No, non è questione di gambe. Il Napoli ha corso più del Bologna, ha contrastato quanto i rossoblù e i dati fisici dimostrano che la squadra è in salute. Le gambe vanno, forse a casaccio, ma di certo non stanno ferme.
Questa è un’ottima notizia per i tifosi del Napoli e per Gattuso, che ieri si è giustamente congratulato con Mihajlovic e ha pubblicamente ammesso che al Napoli è andata bene, il Bologna avrebbe meritato di più. E’ un’ottima notizia perché in questa fase della stagione più anomala che si ricordi non si ha il tempo di allenarsi e di recuperare energie fisiche e sprazzi atletici. Ora ci si allena giocando, il corpo risente degli sforzi e non ha margini di recupero sufficienti, quindi un problema fisico diventa fortemente limitante per una squadra impegnata ogni tre giorni. Il Camp Nou si avvicina, la sua sagoma diviene ogni giorno più nitida e poi, se la Dea Eupalla vorrà, ci sarebbe anche Lisbona.

Qual è il problema, allora? Perché il secondo tempo del Napoli contro il Bologna ha spaventato i tifosi partenopei e ha fatto arrabbiare Gattuso? E’ proprio il mister calabrese a fornirci la chiave di lettura: “Nella ripresa non siamo scesi in campo. Abbiamo giocato al di sotto delle ultime 7-8 partite e non va bene. Non mi interessa quando sento dire che non ci sono stimoli”. Quando dice che il Napoli non è sceso in campo nei secondi quarantacinque minuti di gioco, si riferisce evidentemente alla testa e non alle gambe, stando a quanto dicano le rilevazioni statistiche sui metri percorsi, sugli scatti e sui contrasti. Se poi Gattuso sottolinea pure che non vuol sentire la storiella dell’assenza di stimoli, ammette implicitamente che questa storiella è stata raccontata. E magari qualcuno, dentro lo spogliatoio, ci ha pure creduto. Milik, ad esempio: ha realizzato una delle peggiori prestazioni da quando veste la casacca azzurra, è sembrato oggettivamente interessato poco alla partita e, forse, col pensiero è già a Barcellona, magari poi a Lisbona, infine certamente lontano da Napoli per la stagione prossima. Anche chi è entrato a partita in corso ha dato la medesima impressione: eccezion fatta per Insigne, gli altri subentrati sembravano stare in campo a fare una sgambata prima degli eventi che contano davvero.

E’ inutile nasconderselo: il Napoli non ha nulla da chiedere a questo campionato, la vittoria in Coppa Italia ha garantito l’accesso alla prossima Europa League e c’è un ottavo di ritorno di Champions da giocare tra meno di un mese. Forse è per questo che in pochi oggi farebbero uno scatto in più, un tackle in più, sapendo di rischiare di non giocare al Camp Nou. E’ umanamente comprensibile, per quanto professionalmente deleterio, per un motivo in particolare: una squadra che in campionato non allena se stessa agli sforzi, mentali prima che fisici, è destinata a fare figuracce in Europa.
Gattuso lo sa bene. Pressioni del genere le ha vissute per oltre dieci anni, quando vestiva le maglie del Milan e della Nazionale e arava i campi di mezza Europa. La squadra ha ancora tre settimane per assimilare questo fondamentale concetto, questo modus vivendi del proprio allenatore, prima di vendere cara la pelle contro Messi e compagni.