Mammamia e chi se lo sarebbe aspettato il 6-1 di ieri sera?
Pensavo così stamattina appena svegliato, non che m'importasse più di tanto, ma pensare che la Roma dopo l'arrivo della nuova proprietà che aveva investito pesante nel progetto, meno nel mercato, era una delle squadre che avrebbe puntato alla vittoria scudetto con l'arrivo di un tecnico che sarebbe stato soltanto un miraggio tanto forte quanto bravo fosse, litigato da tutti e sempre in squadre strapiene di milioni: Josè Mourinho. Eh già, quel tecnico che aveva infiammato il calcio e riportato l'Italia nerazzurra sul tetto d'Italia e d'Europa con quel Triplete 2010 che ancora oggi risuona nella mente di tanti interisti e non, e che da lì a poco, almeno tutti pensavamo, avrebbe fatto sfracelli in qualsiasi squadra fosse andato...
Ecco non è proprio così. Il nome del tecnico portoghese è legato proprio a quella stagione nerazzurra 2009-2010, anche se aveva già fatto il suo miracolo nel 2004 con il Porto vincitore della Champions, che aveva convinto prima Abramovic e poi Massimo Moratti a strapparlo alla concorrenza ed ebbero ragione nel tempo. Nel Chelsea sembrava un vero guru; Scudetti, coppe nazionali, ma ma la Champions non riuscì a regalarla quei tifosi che tanto lo amavano e osannavano. Ma quel Mourinho una volta uscito definitivamente dalla porta dello stadio Santiago Bernabeu e aver pianto abbracciato a Marco Materazzi, non è stato più magico. Da quel momento Mourinho avrebbe dovuto spaccare il Mondo, ma non fu così... Il passaggio al Real Madrid nella stagione 2010-2011 fu davvero il primo campanello d'allarme, quel tecnico tanto carico all'Inter, non risultava uguale a Madrid, e quelle uniche 2 coppe; Coppa di Spagna e Supercoppa di Spagna, non lo degradarono, da Special One a uno dei tanti. Mou viene licenziato dal Real e si ritrova a tornare di nuovo a Londra per un Chelsea-bis, e sembra che la magia torni, scudetto coppa di lega, in due anni sono poche, e nel 2015 anche il Chelsea farà a meno di lui.
Ma quel nome anche se non vince porta le squadre a contenderselo, ed ecco il Manchester United dei Glazer che lo riporta a splendere e dove Mou ritrova quella serenità e a quei tifosi a cui regala scudetto, Community Shield ed Europa League stagione 2016-2017. Poi cade nel litigio e attrito con Paul Pogba, al quale aveva tolto i gradi di capitano, e a fine 2018 viene esonerato.
Da quel momento è davvero la fine per Mourinho, nessuno lo cerca, tanto che deve abbassare le sue pretese e 'accontentarsi' del Tottenham Hotspur di Harry Kane, e da qui si parla di 'Tracollo Mourinho', la magia sembra finita, il tecnico non fa più tutte quelle polemiche, si toglie l'etichetta di 'Special One' e diviene terrestre, di lui che era sempre in prima pagina si perdono le tracce, tanto che si pensa sia arrivato al limite della sua carriera, c'è chi pensa che dopo gli Hotspur si possa ritirare dal calcio.
Ma così non è stato. 2021 la Roma s'interessa a lui, la nuova proprietà americana vuole fare le cose in grande, almeno così si pensava all'inizio, e spiazza tutti portando Josè Mourinho nella Capitale, luogo ostico per qualunque tecnico, ma non per un duro come il portoghese, ma dalle sue prime parole nella conferenza stampa di presentazione, la sua 'irruenza' o 'sicurezza' vengono meno, sembra di trovarsi davanti un allenatore di passaggio, uno di quelli che ha avuto tutto dalla vita calcistica e che è lì soltanto per il suo nome e niente più. I tifosi però sono entusiasti, e aspettano i colpi 'Mourinhani', ma più passa l'estate e più non si vede luce, solo Abraham è il nome forte che andrà a sostituire Edin Dzeko passato all'Inter, per il resto la squadra resta la stessa, ma per i tifosi Josè resta quell'allenatore, al quale un noto cantante giallorosso delle radio gli ha dedicato una canzone cambiando le parole la testo Che c'è di Antonello Venditti in Josè, e che ha riscosso tanto successo tra il popolo giallorosso. Ma Josè non sembra più Josè, a qualche sprazzo, e a chi diceva che era bollito, i tifosi giallorossi hanno risposto che era gente invidiosa e che il tecnico avrebbe fatto vedere che era quello che lasciò l'Italia nel 2010.
Il tempo passa, eppure la Roma è sempre quella d'inizio campionato, non vince e non convince, anzi arriva in poco meno di cinque giorni a subire sette reti, soprattutto perdendo con il modesto Bodo/Glimt, squadra norvegese che confrontata alla nostra Serie A, si può accostare alle tre squadre agli ultimi posti. Mourinho, per la sua personalità, continua a ripetere che non ha i giocatori, e che non può fare miracoli con i presenti, quindi deve adattarsi a quel che ha, e quel che ha non lo porterà a nulla di buono.

Mourinho non è più Special One, ma nemmeno Special top ten, è un tecnico più che normale che ha avuto in quel Triplete 2010 la sua consacrazione, che l'ha portato sul tetto d'Europa, ma che poi lo ha portato ad adagiarsi sugli allori, quindi quel grande tecnico è finito proprio inquel 2010, quello che vediamo oggi è un tecnico che se vince è contento, ma se non vince non certo si strappa i capelli. La Roma dopo il Tottenham sembra doversi vedere in una stagione anonima, e non solo per la scelta tecnica. E forse quel che disse verso Claudio Ranieri "...Io ho bisogno di vincere per avere sicurezza a differenza di Ranieri.
Lui sembra quasi che non abbia bisogno di vincere, e a quasi settanta anni (in realtà ne aveva 57) ha vinto solo una Supercoppa e un’altra piccola coppa. Ormai è troppo vecchio per cambiare mentalità”. Che questo si sta ritorcendosi contro? Chi sputa per aria deve sempre essere veloce a spostarsi...