Oggi è l’anniversario della stratosferica, impensabile e quindi sorprendente vittoria degli azzurri al mondiale spagnolo del 1982. Io avevo solo 14 anni è per me fu una gioia immensa.
L’Italia dopo 3 pareggi, nel Girone 1 di qualificazione, passa il turno soltanto per differenza reti segnate. Prima arrivò la Polonia, l’unica squadra che riuscì a vincere una partita in un girone afflitto da pareggite acuta e fortemente equilibrato. Ultima del girone è la sconfitta Perù. L’Italia come detto passa da seconda superando il Camerun solo per differenza reti segnate, infatti 1 a 1 finisce lo scontro diretto, l’Italia ripeté il risultato col Perù, che a loro volta, fermarono i Leoni Africani sullo zero a zero.
È proprio pensando alla partita contro i verdi-rosso-gialli, ultima e decisiva gara del girone, che riaffiorano nella mia mente ricordi unici, unici perché vissuti di persona.

Tutto ebbe inizio al 60esimo minuto di gioco, di una partita equilibrata, segna Ciccio Graziani, noi eravamo in 4 a vedere insieme l’ultima partita del girone di qualificazione e si aspettava la sentenza, bastava un semplice pareggio all’Italia. Tra i telespettatori di casa mia figurava, tra gli altri, il mio amico fraterno, ora corrispondente per La Sicilia e La Gazzetta dello Sport, Giovanni Finocchiaro. Nell’esultanza Giovanni , eterno volleysta, con un balzo incredibile sbattendo la testa in una trave della mia mansarda restò dolorante circa 2 minuti, per fortuna senza danni. Nel brevissimo lasso di tempo speso per riprendersi, il Camerun pareggiò col centrocampista Grégoire M'Bida.
Ovviamente il nostro compagno di tifo non si accorse del pareggio. La tecnologia di allora non permetteva la scrittura del risultato parziale nello schermo della TV. Il nostro dirgli del pareggio subito gli sembro solo uno stupido scherzo, e così vivemmo in 3 a temere fino al 90’ la “Fifa” di essere eliminati da un probabile gol che avrebbe potuto realizzare un grande Camerun, mentre l’amico infortunato, ma subito guarito, non credendoci sul risultato, rimase convinto che l’Italia stesse continuando tranquillamente a vincere per 1 a zero. Tutto ciò durò fino al fischio finale, quando il telecronista RAI annunciò il risultato finale, con l’enorme sorpresa del nostro amico, il Camerun di N’Kono e Roger Milla aveva pareggiato davvero, e quello fu il risultato finale.

Altri ricordi riaffiorano riguardano l’eroica seconda fase a gironi. Mentre la Polonia del “Bello di Notte” Boniek, prima classificata del girone italiano, si trovò in un girone più abbordabile con Urss e Belgio, l’Italia dovette affrontare la detentrice del titolo del 1978 vinto dai padroni di casa argentini, i quali nell’'82 furono guidati dal Mito Maradona, e l’ancor più forte Brasile di Falcao e Zigo superfavoritissimi per la vittoria finale. L’Italia fu data per eliminata quasi certa, ma il miracolo avvenne e nell’almanacco porta ancora la firma di Paolo Rossi, che da quel giorno diventò Pablito (in spagnolo Paolino), il quale risorgendo dalle precedenti prestazione appena sufficienti, si rifece alla grande segnando 3 goals al Brasile, portando a sorpresa gli azzurri in semifinale. Da non dimenticare i gol di Tardelli e Cabrini nella prima partita contro i biancocelesti Maradona & C.

Nella Semifinale si assiste alla doppietta di Pablito contro la squadra biancorossa dello squalificato Bonjek. Paolino si ripe ancora contro la Germania in finale, realizzando il suo sesto gol personale che gli valse il titolo di capocannoniere del mondiale.

Della finale tutti hanno il ricordo della leggendaria esultanza di Marco Tardelli che si scatenò successivamente al suo gol ed anche del gol che la riserva di lusso Altobelli realizzò nel finale.
Alcuni però non ricordano del rigore sbagliato da Antonio Cabrini sullo zero a zero. Il ragazzo (era giovanissimo allora) restò sotto shock, a causa dell’errore, per diversi minuti, più di un quarto d’ora, in cui Dino Zoff continuò a gridare Antonio, Antonio,…. fino a quando il terzino juventino si riprese, furono momenti tragici, praticamente eravamo uno in meno in campo, un quarto d’ora durissimo, ma per fortuna la Germania non era il Brasile e noi italiani, potemmo alzare la Coppa per la terza volta, fatto che non accadeva dagli anni ‘30. Quella fu anche la partita dell’esordio di “Zio” Beppe Bergomi, che per non sembrare troppo ragazzino, l’allora diciottenne, si fece crescere i baffi. Lo Zio fu un degno sostituto di Collovati, che si era infortunato, non facendo notare per niente la sua involontaria assenza. Mai dimenticare il duro Claudio gentile che nell'occasione del mondiale addomesticò tutti i più forti attaccanti del mondo.

Dopo la vittoria meritatissima degli eroi azzurri, scendemmo tutti in strada, formando un mini corteo pieno di amici, dove sfilarono motorini e biciclette pieni di ragazzi e bandiere; quelli sì che furono bei tempi.

Oggi Mancini sta facendo un ottimo lavoro coi giovani, ma il mondiale vinto nel 2006 per un po’ potrebbe essere l’ultimo.
Purtroppo oggi non ci sono più né Pablito, né Fabio Cannavaro, e neppure i loro compagni.
Speriamo per il meglio sul futuro, abbiamo ancora 3 anni per organizzarci e per aggiornare l’albo d’oro della nazionale azzurra, un posto nella bacheca azzurra per un’altra coppa si troverà facilmente in caso di un’altra vittoria.