C'è chi sostiene che ci sia aria di festa (forse un pò meno per il portafoglio della proprietà) in casa Manchester United. I giocatori avrebbero, infatti, visto come una liberazione la scelta della dirigenza Reds di dare il ben servito a Josè Mourinho dopo due anni e mezzo sulla panchina. In questo periodo non sono bastate una Coppa di Lega inglese, una Community Shield e una Europa League per rimanere alla guida dei diavoli rossi. Nonostante l'approdo agli ottavi di finali della corrente Champions League, il tecnico ha pagato un gioco davvero latente e un pessimo rapporto con gran parte dei giocatori (Pogba in primis) per i quali anche recentemente non erano state spese parole al miele dall'ex head coach lusitano. 

La definizione 'bambini viziati' con esplicito riferiemento ai vari Rashford, Shaw, Martial e Lingard ha avuto ripercussioni devastanti sul proseguo dell'avventura in terra britannica. Una definizione arrivata giusto un paio di mesi dopo aver deciso di 'deresponsabilizzare' Pogba dalla fascia di capitano in virtù di comportamenti non ritenuti in linea con il credo del tecnico di Setubal, da sempre incline a lavorare con elementi di grosso spessore morale e che pensassero solo al campo lasciando una parte marginale alle vicende private messe in scena dai social. 

Mourinho ora avrà tempo per pensare, però, a cosa non sia effettivamente andato a buon fine tra la sua persona e buona parte dei suoi 'cavalli'. Quei cavalli domati e splamati dal suo collega e 'nemico' Guardiola nell'altra sponda di Manchester. Il manager spagnolo, dopo un anno di apprendistato, sta avendo un impatto feroce sulla Premier League e ciò che balza all'occhio, oltre alle vittorie, è invece un certa empatia con i propri giocatori. Una parabola totalmente differente quella dei due tecnici e che dovrebbe far riflettere l'uomo del Triplete. 

Partendo dalle sue recenti dichiarazioni si può comprendere il disagio che lui stesso sta avendo con le nuove generazioni le quali hanno disperato bisogno di avere un condottiero che sappia toccare i tasti giusti a livello motivazionale per uscire dalla loro confort-zone che spesso procuratori e managers legati alla comunicazione e alla loro figura tendono a costruire per proteggere se stessi ed il proprio assistito. Un mondo ovattato che spesso inpigrisce gli attori protagonisti e ha bisogno di 'tuttologo' per cambiare le loro performances. 

Ai club servono manager in grado di cambiare in positivo il destino del proprio club partendo da un aiuto tecnico e soprattutto psicologico sui propri giocatori. Ed in tutto ciò Mourinho avrà modo e tempo per modellare il proprio credo. Lui che, intercettato da Sky Sport nelle vie londinesi, ha protetto la sua privacy schivando le domande del giornalista pronto a tallonarlo sui propri sentimenti. Un uomo ferito e con tanta voglia di rivalsa nel quale però conterà lo spirito con il quale affronterà la nuova sfida professionale. Servirà più umiltà e più conoscenza per entrare in contatto con le nuove generazioni. 

Una sfida difficile. Di quelle sfide che una volte erano state quasi tutte vinte. Tutte. Tranne una. Erano i tempi del suo approdo sulla panchina più prestigiosa del Mondo, quella del Real Madrid, quando in un'intervista rivelò in maniera molto simpatica di un episodio riguardante Mario Balotelli durante una partita nel girone di Champions League, poi vinta con grande merito. Un anedotto che ha visto sullo sfondo un'incapacità nella gestione del ragazzo nonostante la caratura del personaggio in questione sulla panchina. 

Una sconfitta lasciata lì. Una macchia nera mai più curata e per il quale sembra non ci sia rimedio. Solo qualcosa o qualcuno di speciale potrebbe cambiare i destini di un ragazzo prigioniero del suo contratto ma soprattutto di se stesso. La continue sfuriate con Patrick Vieira hanno il sapore di un mal di pancia che potrebbe essere protratto per lungo tempo qualora non trovi sulla sua strada qualcosa o qualcosa in grado di farlo svoltare in maniera definitiva. Un club più prestigioso e un uomo speciale insomma. 

Due ingredienti che si inidirizzano sulla stessa persona. Josè Mourinho ha il dono dell'immortalità ed è già stato accostato a panchine prestigiose nonostante il neo esonero. Per l'uomo speciale, beh, l'auto definizione di Special One parla da sola. Insomma, manca la sfida più grande, quella lasciata lì ai tempi dell'Inter e mai ripresa con veemenza. 

Ma ora Mourinho sarà libero fino al 30 giugno e Mario Balotelli diventerà svincolato dal giorno successivo. Saranno 6 mesi importanti per il tecnico per individuare la prossima grande sfida. E se volesse sobbarcarsi una sfida nella sfida? Da lui tutto ci si può attendere. Anche il fatto di provare di entrare nella testa di Super Mario per ricondurlo nel calcio che conta, nazionale compresa.