Volendo cavalcare il campo dell'ipotetica, l'unico possibile, si potrebbe sostenere che la cessione di Nainggolan sia stata decisa, in via definitiva, nel momento in cui è diventato di dominio pubblico il celebre video dei festeggiamenti, ritenuti probabilmente eccessivi per essere pubblicati, del Belga durante lo scorso Capodanno.
Si può pensare, quindi, che il Direttore Sportivo della Roma, da sempre parso molto attento alla sfera comportamentale dei propri giocatori, abbia considerato colmo il vaso e pianificato la futura cessione.
E' altresì plausibile pensare che il giocatore, non felice di essere oggetto di trattativa, abbia dettato le proprie condizioni e scelto la propria destinazione.

Questo schema, che può considerarsi non distante dalla realtà, ha portato la Roma e l'Inter alla necessità di trovare un accordo che soddisfacesse le parti e che tenesse conto delle esigenze della Società nerazzurra, da sempre obbligatoriamente attenta alla responsabilità che la UEFA, con il suo Fair Play Finanziario impone, e di quella giallorossa che ha cercato, non potendo ottenere la quota consistente di cash che probabilmente desiderava, delle alternative tecniche ritenute funzionali.
Quindi, al giovane di belle speranze Zaniolo, dotato di ottimo mancino, si è aggiunta la richiesta di Monchi di inserire nell'affare l'ex enfant prodige Davide Santon, immagine da predestinato alle spalle e ritenuto in maniera universale, anche oltre i suoi demeriti, indubbiamente esistenti, una vera e propria calamità calcistica.
Santon, 27 anni compiuti a gennaio, bagaglio tecnico non irrilevante e caratteristiche fisiche adeguate, ha nella concentrazione, a mio parere, la sua lacuna più evidente, ma la sua propensione ad adattarsi ad entrambe le fasce, in funzione di backup e non di titolare e l'importanza di "italianizzare" maggiormente il roster, possono far ritenere l'acquisto, eccessivamente demonizzato, non del tutto privo di logica.
La Roma, evidentemente, con la cessione del suo numero 4 perde un calciatore trascinante e dotato di caratteristiche difficilmente replicabili, ma ha ritenuto, nella sua strategia, rischiosa ma non illogica, che alla assennatezza economica dell'affare, potesse seguire una valutazione tecnica, ritenuta discendente, dell'apporto dell'ormai ex Ninja giallorosso.

A giugno le scelte sono quasi tutte giuste e certamente tutte sbagliate, sarà il campo, come da consuetudine, a dire la propria realtà, quella sì incontrovertibile ed a definire i "ve l'avevo detto".