Inutile piangere sul latte versato. L'autunno è spesso stato faticoso per le squadre italiane in campo internazionale. Spesso si sono espresse meglio a campionato inoltrato. Memori di quanto accaduto nella precedente qualificazione al Mondiale, la "sindrome di Stoccolma" persiste. E con essa, la paura di non vedere ancora la nostra rappresentativa nella serie delle big. Sono problemi che non ci avrebbero nemmeno sfiorato nelle decadi recenti, ma il calcio si va globalizzando.
La formula attuale, che restringe il quadro delle nazionali europee partecipanti alla fase finale, ne tiene conto. Tenendo anche conto di prospettive una volta tenui sul versante dei telespettatori. Che, oggi, a differenza di cinquant'anni fa, sono mutate. Incidono sulle scelte della FIFA. Questo però non deve influenzare la visione e la determinazione che dovrebbero informare il tentativo  di superare i due turni che attendono la Nazionale Italiana. Si ritiene che la rosa delle squadre possibili avversarie nella prima fase sia più di conforto. Contano però  un'Austria in crescita, da temersi alla luce degli ultimi Europei. Come avremmo potuto temere a dovere la squadra gemella alpina che ci ha estromesso dalla qualificazione diretta.
Ma sono ormai altri tempi. Si teme, soprattutto e per motivi diversi, la Svezia, anche per motivi scaramantici; il Portogallo, per il fatto principale direi dovuto a uno dei più terribili castigatori di squadre italiane: Cristiano Ronaldo. Certo, è possibile che l'inizio della primavera riveli un'altra squadra rispetto alla scialba formazione vista contro l'Irlanda del Nord.
Bisogna vedere quanto taluni giocatori riguadagnino una forma, secondo me, ossidata dalla molteplicità e frequenza degli impegni dagli ultimi Europei ad oggi. Non si tratta di macchine.