Il tema superlega è nato e (forse) morto nel giro di un battito di ciglia ma ha lasciato dietro di sé strascichi di discussioni importanti fra i tifosi di tutte le squadre. Le affermazioni di Gravina di ieri inerenti al nuovo articolo 16 del NOIF, sono solo l'ultimo tassello di un puzzle che inizia a divenire complicato andare a completare. E fra le tante righe scritte emerge un dato importante, ossia che il calcio necessiti di meritocrazia, che i tifosi di fronte ad una scissione come quella "superleghista" sanno anche essere uniti, ma soprattutto che la mutualità del sistema di ripartizione dei diritti tv nel calcio, sia fondamentale per garantire oltre che un regolare svolgimento dei campionati che essi risultino in qualche modo anche interessanti come spettacolo e competitivi a livello sportivo. E per quanto questo concetto sia giusto, appare evidente però che se Juve, Inter ma anche Barca e Real, ossia le più recenti vincitrici degli ultimi rispettivi campionati, sono di fornte a delle situazioni finanziarie decisamente pesanti, sia altrettanto vero che queste si sentano in diritto di affermare che la distribuzione dei proventi faccia acqua, dal momento che l'audience televisiva esiste in gran parte perché sono queste squadre a generarla. Considerando anche che senza, ad esempio, Juve, Milan, Inter e Napoli, nessuna tv sarebbe disposta a sborsare certe cifre per i diritti della Serie A. E se le vincitrici degli ultimi campionati, ossia quelle che dovrebbero incassare più premi, sponsor ecc. sono quelle finanziariamente più difficoltà proprio per riuscire a vincere qualcosa, sembra chiaro, non funziona. Per cui i due muri contrapposti sono evidenti: le big che reclamano il diritto di poter usufruire dei proventi che generano, le altre che ricordano come senza di loro un campionato a tre non sia fattibile. E allora per una volta mi chiedo: perché la mutualità che ha così ben garantito squadre medie e piccole, con tanto di salvagenti per la retrocessione, indipendentemente dalla loro gestione societaria, indipendentemente dai virtuosismi finanziari, dai risultati dei settori giovanili, ecc. ecc., per una volta non possa correre in soccorso di quelle big senza le quali il campionato esisterebbe comunque, ma avrebbe un valore infinitamente più basso per tutti? Perché mi chiedo allora tutte le squadre che per 20 anni hanno goduto dell'aiuto economico di chi rinunciava a parte dell'incasso, per garantire appunto un campionato regolare, oggi non decidono, nella discussione delle nuove ripartizioni, di restituire una parte di quelle somme ricevute? Se io ho ricevuto dalla nonna decine di euro ogni natale, se in età avanzata si dovesse trovare in difficoltà con che faccia posso non aiutarla a pagare le bollette? Perché oggi la situazione invece è paradossale: squadre che fino a ieri giovavano di una ripartizione di diritti di tipo mutualistico, nel momento in cui le big escono allo scoperto dichiarando come il sistema le stia portando al collasso, invece di promuovere un'azione di aiuto, di mutualità appunto, si lancino come avvoltoi sulle prede indebolite. Perchè spiace dirlo, ma un campionato con Juve e Inter ridimensionate, con un Milan che può ambire massimo alla qualificazione in Champions, possono apparire sportivamente più accattivanti, ma in realtà finanziariamente parlando, porterebbero al tracollo della Serie A. Ho sentito spesso dire che la Juve ha vinto gli ultimi 9 scudetti contro il nulla. Pensate cosa accadrebbe di scudetti vinti dall'Atalanta con Juve e Inter seste, il Milan a malapena quarto e magari il Sassuolo terzo. Sportivamente meraviglioso. Ma quale tv pagherebbe 1 miliardo per avere come big match valido per lo scudetto Sassuolo-Atalanta? Poi che la mutualità verso le big debba essere condizionata a criteri di gestione migliori? Si, certo, dei paletti devono essere inseriti (e invece per le medie e piccole i diritti tv arrivano a prescindere), tuttavia constato che permane l'idea che assegnare 24 milioni (2,4% dei diritti triennali) al Crotone con una percentuale di tifosi dello 0,64% sia corretto, ma se per caso chi genera da sole il 55% dei tifosi è in difficoltà, non gli si possa riconoscere nulla in più. (per inciso Milan, Juve e Inter hanno appunto il 54,8 dei tifosi, ma incassano il 28% dei diritti tv. quel 20% di differenza sono ogni triennio in media circa 180 milioni, 60 a testa. ). La domanda è dunque perché una piccola deve essere sostenuta (altrimenti sarebbe automaticamente in difficoltà con i budget richiesti in serie A) mentre una grande in difficoltà no? La mutualità deve funzionare solo in un senso, oppure per avere il famoso "campionato sportivamente competitivo" sarebbe forse ora iniziasse a funzionare in tutte le direzioni?
Con delle regole ambiziose magari, con delle linee guida virtuose, ma che funzioni verso tutte le squadre che contribuiscono a far si che la serie A sia un prodotto vendibile. Perché il rischio concreto che dietro un ridimensionamento di Juve, Inter, Milan ecc.  ci sia una spirale al ribasso di tutta la Serie A, a mio parere, è molto alto.