Avevo a disposizione una varietà sufficientemente ampia di riferimenti storici per inquadrare nel modo più efficace il momento particolarmente grave del Milan e l'ennesima sconfitta contro l'Inter. Allora ho pensato a Pioli come all'eroe biblico Sansone, privato della sua forza erculea.
Contro Sansone, i Filistei nemici di Israele non avrebbero avuto nessuna possibilità di vittoria, ma Dalila ne rivelò il segreto. La forza di Sansone era tutta nei capelli. Rasato e incatenato, lo portarono nel tempio e lo accecarono. Non avendolo però rasato completamente, Sansone riuscì a riacquistare le sue forze e durante una festa, sollevando l’architrave del tempio, fece crollare l'edificio, travolgendo i capi dei Filistei e tutti gli altri. Così Sansone nell'esclamare la celebre frase: 'Muoia Sansone con tutti i Filistei', uccise più persone con la sua morte, che in tutta la sua vita. Ora capisco perfettamente lo stupore di molti che si staranno domandando cosa possa avere in comune Mister Pioli a Sansone, oltretutto già schiacciando il "malefico" pollicino rosso. La risposta è facilissima: POCO, ma non così insignificante. Certamente il fatto che l'allenatore, natio di Parma, sia pelato di suo, senza l'aiuto di Dalila o dei Filistei. Ma è su quel concetto specifico di sacrificarsi, nella speranza di ottenere un risultato positivo, che poggia la mia esposizione.

Il "suicidio tattico", elaborato da Mister Pioli, aveva lo scopo di evitare la sconfitta, anche al costo di rinnegare il percorso fatto in questi tre anni. Così come una settimana di allenamenti specifici, con soluzioni innovative, ha "partorito" una formazione che definire inconcepibile è il minimo. Tutto è naufragato miseramente in una sconfitta che, per quanto aspettata, è maturata mostrando tutti i limiti e i difetti di una squadra che si è totalmente smarrita.
Ecco che Mister Pioli ha tradito se stesso e le sue convinzioni, nel tentativo di cogliere un misero punto, rinunciando a confrontarsi con l'avversario, per la sola paura di rischiare di essere ancora sommersi dai gol. Nella morte di Sansone c'è l'eroismo del sacrificio per distruggere il nemico, in quella simbolica di Pioli c'è solo il misero tentativo di salvare l'insalvabile.
Ho la bella abitudine di confrontarmi con un amico milanista, prima che la partita venga giocata, proprio per non essere condizionato dal risultato finale. Ebbene, non c'era nulla di logico nella scelta di giocare con il 3-5-2 e se schierare Messias poteva essere una ricerca di avere qualità a centrocampo, rilevatasi sbagliata, schierare Krunic, reduce dall'infortunio e non un incontrista puro, come Pobega o Vrancks, altamente rischioso.
Il Milan nel primo tempo non ha fatto un tiro in porta. L'unica azione manovrata si sviluppa al minuto 42'. Non si è mai riusciti ad intercettare il pallone, se non in una occasione che Origi, con uno scatto imperioso, è riuscito a pressare un difensore, rubando palla, per poi perderla. Un assolo dell'Inter, che faceva un torello, facendo correre a vuoto i giocatori del Milan. 

Prima di analizzare il secondo tempo, dove si è visto qualche cosa di meglio, è d'obbligo soffermarsi su alcuni particolari. I giocatori di Mister Inzaghi, oltre a sembrare più freschi atleticamente, erano pronti e reattivi su ogni pallone. La spintina, il calcetto, il braccio allargato, l'ormai immancabile simulazione del colpo in faccia, volontario o involontario, non c'è stato un duello vinto, da Calabria a Giroud, con Acerbi che sembrava il Beckembauer degli anni migliori. Il solo ingresso di Diaz dava tutt'altro sviluppo alle azioni rossonere, riuscendo finalmente a concretizzare qualche passaggio. Quando poi entrava Leao, il Milan costruiva l'unica azione pericolosa della partita, purtroppo vanificata da Giroud e aveva due calci di punizione dal limite, calciati malamente. 

Pensare che quello che sta succedendo sia solo colpa di Pioli, è totalmente sbagliato, ma ciò non può autorizzare a trascinare singoli e squadra a perdere ogni certezza. Come sempre, il pesce "puzza dalla testa" e l'assenza totale della proprietà e della Dirigenza non può passare inosservato. Chi dovrebbe licenziare l'allenatore qualora ci fosse questa volontà? Maldini non lo farà certamente e Cardinale è disposto a tenere a busta paga Pioli e sostituirlo con chi? Ricordo che il Liverpool allenato da Jurgen Kloop, bravissimo tecnico tedesco è decimo in classifica, a dimostrazione che nessuno ha la sfera di cristallo.

E' altresì vero che il compito dell'allenatore è quello di utilizzare nel modo migliore i giocatori che ha a disposizione. Ecco perchè una Società che vuole programmare nel modo migliore il proprio futuro, ha l'obbligo di fare delle scelte. Se l'idea, come penso, è quella di andare avanti con Mister Pioli, almeno fino a fine stagione, spetta a Maldini fare quadrato e, se serve, spingere per soluzioni, gradite alla Società. Quindi un modulo dove CDK possa giocare con continuità, dove Leao sia il punto di riferimento, anche perchè, anche fuori forma, è superiore a molti e la difesa schierata, OBBLIGATORIAMENTE a quattro, come Galliani ribadiva in più occasioni.
Un 4312 che potrebbe essere questo: Tatarusanu, Kalulu, Kjaer, Tomori, Theo, Tonali, Bennacer, Pobega, CDK, Giroud, Leao. Mister Pioli poi avrebbe ampia scelta con i cambi per ogni ruolo, senza bisogno di cercare soluzioni fantasiose e a fine stagione si tirerebbero le conclusioni. Viceversa lasciare l'allenatore da solo, in balia di giocatori che non stanno dimostrando la maturità necessaria a superare queste difficoltà e alla ricerca di soluzioni tattiche, non solo improponibili, ma che necessitano di tempo e che danneggiano il capitale societario, rappresentato dai giocatori, sarebbe la peggiore delle scelte, o forse il desiderio di scaricare ogni fallimento proprio sull'allenatore, lasciato solo fin dal giorno dell'infortunio di Maignan.

Tutte cose già scritte e viste. Purtroppo sapevamo benissimo che questa stagione sarebbe stata condizionata dai Mondiali e ora lo tocchiamo con mano.
Forza Milan