Il Napoli pareggia, non senza poche fatiche, nella (storicamente ostica) trasferta di Verona contro il Chievo. Conferma la sua leadership in campionato, eppure da qualche partita a questa parte sembra aver mutato un pò la sua pelle. All'appello mancano la fluidità di tante splendide azioni "alla mano", la precisione e la freschezza di Hamsik e Callejon, la rapidità e l'intensità che hano indotto anche numerosi allenatori europei a considerarlo tra i più belli del reame (Guardiola lo colloca tra le cinque più forti d'Europa per qualità di gioco). Eppure è come se l'entusiasmo iniziale avesse lasciato il posto ad una strana preoccupazione, dettata anche dagli sfortunati episodi capitati a Ghoulam e Milik, che ritroviamo nelle partite degli azzurri. Che al Napoli stia venendo il braccino del tennista? E se le batoste di Champions avessero ridimensionato la stagione partenopea, proprio ora che torna a farsi sentire la Juventus, ora ad un solo punto dalla vetta?  La verità è che forse il Napoli ci ha abitutato troppo bene ed ora si pretende che ogni partita sia una festa di calcio, pretendiamo quel tocco di originalità che da tre anni lo accompagna in tutti gli stadi d'Europa. Non deve stupirci il fatto che ci possano essere dei momenti di buio in alcuni momenti. Se l'idea intrapresa dal tecnico è quella di giocare splendidamente, tenendo un ritmo altissimo, anche due minuti di relax possono esserti fatali. Nel caso di Manchester sono stati anche più di due e lo abbiamo visto. E' fisiologicamente impossibile chiedere a undici giocatori di portare avanti una stagione con questi impegni. Un top team deve contare su almeno quindici titolarissimi. Sarri prenda nota della panchina e ne faccia buon uso. Sperando che gennaio arrivi in fretta, caro Maurizio, lascia da parte polemiche inutile riguardanti il calendario, fai pratica del turnover e non preoccuparti di questo. Gli amanti dell'arte e dell'estetica, i famosi sognatori di mestiere, ti sosterranno sempre e comunque.