Quando Sarri dichiarò in un'intervista che dopo anni di sacrifici, suoi e della sua famiglia, avrebbe voluto pensare anche alla soddisfazione economica monetizzando, spiazzò un po' tutti.
Da lui, uomo umile che si presenterebbe in tuta anche davanti al Papa, un'uscita così, pubblicamente, non te l'aspetteresti. A meno che non avesse in mente di dare un forte segnale alla società: o mi metti a disposizione una rosa che possa giocarsela con tutti, oppure io metto a disposizione la mia competenza a chi dimostra di volerla maggiormente premiare, in tutti i sensi.

ULTIMA STAGIONE. Non avrà vinto il titolo, come si sarebbe indotti a pensare se si contassero i fuochi sparati durante l'anno a Napoli, ma è stato un anno da record, sia di punti per il Napoli, sia di emozioni per i tifosi. La vittoria all'Allianz Stadium è valsa la soddisfazione di mezza stagione e avrebbe potuto valere anche qualcosa in più, se non avesse trovato di fronte una squadra abituata a vincere e a non perdersi d'animo nei momenti più difficili, magari a cinque minuti dal termine di una partita che avrebbe potuto sancire la fine di un ciclo vincente. Un prezioso secondo posto, che significa posto in Champions garantito, con conseguenti introti che consentono una più serena programmazione.

COSA SI RIMPROVERA A SARRI. Sarri ama la città, che non ha mai nascosto di ricambiare questa passione. Il tanto chiacchierato bel gioco, che a dire il vero non sempre è risultato tale se si pensa ad alcune prestazioni nell'Europa grande e piccola, è un credito che l'allenatore riscuote tra la gente ma meno in società. Perché, come sostiene ADL, nel cinema il produttore conta più del regista. Il Presidente, contestato a Napoli nell'ultima parte di campionato, non perde occasione per ristabilire la gerarchia che lo vuole decisore in toto sul futuro della squadra. Dall'alto della sua posizione rimprovera tra le righe, e neanche poi tanto, uno scarso uso dei vari Rog, Diawara, Ounas. Perché, eccezion fatta per gli infortuni importanti, il destino ha inciso poco sulle scelte di non mettere minuti nelle gambe dei calciatori acquistati anche con la clausola di Higuain pagata dalla Juve.

FUORI DA TUTTO. Un copione a memoria prevede che tutti gli attori imparino bene la propria parte. Ecco che l'uso centellinato dei nuovi trova ragione d'essere nel voler preservare a tutti i costi un credo tecnico-tattico che non ammette esitazioni, perché la fede nella propria religione potrebbe valere più di competizioni in cui arrivare in fondo sarebbe difficile e si correrebbe il rischio di ritrovarsi con un pugno di mosche in mano a fine stagione. Fuori dalla Champions, fuori quasi deliberatamente dall'Europa League, fuori per mano di una non più sorprendente Atalanta dalla Coppa Italia. All in in campionato e giocano quelli.

COSA FARE DEL NAPOLI. A questo punto la palla passa inevitabilmente a De Laurentiis, il quale dovrebbe provare a convincere Sarri a mettere la firma su un progetto che vedrebbe come punti inamovibili la conferma dei pilastri della squadra e l'arrivo di nuove pedine importanti per scacciare definitivamente le scuse di non avere una rosa in grado di competere su tre fronti. Ma siamo sicuri che un Presidente che nel mercato di gennaio scorso non ha investito nulla, per garantire ad un Napoli in corsa per il titolo di navigare in acque più tranquille, abbia questo desiderio? Tutto ruota intorno a cosa realmente si vuol fare di questo Napoli. Sicuramente una società sana con i conti in ordine, ma con tifosi e calciatori tra sogni e realtà

Paolo Costantino