E’ proprio un giocherellone questo Mr. Li.  Il problema è che gioca con le aspettative e le preoccupazioni dei tifosi.
Oggi: rifinanziamo il debito, domani: non possiamo rifinanziare il debito. Arriva un nuovo socio, ma non ve lo dico chi è: ho diverse soluzioni sul tavolo. Sto per fare l’ultimo versamento di capitale… no, scusate… lo faccio il 28 giugno, dopo il verdetto Uefa! 
Insomma, questo Mr. Li è proprio in contraddizione con sè stesso. Eppure l’unica cosa di cui il Milan non ha bisogno è l’incertezza.

Nel corso dell’udienza dinanzi alla commissione giudicante ogni giudice si sarebbe aspettato di ascoltare certezze, dati concreti, bonifici effettuati, impegni scritti di nuovi soci. Invece, ad oggi, nulla di tutto questo. E la semplice affermazione che il 27 arriveranno i soldi dell’aumento di capitale potrebbe essere addirittura visto come un ulteriore, mediocre, tentativo di persuasione della buona volontà dell’attuale proprietà.
Perché l’Uefa dovrebbe credergli? Se si considera il fatto che il più grave dei motivi che ha indotto l’Uefa a rinviare a giudizio il Milan è proprio l’incertezza legata al futuro della società, oggi non si comprende come l’esito del giudizio atteso in questi giorni possa essere favorevole.

Dei nuovi soci americani si parla dall’inizio dell’anno e, se è pur vero che alcune delle fonti che ne parlano sono autorevoli, ancora non si sono manifestati concretamente. La sensazione è che i movimenti attorno alla proprietà del Milan siano già intimamente legati al post-verdetto Uefa. E questa non è una buona cosa. Come se gli avvoltoi stessero cominciando il loro giro in circolo sopra la preda.

Il Milan va salvato oggi, anzi, sarebbe stato necessario salvarlo ben prima del procedimento Uefa. Un eventuale verdetto negativo comporterebbe una serie di conseguenze, alcune delle quali particolarmente gravi. Non credo all’esclusione dalle competizioni Uefa, ma il limite al tetto ingaggi, il limite alle liste Uefa, la multa salata oltre il deficit di bilancio da ripianare (75 milioni …), sono tutti elementi che condizionerebbero la stagione 2018/19 del Milan. Il Sign. Li ha purtroppo dimostrato in questo anno di non avere la credibilità necessaria per convincere gli interlocutori del Milan a concedere fiducia.

Ad oggi non è possibile fare progetti di alcun genere. Il limite al tetto ingaggi obbligherebbe la dirigenza a puntare su calciatori che non hanno pretese economiche esose, e ciò implicherebbe un abbassamento della qualità del capitale umano. Inoltre, sarebbe più difficile per Mirabelli ottenere la disponibilità dei migliori talenti a sposare il progetto, proprio perché tale progetto potrebbe essere al ribasso.

E allora parlare di mercato non ha senso, almeno fino a lunedì. Poi, bisognerà davvero rimettersi al lavoro per dare concrete speranze ai tifosi. Mai nessuno si sarebbe aspettato che il Milan potesse trovarsi in questa situazione. Le scelte del passato (la vendita di Berlusconi a questo oscuro personaggio) oggi rischiano di aggravare una crisi che si era già palesata ai tempi di Galliani.

Ma soprattutto il Milan ha bisogno di un progetto serio che metta al centro le esigenze di un club storico, con un prestigio internazionale da recuperare. L’epoca degli affaristi deve lasciare il posto a quella di veri imprenditori del calcio. E da questo punto di vista non mi sento di essere ottimista neppure nel caso in cui arrivasse questa proprietà americana.
In ogni caso, in questo momento, ogni soluzione che elimini dalla scena questo pupazzo di pezza sarebbe già un gigantesco passo avanti.