Con la partita giocata al San Paolo termina il tour de force rossonero che in poco tempo, e in fila, ha dovuto affrontare Lazio, Juventus e Napoli. Dovevano essere tre gare complicate per il Milan che, a detta di molti, avrebbe raccolto un magro bottino. Nella migliore delle ipotesi cinque punti su nove. Invece, la squadra allenata da Pioli (sempre più acclamato ed elogiato per aver creato un gruppo solido e ben allenato) ha raccolto in tutto sette punti, frutto di due vittorie e un pareggio. 
Si era parlato anche della possibilità di sostituirlo in panchina se, nel famoso triangolo delle bermude, si fosse smarrito e avesse trascinato il Milan in acque poco rassicuranti. Era tanta la tentazione, secondo i media, di anticipare l'arrivo del Messia Rangnick per iniziare a portare avanti quel processo di trasformazione di acqua in vino. Ma il buon Stefano è andato avanti per la sua strada e, nonostante il suo destino sembra già scritto, ha portato a casa tre risultati importanti. Sempre a punti da quando è ripartito il campionato e sempre in lotta per la quinta posizione in classifica che vale veramente tanto.

Domenica contro il Napoli dell'ex Gattuso, (che bello vedere l'abbraccio tra lui e Maldini prima della gara) è terminata 2 a 2. Prima di scendere in campo in tanti avrebbero firmato per questo risultato. Successivamente, per come la partita si è evoluta, sono altre le valutazioni che sono state fatte e meritano un momento di riflessione. La prima è che il Milan visto ieri ha sbagliato molto, probabilmente più di quello a cui eravamo abituati nell'ultimo periodo. Errori individuali che hanno influenzato la partita. Prima di tutto non si può non citare l'ennesima prestazione negativa di Paquetà che porta Pioli a sostituirlo già alla fine del primo tempo. Il Brasiliano non ha ancora ritmi da Serie A e le sue giocate sono troppo leggere e ininfluenti, la sostituzione è un atto dovuto.
Un altro giocatore che ha influenzato il risultato finale in negativo è stato Ibrahimovic. Nella settimana in cui lo svedese ha dato "lezioni di storia del Milan" a chi non la conosce (vedi Gazidis) o probabilmente a chi l'ha dimenticata (molti tifosi), la prestazione non è stata da divinità. Giocare ogni tre giorni non aiuta nessuno figuriamoci chi deve essere giustamente preservato e deve ancora trovare i novanta minuti nelle gambe. Non è il solito Ibra, e si vede, molto meglio nella parte iniziale della seconda frazione di gioco dove lo vedi arretrare e impostare per i compagni. Stavolta la sostituzione è cosa buona e giusta, Ibra contrariato torna in panchina perché sa che stavolta non ha potuto mostrare miracoli.
E infine c'è Gigio. Un altro che nel bene e nel male ha influenzato il risultato finale. Secondo alcuni addetti ai lavori la prestazione del portiere rossonero non è sufficiente. Una gara in fase calante che si evidenzia con due imperfezioni sui gol del Napoli (poi vedremo meglio) e su difficoltà anche in fase di rinvio.
Per altri, invece, il portiere di Castellammare di Stabia non ha la piena responsabilità sui gol subiti e la parata iniziale è degna di considerazione perchè salva il risultato. Il problema quando si parla di Donnarumma è che lo vorremmo sempre Superman e "gli errori" sono la sua Kryptonite. Nel primo, una punizione calciata da Insigne viene respinta male e da due passi Di Lorenzo segna il più facile dei gol. C'è da dire che l'intervento visto così è goffo, in sua difesa però c'è dire che vede la palla all'ultimo e prova a metterci una pezza senza successo. Nel secondo nulla può su un tiro non irresistibile di Mertens, deviato da Romagnoli, che porta in vantaggio il Napoli e costringe il Milan ad inseguire per rimettere in sesto la gara. Di conseguenza partita da "dietro alla lavagna" per il portiere rossonero che non dà garanzia di sicurezza alla difesa rossonera.

