Scritto con la mia fidanzata Alice

Qualche ora dopo la sconfitta della Roma in Champions League, arriva alla mie orecchie una triste notizia: l'allenatore Eusebio Di Francesco è stato esonerato con effetto immediato, con Claudio Ranieri pronto a subentrare per vivere la sua terza esperienza in giallorosso (la seconda in panchina). Inoltre, il giorno dopo il direttore sportivo Monchi è stato licenziato. Questo fatto suona beffardo come un déjà-vu per un tifoso del Milan come me: si tratta della stessa identica dinamica che ha caratterizzato l'esonero di Montella, un allenatore tanto criticato da tutti i tifosi milanisti (me compreso, devo ammetterlo) che non aveva fatto nulla di sbagliato, se non quello di cercare di trovare la giusta combinazione per una squadra che ne aveva tremendamente bisogno. Ma ovviamente Fassone e Mirabelli non lasciarono nè lavorare il mister in pace, obbligandolo ad usare una difesa a 3, così da "avvantaggiare" Bonucci, nè gli diedero il tempo di mettere appunto questa modulo così diverso dalla sua concezione calcistica.

Ma torniamo indietro: estate del 2017, dopo il passaggio di proprietà avvenuto in aprile, Yonghong Li, neopresidente del Milan, organizza una campagna acquisti faraonica, affidata alla coppia Fassone-Mirabile e finanziata dal fondo-avvoltoio Elliott: ben 11 giocatori, con circa 23 anni di media, entrano a far parte dell'organico rossonero, ringiovanendolo radicalmente, seppur con una spesa complessiva che supera i 230 milioni di euro. Inizialmente le aspettative riposte nella nuova gestione sono altissime, perchè proprio a Montella e ai suoi giocatori è affidato il difficilissimo compito di riportare in alto una squadra che ormai galleggia da troppi anni in posizioni poco nobili della classifica: la stagione parte bene, fino alla sconfitta per 4 a 1 contro la Lazio, che fa vacillare sia le aspettative dei tifosi sia la panchina di Montella, che viene però riconfermato, fino a che il 27 novembre, all'indomani dello 0 a 0 con il Torino, avviene l'esonero, avvenuto con troppa fretta: i risultati erano sì pessimi (settimo posto) ma il tecnico si trovava ancora in piena sperimentazione, con vari moduli e una rosa completamente nuova da provare. Tuttavia, un limite di questa rosa fu l'essere composta da giocatori "normali", che ovviamente necessitavano di tempo e di calma per adattarsi a un nuovo tecnino, a nuovi compagni e soprattutto a un nuovo calcio: l'unico fenomeno, o presunto tale, era Leonardo Bonucci, che, acclamato a gran voce dal pubblico rossonero, portatore della fascia di capitano e baluardo delle ultime speranze rossonere, si dimostrò essere invece un giocatore privo di leadership e di qualsivoglia attaccamento ai colori rossoneri, dichiarando al momento del ritorno alla Juve che "il passaggio al Milan fu una scelta sbagliata fatta in un momento di rabbia", infiammando ulteriormente l'orgoglio dei tifosi rossoneri (il mio compreso!) e insudiciando una delle fasce più prestigiose al mondo, indossata in passato da difensori come Baresi e Maldini. L'esonero prematuro di Montella, dettato anche dalla sfiducia della nuova proprietà, sarebbe potuto costare caro al Milan, ma l''intuizione di Mirabelli, ad oggi, ha portato frutti insperati.

