian esterno a sinistra il 4-4-2 spesso diventava un 4-3-3 con Ruiz mezzala sinistra, Allan mezzala destra e Hamsik vertice basso, permettendo a Insigne e Callejon di agire liberamente ai lati di Mertens (o Milik). Senza Hamsik il Napoli ha perso questa capacità, Ancelotti ha scommesso su Ruiz ma il fallimento è conclamato anche perché lo spagnolo non sta rendendo come sa e non va meglio a Zielinski, che da mediano perde la sua principale caratteristica: l'inserimento senza palla, la capacità di poter giocare e far male tra le linee. Tutte cose che un tecnico che ha vinto tre Champions League, Serie A, Ligue 1 e Premier League dovrebbe sapere bene e che invece ha totalmente omesso, e se ci mettiamo che in estate voleva voluto a tutti i costi James Rodriguez anziché prendere un benedetto perno davanti alla difesa, si capisce allora che questo Napoli era un fallimento annunciato...