La seconda riflessione è di natura tecnica. Al Milan stanno giocando quasi sempre gli stessi, è vero che in corso d'opera il tecnico cerca di far rifiatare i titolari, ma alla lunga la panchina corta non aiuta certamente anche perchè le sostituzioni sono scritte in partenza. Il centrocampo del Milan (vedi Bennacer e Kessiè) potrebbe risentire più di tutti visto che Pioli non può in questa fase fare a meno dei due, così come Romagnoli e Kjaer in difesa sono titolari inamovibili.
La terza, ed ultima riflessione, è che ci sono state anche delle note liete che hanno influenzato positivamente la gara. Una menzione spetta a Kessiè (migliore in campo), Hernandez e Pioli.
I primi due sono finiti nel tabellino dei marcatori. Il terzino del Milan, autore del primo gol, è riconoscibile per il contributo che dà nella fase d'attacco, migliore rispetto a quella difensiva, ma la prestazione di Theo è da signor difensore. Mentre Frank, che dal dischetto spiazza Ospina e regala un punto importante ai rossoneri, continua a fornire prestazioni importanti sia in fase di copertura difensiva che di inserimento in zona d'attacco. Per uno che che veniva spesso criticato ed era nella lista dei cedibili una grossa rivincita frutto anche di una continuità che spesso veniva a mancare.

Infine, l'ultima menzione spetta all'allenatore. Stefano Pioli, il normalizzatore, ha trovato finalmente la quadra del suo Milan e fino alla fine proverà a lasciare un segno nella stagione che deve assolutamente riportare il Milan nelle coppe europee. Pioli ha formato un bel gruppo che gioca per lui, anche stavolta legge bene la partita soprattutto nella fase di ricambio dei giocatori. Toglie subito Paquetà e non ha problemi a sostituire dio Zlatan, autore di una partita sottotono. Il Milan finalmente gioca come vorrebbe l'allenatore, ma il tempo volge al termine e le scelte sono sotto gli occhi di tutti. Detto questo il tecnico, conscio anche di quello che sta accadendo o potrebbe accadere, va avanti per la sua strada ed il suo lavoro è apprezzato sia dalla società che dai tifosi.

Questo è in sintesi Napoli-Milan visto in salsa rossonera. Ma come dimenticare la prima volta di Rino da avversario. Un'emozione forte per il tecnico Calabrese nell'affrontare il suo Milan, squadra che lo ha fatto crescere come uomo e come calciatore, regalandogli soddisfazioni in campo internazionale e la consacrazione di giocatore di lotta. E anche da allenatore Gattuso ha conservato queste doti. Nel silenzio del San Paolo si poteva udire la sua voce che guidava la squadra e incoraggiava i suoi giocatori. La sua voglia di vincere è stata un input, sia dal suo arrivo a Napoli, e la trasmette al gruppo. Se fosse ancora lì in mezzo al campo, lotterebbe su ogni pallone, rendendosi prezioso per i compagni.
Una foto della partita è emblematica. Rino fa un salto per recuperare una palla e velocizzare la ripresa del gioco e quel gesto iconico lo porta a diventare, a sua insaputa, idolo assoluto del web. Guardare poi le facce dei giocatori in panchina al momento del salto. Sono facce tutte concentrare sul gesto del proprio allenatore che viene immortalato nel suo modo di vivere la partita da protagonista. Ma non sarebbe il Gattuso che tutti conosciamo e che abbiamo ammirato anche a Milano, sia da giocatore che da allenatore.

Ma questo è il passato. Ora è il tempo di pensare alle prossime gare, (Parma, Bologna, Sassuolo, Atalanta, Sampdoria, Cagliari) le ultime sei per terminare la stagione. Nessuna di queste merita di essere sottovalutata altrimenti si corre il rischio di perdere punti pesanti come accaduto con Genoa e Spal. L'obiettivo è cercare di insediare il quinto posto che attualmente è in mano della Roma e per fare questo serve un gruppo di Leoni che, mai domi, cercano di sovvertire qualsiasi pronostico. Comr è capitato nel trittico di partite citato (se a queste ci aggiungiamo anche la Roma, saltando la partita di Ferrara), scopriamo che il Milan ha fatto veramente più di quello che ci si potesse aspettare. L'obiettivo immediato è non perdere punti fino a quando non si arriva allo scontro col Sassuolo (come gioca bene la formazione di De Zerbi, che attualmente è in lotta per l'Europa League) e l'Atalanta di Gasperini, che anche stavolta ha regalato sprazzi di gioco moderno e propositivo, condito con corsa e dinamicità. Sulla carta sono queste le insidie più grandi per i rossoneri. Ma niente va lasciato al caso e per non perdersi serve continuare nel cammino tracciato, nella strada che ha portato a risultati importanti, non ultimo quello del San Paolo.

Perchè la partita di domenica notte ci ha detto che il Milan regge contro chiunque, e se la gioca sapendo quali sono i compiti indicati dall'allenatore. E per fare questo serve una prestazione da Leoni, pardon, da NapoLeoni.