Il paradosso -uno dei tanti di questa stagione del Napoli, a più sette dalla terza, ma a meno tredici dalla prima, in testa e imbattuto sino all'ultima giornata del girone di Champions con squadroni come PSG e Liverpool, ma poi eliminato- è che in campionato la squadra di Ancelotti, sebbene priva di un leader come Albiol, non prenda gol da oltre quattro partite. Una tale ermeticità difensiva è in genere capace di garantire un ottimo bottino di punti: invece, Insigne e compagni nell'ultimo mese ne hanno conquistati solo sei. 
 
QUARTO ATTACCO DEL CAMPIONATO- Legittima la frustrazione della squadra azzurra, trovatasi contro un Torino arrivato al San Paolo reduce anch'esso da tre partite di campionato senza subire reti e perfettamente arroccato in difesa da un maestro come Mazzarri. Gli uomini di Ancelotti hanno concesso a Ospina -alla quarta personale partita consecutiva terminata con la porta inviolata: merita la conferma annunciata dal tecnico- di scaldarsi i guanti per un solo intervento. Milik e compagni riescono nove volte a tirare nello specchio della porta avversaria, colpendo due pali (clamoroso quello, a Sirigu battuto, di Insigne).
Tra manovre alcune volte inevitabilmente frenetiche e confuse e altri momenti di belle azioni corali, a fine partita si sono registrati anche otto tiri che non hanno centrato la porta e ben quindici calci d'angolo guadagnati. Il rammarico è soprattutto per alcune palle gol non concretizzate per pochi centimetri. Tuttavia, qualunque ne sia il motivo, resta un dato preoccupante: il Napoli è ormai solo il quarto attacco del campionato, con 42 gol realizzati in 24 giornate, dietro a Juventus, Atalanta e Roma, e davanti alla Sampdoria che segue con due sole reti in meno.
 
SOTTOVALUTATI I SEGNALI DELL'ULTIMO TERZO DELLO SCORSO CAMPIONATO- Un'involuzione nella capacità di segnare già evidente nell'ultimo terzo dello scorso campionato -quando furono realizzati appena diciassette gol nelle ultime dodici partite- e probabilmente sottovalutata in estate in fase di mercato. Milik ultimamente continua ad arrivare mezzo secondo dopo e con un maledetto centimetro in ritardo sulle palle gol. L'attaccante polacco rifiata dopo un periodo di grande forma, durante il quale da solo aveva tenuto in piedi la baracca e, in fondo, è il meno colpevole di questo "mal di gol". Dispiace dirlo, ma il Mertens attuale è purtroppo lo stesso che concludeva lo scorso campionato facendo un solo gol nelle ultime undici partite di campionato. Lo stesso identico misero rendimento col quale Insigne chiuse la Serie A 2017-18 (e analogo ragionamento lo si potrebbe fare per Callejon, che concluse il campionato con due sole reti nel medesimo numero di partite).
 
LE LINEE DI DIFESA E CENTROCAMPO FANNO BEN SPERARE PER IL FUTURO- Il lavoro più importante da compiere da qui a fine maggio è di, oltre a quello di conservare un sempre prestigioso secondo posto in Italia e competere il più possibile in Europa League, capire come comporre l'attacco del Napoli della prossima stagione. Paradossalmente dopo stagioni di grandissimo rendimento, è il reparto dove, da un anno solare a questa parte, c'è il maggiore margine di miglioramento. Ad una linea difensiva divenuta ormai eccellente (otto gol subiti nelle ultime diciassette di campionato), c'è poco da chiedere in più (se non un'alternativa ad Albiol, oramai 34enne, più affidabile di Maksimovic). Difficile anche migliorare un centrocampo illuminato da un nuovamente straordinario Allan, contro il Toro nuovamente capace nella difficilissima arte di rendere spettacolare e elegante agli occhi l'usualmente oscuro lavoro di recupera palloni. Una linea mediana che vede in Zielinski un punto fermo del progetto e in Ruiz -ancora troppo altalenante nella sua veste di playmaker, con lampi di giocate di classe coperti da ombre pesanti di passaggi sbagliati e rallentamenti della manovra- un talento purissimo sebbene ancora grezzo. Senza dimenticare che giovani e/o nuovi arrivati come Diawara, Ounas, Verdi e lo steso Rog possono ancora crescere molto.
 
L'ESTATE PROSSIMA OCCORRERANNO CORAGGIO E FREDDEZZA- Callejon, Mertens e Insigne sono giocatori straordinari che hanno fatto cose meravigliose in questi ultimi cinque anni e mezzo, ma i primi due sono più che trentenni. Lorenzo deve invece capire e far capire se è in grado o meno, ora che è anche capitano, di diventare il leader mostratosi in maniera così decisiva solo nei primi tre mesi di Ancelotti. Lo stesso Milik, che pure in Serie A, tra chi ha giocato almeno 300 minuti, è il terzo migliore nel rapporto gol/ minuti in campo (uno ogni 114', meglio dello strombazzato Piatek e dietro solo a Duvan e Cristiano, che però ha calciato cinque rigori) deve ancora dimostrare del tutto di essere la prima punta su cui poter puntare anche in futuro, al di là delle incognite fisiche sempre legate al suo rendimento.
Un lavoro, quello con l'attacco, oggettivamente molto difficile per la società, da cui però passa il futuro ad alti livelli del Napoli nei prossimi anni. C'è da augurarsi che dalle prossime partite si torni a segnare come nelle prime diciassette di campionato, nelle quali la squadra ha avuto il migliore attacco della Serie A.
In ogni caso è nel reparto offensivo -si spera tanto di sbagliare facendosi prendere dall'onda emotiva nell'ipotizzarlo- che la prossima estate qualche cambiamento importante andrà fatto.