La più larga vittoria all'Olimpico della storia del Napoli contro la Roma (assieme a uno 0-3 nel 75-76) è anche la terza consecutiva dei partenopei sul campo dei giallorossi. La miglior testimonianza possibile di questi anni più che positivi per la squadra azzurra, la quale, dopo il 1986-87, la stagione del primo scudetto, aveva vinto appena due volte nello stadio romano, prima di iniziare questa serie di tre successi. È vero: siamo pur sempre nell'epoca in cui altre tifoserie contestano la propria squadra, nonostante abbia vinto sette scudetti di fila, domini con vari record questo campionato e sia nei quarti di Champions.

CAPIRE QUANTO DI BUONO SI STA FACENDO- Chi ama i colori azzurri potrebbe però fare mente locale e ricordare agli altri tifosi di godersi quanto di ottimo si sta facendo in questo decennio. C'è purtroppo chi con sazietà inspiegabile parla di "solito secondo posto", quando il Calcio Napoli in ottanta e passa anni di pur gloriosa storia, lo ha raggiunto in precedenza solo altre sette volte e appena in altre due circostanze, come tutti sappiamo, ha fatto ancora meglio. Il gran lavoro di allenatore e giocatori ha fatto sembrare scontato e banale questo prestigioso piazzamento, dai più considerato otto mesi fa quasi un'utopia. Non è difficile ricordare la vulgata estiva: i precedenti due nelle tre stagioni passate erano stati ottenuti grazie agli schemi di un diverso allenatore, la rosa del Napoli era lacunosa e soprattutto corta e le altre squadre si erano rafforzate decisamente di più. Tantomeno era preventivabile si avessero dieci punti di vantaggio sulla terza a nove giornate dalla fine, dopo aver iniziato un nuovo ciclo e aver cambiato guida tecnica. Anche perchè, contemporaneamente, questa squadra è, unica italiana assieme alla Juventus, ancora in corsa in Europa, dove gioca i quarti di finale della seconda competizione continentale. Un qualcosa capitato pochissime volte (tre) nel passato di questa società, delle quali una sola essendo contemporaneamente seconda in campionato. Avere coscienza di questi numeri, non deve di certo far accontentare il tifoso, ma piuttosto ravvivare la sua passione e orgoglio, in vista di un traguardo prestigioso come l'Europa League e in particolare della doppia sfida contro l'Arsenal. Secondo la maggioranza degli addetti ai lavori quella che parte tra dieci giorni è una sorta di finale anticipata: per superarla positivamente ci sarà bisogno anche di un pubblico caldo e appassionato.

AL DI LA' DELL'AVVERSARIO UNA VITTORIA CHE INFONDE FIDUCIA- La prestazione di una squadra va valutata sempre bilanciandola sul valore e sul momento di forma dell'avversario: la Roma di questo mese di marzo, capace di perdere quattro partite su cinque e di complicare tremendamente la propria corsa alla prossima Champions e il suo futuro, non è in questo senso un test tra i più attendibili, per il momento psicologico e anche fisico che sta attraversando (in campo è parsa lenta e totalmente slegata tra i reparti). Tuttavia, in campionato non perdeva all'Olimpico dal 20 ottobre e nemmeno va sottovalutata una vittoria così larga in trasferta da parte degli uomini di Ancelotti. L'unico neo della giornata arriva dal primo tempo chiuso in parità. I partenopei sono riusciti nell'impresa di subire un gol in una frazione dove non avevano concesso nemmeno un tiro in porta agli avversari, dominati col 65% possesso di palla e due gol sfiorati di un nonnulla (la clamorosa occasione gol non capitalizzata da Verdi e il gol di Milik annullato per fuorigioco millimetrico). Colpa della mancanza di killer instinct che continua a essere un limite di questa squadra, un difetto congenito che nuovamente poteva costare caro.

LA VIA DEL GOL RITROVATA- Le belle notizie invece sono tante: per la seconda volta consecutiva il Napoli segna quattro gol. In realtà è la terza di seguito in campionato, se si considerano esclusivamente le partite in cui la coppia d'attacco titolare è stata composta da Milik e Mertens. Una testimonianza di come, in questo momento della stagione, la squadra possa fare a meno anche del suo capitano, all'insegna di un "tutti utili, nessuno indispensabile" che vale per chiunque ad eccezione di Allan e Koulibaly, i giocatori per i quali Ancelotti si è detto pronto a incatenarsi al centro sportivo di Castelvolturno, qualora venissero ceduti. Milik segna un gol meraviglioso, che sblocca e indirizza la partita. Arek porta a sedici il suo bottino in campionato e migliora sempre più la personale media gol/minuti giocati, adesso scesa a una rete ogni 104, la migliore della Serie A, tra i calciatori sin qui in campo almeno cento venti minuti.

VARIE OPZIONI IN ATTACCO- Tra questi non c'è Younes, che ha segnato due reti nei 112 minuti di campionato nei quali è stato impiegato: l'ex nazionale tedesco, a prescindere da queste cifre, sembra essere sempre più una valida carta da giocare per Ancelotti. Un'altra lo è uno degli investimenti maggiori dello scorso mercato, Simone Verdi, autore di un gol (il terzo con la maglia del Napoli), di un assist e di alcune giocate - gol divorato a parte- capaci di far intravedere perché Giuntoli abbia puntato così forte (25 milioni per il Napoli costituiscono una grossa cifra) su di lui la scorsa estate. Lo stesso Ounas, subentrato al posto di Mertens - il belga, al decimo gol in campionato, ha raggiunto le 78 segnature complessive con la maglia del Napoli di Cavani e, soprattutto, è ormai nuovamente al centro del progetto azzurro, nel quale sembra imporsi sempre più come leader dentro e fuori dal campo- è stato autore nella mezz'ora in campo di giocate in certi casi funamboliche. L'algerino troppe volte sembra innamorato di sé stesso e incapace di fare la scelta giusta con il pallone tra i piedi, ma ha velocità e tecnica difficilmente contenibili nell'uno contro uno dai difensori avversari: data la giovane età, ha buoni margini di miglioramento. Più in generale, sembra insomma finita la stitichezza offensiva del Napoli, ora da solo terzo migliore attacco della Serie A con 56 reti, appena quattro in meno di quelli realizzati dalla coppia composta da Juventus e Atalanta.

FABIAN RUIZ SIMBOLO DEL NUOVO NAPOLI- In generale, tutti i giocatori - eccezion fatta forse per Meret e i due terzini- offrono una prova sopra la sufficienza, ma una menzione particolare merita Fabian Ruiz, spettacolare nell'azione che lo ha poi portato a fornire l'assist del 3-1 a Verdi. Ha ventidue anni, non aveva mai giocato per squadre ai vertici della classifica, è venuto in un campionato difficile tatticamente come quello del Napoli, dove ha sostituto - e in un certo senso estromesso- una bandiera come Hamsik. Eppure, gioca come regista della seconda della Serie A con personalità e naturalezza da veterano. Pensando alla scorsa estate e a come la Roma veniva lodata per gli acquisti a centrocampo di Cristante, Zonzi e Pastore, mentre i dubbi sul Napoli e sull'acquisto di Fabian erano tanti, si può ben capire come la bravura di Giuntoli e Ancelotti nello scovarlo e poi puntare su di lui abbiano determinato la ben differente stagione di giallorossi e partenopei.