Una pessima Juventus deve con buona probabilità dare addio ai residui sogni di scudetto dopo la brutta sconfitta patita questo pomeriggio al Diego Armando Maradona contro un volitivo Napoli ben messo in campo da Rino Gattuso.

Fin dalle prime battute di gioco si intuisce che senza Arthur e Bonucci, gli unici due uomini in organico in grado di organizzare e far partire l’azione con fosforo e tecnica, la manovra dei bianconeri sarebbe stata alquanto farraginosa.
Ma d’altra parte, consegnare le chiavi del gioco a Bentancur e Rabbiot è come se nella Juventus di Platini, Trapattoni avesse chiesto a Bonini di organizzare il gioco della squadra.

Il risultato prodotto è stato quello di una squadra sostanzialmente piatta, con poca qualità nell’avvio della manovra e senza nessun farcitore di gioco sulla trequarti, zona di campo in cui Bernardeschi ancora una volta si rivela un corpo estraneo alla squadra e totalmente inadatto a giocare in un top club.
Era proprio l’ex viola il preposto ad accentrarsi (quando Cuadrado saliva) per cercare la giocata in grado di innescare le punte. Peccato che una volta ricevuta la palla, Federico, oltre a perdere regolarmente un tempo di gioco si limitava a passare il pallone a ritroso al compagno a lui più vicino. Anche Federico Chiesa faticava a sinistra, fascia di campo da lui non troppo amata, riuscendo soltanto in poche occasioni a creare la superiorità numerica.

Ma è quando il Napoli passa in vantaggio che si consuma il vero dramma. I partenopei abbassano saggiamente il baricentro costringendo la Juventus a prendere in mano le redini del gioco, situazione nella quale i bianconeri mostrando tutti i loro limiti. Una squadra, quella di Andrea Pirlo, ottima quando può giocare di rimessa ma in estrema difficoltà quando si vede costretta a far gioco e a inventarsi le giocate in grado di far breccia nelle difese schierate.
Qualcosa cambia in avvio di secondo tempo grazie a Chiesa che spostato sull’out destro, zona di campo dove riesce a dare il meglio di sé, porta un paio di strappi con cui riesce a saltare il diretto avversario Mario Rui e a mettere in allarme la difesa partenopea.
Pirlo, pur non avendo grandi alternative in panchina, tarda a far entrare in campo Kulusevski, l’unico elemento creativo a disposizione. Lo inserisce solo al settantunesimo minuto confinandolo però sull’out destro anziché collocarlo sulla trequarti a ridosso delle punte per cercare di inventare qualche buona soluzione d’attacco.
Il risultato ottenuto è un Kulusevsky che sulla fascia non riesce mai ad incidere e Chiesa che, riportato sulla sinistra, lentamente si spegne pur risultando a fine partita il giocatore bianconero più pericoloso.
Cristiano Ronaldo e Morata non riescono mai ad avere la meglio sulla difesa napoletana che, pur largamente rimaneggiata, gioca una grande partita evitando gli straordinari a Meret, che in fase di riscaldamento aveva dovuto sostituire l’infortunato Ospina.
Ultimi dieci minuti convulsi in cui la Juventus attacca più con la forza della disperazione e con tentativi dei singoli piuttosto che con una manovra ragionata e schemi organizzati.
La partita termina con i bianconeri che non solo non riescono a battere l’estremo difensore degli azzurri Meret, ma nemmeno ad impensierirlo particolarmente.

Una Juventus che, anche in vista dei prossimi impegni europei, dovrà riuscire rapidamente a trovare un qualche correttivo alla mancanza di Arthur che per qualche settimana sarà fuori combattimento. Ad esempio, valorizzando il baby Fagioli che sarà pur giovane ed inesperto ma che ha già dimostrato di possedere piedi e visione di gioco. Qualità fondamentali per far acquisire alla manovra della propria squadra quella fluidità di gioco utile per esprimersi al meglio anche contro squadre chiuse e ben organizzate tatticamente.

 

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