Di Francesco, da molti mesi a questa parte, stava vivendo la stessa situazione, poichè si è ritrovato ad allenare una rosa composta da giocatori nuovi, sia esperti sia giovani, con l'obbligo di portare risultati subito, per il secondo anno consecutivo: un'impresa impossibile, sotto qualsiasi punto di vista. Anche Monchi, molto attento ad analizzare la situazione della Roma, era solito ripetere che ci sarebbe voluto del tempo affinchè tutti i tasselli andassero al loro posto, ma il presidente Pallotta non sembra aver ascoltato loro, bensì i tifosi romanisti, che da molto tempo chiedevano l'esonero dell'ex-tecnico del Sassuolo, estraneo da grandi colpe. Innanzitutto, sin dall'inizio della sua avventura a Roma, è stato caricato di aspettative non proprio leggere: competere con la Juve per lo scudetto e andare il più possibile avanti nelle coppe europee. Nel primo anno, nonostante nell'estate del 2017 la rosa fosse stata ampiamente rimaneggiata dal DS Monchi, con molti acquisti in prospettiva, fra cui Under, Schick e Karsdorp, tutto filò liscio: terzo posto in campionato e semifinale di Champions League rappresentavano dei risultati strabilianti per una squadra e un allenatore così giovani, di cui verrà ricordata soprattutto la remuntada ai danni del Barcellona, entrata di diritto nella storia della competizione europea. Il merito di questi risultati va dato soprattutto ad Alisson Becker, che grazie alle sue prodezze in porta riuscì  mantenere più volte la porta inviolata, e alla grande stagione di Fazio e di Kolarov, oltre che alla straordinaria vena realizzativa di Dzeko in Champions.

Poco prima della sessione di mercato estiva del 2018, Monchi e Pallotta avevano dichiarato in coro che "La Roma non è un supermercato dove qualcuno viene e compra cosa vuole", smentedosi durante essa con le cessioni di Nainggolan e Alisson Becker, che fruttarono grandi plusvalenze per le casse della Roma. Tuttavia Monchi riinvestì buona parte del denaro rinforzando la rosa con gli arrivi di Pastore, Nzonzi, Cristante, Zaniolo e Coric a centrocampo, di Defrel e Kluivert in attacco e di Olsen, Mirante, Marcano e Santon in porta e in difesa: il Flaco sembrava un colpaccio e Olsen un buon portiere per la Serie A, dopo essersi messo in luce con la nazionale svedese ai Mondiali. Pastore fu il primo a cadere sotto le critiche dei tifosi, a causa dei continui infortuni e delle prestazioni mediocri, Olsen venne scoperto essere troppo incostante, poichè alternava miracoli a papere clamorose, Cristante aveva bisogno di tempo per adattarsi ad un ruolo non suo, Kluivert e Coric erano troppo giovani, Defrel non era ritenuto adatto e quindi venne ceduto in prestito alla Sampdoria, Marcano e Santon stesso discorso di Defrel, ma vennero tenuti perché non vi erano altre alternative ai titolari: in tutto questo Di Francesco aveva cercato di trarre il meglio dalla sua squadra, riuscendoci in molti casi, ma fallendo in altri, poichè non aveva avuto il tempo necessario per lavorare con serenità con i suoi ragazzi, che finirono per allenarsi sotto il peso incessante di critiche ingiuste, che resero la preparazione atletica difficile, causando molti infortuni muscolari, proprio nel periodo di massima impazienza da parte della tifoseria in primis, e persino da parte del presidente, che sarebbe dovuto essere il primo a sostenere il lavoro del mister. Ma Pallotta ha dimostato di non avere tanta pazienza per aspettare dei risultati che ,prima o poi, sarebbero arrivati, facendo saltare la nona panchina in nove anni e mezzo a Roma, solo a causa della sua insaziabile voglia di guadagno, a scapito prima della tifoseria, poi di Di Francesco e infine di Monchi, che aveva semplicemente fatto ciò che James gli aveva chiesto: vendere i pezzi pregiati della squadra e comprare giocatori a basso prezzo, cosa che il DS spagnolo direi ha fatto in maniera encomiabile, dando la possibilità alla Roma di aprire un nuovo ciclo con giocatori di prospettiva, coaudivati da altrettanti veterani, come anche era successo a Siviglia, dove era stata aperta un'era di grandi vittorie in campo europeo. Eppure, per gli errori e per l'impazienza di Pallotta, ha pagato sempre Monchi  in persona, che ha mostrato grande attaccamento ai colori giallorossi fino alla fine, venendo tuttavia aspramento criticato. Come Di Francesco, che è stato sostituito da Ranieri: questo cambiamento è simbolo di un calcio duro a cambiare in Italia, sempre radicato alle vecchie tradizioni, che non accetta l'idea del cambiamento e del ricambio generazionale. L'unica società che si muove controcorrente da anni è l'Atalanta, con risultati straordinari, come possiamo vedere. Mentre le grandi realtà calcistiche guardano sempre al glorioso passato, sperando di emularlo. La Roma in primis.