In casa Inter non si placano le turbolenze post Psv Eindhoven e tra vittime e colpevoli prosegue la ricerca del vero, unica entità in grado di attutire le paure del passato con lo sguardo rivolto al futuro.
I crescenti malumori ruotano attorno a determinati giocatori, ma soprattutto a Luciano Spalletti, direttore di orchestra di un club che come lo scorso anno entra in crisi nel periodo natalizio; nella passata stagione il tracollo casalingo con l’Udinese e con il Sassuolo, oggi invece un pareggio doloroso contro gli olandesi del Psv Eindhoven che costa l’eliminazione dalla Champions League. 
Un po’ troppo per le casse di un club che cerca da ormai troppo tempo la rivalsa con le unghie e con i denti. La delusione tende ad allinearsi alla critica perché quando i nerazzurri dovrebbero tirare fuori il carattere e mordere l’avversario, tutto si placa e tende a 0, come le reti segnate a Wembley e Torino; i tifosi hanno individuato il principale responsabile in Luciano Spalletti, ma almeno fino a giugno il tecnico di Certaldo sarà certo del posto. Al termine della stagione, con le prime decisioni di Beppe Marotta, lo scenario potrebbe cambiare assumendo sfaccettature contrastanti, ma tali da stupire qualunque sportivo.

Ormai è noto a tutti che per la panchina nerazzurra è corsa a due. I nomi sono sempre quelli, Antonio Conte e Diego Simeone; il primo gode della totale fiducia di Suning, il secondo ha nel cuore un esacerbato interismo ed è l’idolo del popolo di San Siro. Due manager di livello mondiale che farebbero sorridere i tifosi, due filosofie calcistiche basate sull’unione e sulla grinta, ma soprattutto due allenatori in grado di trasmettere quella mentalità vincente che oggi all’Inter sembra essere soffocata. Come dice il detto, però, tra i due litiganti il terzo gode, e le circostanze del passato che si uniscono al presente potrebbero portare ad un terzo nome, un ex stellato e profumato di nerazzurro, José Mourinho.

La candidatura del portoghese non va sottovalutata anche perché, secondo le ultime indiscrezioni, qualcosa bolle in pentola. Primo su tutti, lo Special One non si sente più a suo agio ad Old Trafford. I malumori percepiti nel mercato estivo e i continui battibecchi con i suoi giocatori conducono inevitabilmente ad una collisione sportiva imminente. Mourinho al Manchester non convince più, è discontinuo e nervoso con la stampa che continua ad attaccarlo, si sente tradito dai suoi ragazzi e desidera cambiare aria. Adesso non è possibile, perché la Premier League non conosce tregua soprattutto nel periodo natalizio e i Red Devils sono ancora in corsa per la Champions League, coppa ammirata dallo Special One. 

A giugno però tutto si azzera e l’atteso ritorno al Meazza sarebbe sponsorizzato da tre fattori: voglia di rivalsa, rivalità con la Juventus e desiderio di allenare alcuni suoi pupilli. Il ritorno dell’imperatore glorioso porterebbe a Milano una voglia di vendetta unica, alla luce degli ultimi risultati deludenti di ambedue le parti; si tornerebbe a respirare l’aria di alta quota, la grinta di un popolo che conduce alla vittoria e la pazza Inter che non si arrende mai, lottando con il sudore sulla fronte e ingabbiando gli avversari con precisione chirurgica.

E che dire della rivalità con la Juventus? Il ritorno di Mourinho sancirebbe di fatto la sentenza della vera anti Juve e chissà, anche la possibilità di sorpasso a seconda della gestione societaria e della coesione con il gruppo.

Il motivo speciale al quale i tifosi possono attaccarsi esula dall’aspetto storico-filosofico. Sì, perché a Milano giocano calciatori importanti, su tutti Milan Skriniar e Mauro Icardi. Tralasciando l’ammirazione per Perisic, che ormai è nota anche ad un bambino, lo Special One desiderava fortemente ad Old Trafford sia lo slovacco, ritenuto il perno della difesa, sia il capitano nerazzurro, attaccante che avrebbe garantito qualità e precisione in un club prestigioso come il Manchester United. Con una sola firma Mourinho potrebbe coronare l’ennesimo Triplete della carriera, allenando in un solo colpo i suoi sogni infranti.
Attenzione a dare per certi l’arrivo di Conte perché a volte per tornare ad essere lo squadrone di un tempo c’è bisogno di tornare ad abbracciare un allenatore che ha dato tanto e non vuole fermarsi.