Chiedete a un bambino argentino che gioca per strada con addosso una maglia giallo-blu qual è il suo idolo e lui, molto probabilmente, vi dirà Riquelme.

Già, Juan Roman Riquelme. Siamo nel Giugno del '78, la seleccion argentina viaggia verso la vittoria del suo primo strorico Mondiale al Monumental, stadio del River. A circa 50 km di distanza, nella cittadina di San Fernando, il 24 giugno, alla vigilia della finale, nasce il piccolo Juan Roman Riquelme, primo di ben undici fratelli, ma soprattutto uno dei giocatori che, nel bene e nel male, segnerà il destino di quella zona, perchè è vero che a 50 km da li c'è il Monumental, ma ancor più vicino a quella cittadina, c'è la sua futura casa, La Bombonera.

Juan Roman fa parte di quei ragazzi argentini, che sognando Maradona, imparano e vivono il calcio per strada, quel calcio brutto, sporco e cattivo ma che ti insegna tanto. La famiglia Riquelme era una famiglia boquista, solo Xeneizes, guai a parlare del River, ma la prima squadra a dare una seria opportunità calcistica a Juan Roman fu l'Argentinos Jr. Nel vivaio cresce e impressione, nel '95 era vicino a quel River tanto odiato, evitato grazie all'inserimento del Boca che per circa 800.000 dollari lo acquistò. D'altronde, quando provieni da una famiglia boquista e ricevi la chiamata della vita, che fai? non ci pensi due volte, ci vai.

El Mudo (soprannominato cosi per il suo carattere taciturno) esordisce in prima squadra contro il Santa Fe nel novembre '96 e dopo qualche settimana sigla il primo gol nel 6-0 contro l'Huracan; ma passiamo a una data storica, era il 25 ottobre 1997, al Monumental si gioca il Superclasico, il derby più bello del mondo. In quella partita il numero 10 del Boca, che non era uno qualunque, ma ben si Diego Armando Maradona, venne richiamato in panchina per far posto al numero 20, a quel 19 enne sconosciuto, quello sconosciuto avrebbe negli anni conquistato La Bombonera. Gli Xeneizes vinsero in rimonta 2-1. Il mondo Boca iniziò ad apprezzare quel ragazzino, tutti o quasi, perchè l'allenatore Veira non lo considerava un granchè, lo riteneva troppo lento e compassato per il suo modo di fare calcio. Tutto cambiò quando alla guida del club nella stagione 1998-1999 arrivò Carlos Bianchi, quest'ultimo, uno degli allenatore più vincenti sotto La Bombonera, affidò la 'diez' e la titolarità al giovane Riquelme. Quel Boca dominava in patria e tornò a vincere la tanto sognata Libertadores e aggiunse in bacheca la Coppa Intercontinentale contro il Real Madrid. Grazie a quelle fantastiche stagioni tutto il mondo iniziò ad accorgersi di quel Diez in maglia Xeneize, Riquelme era un giocatore che con la palla tra i piedi era in grado di angosciare l'avversario, dava l'impressione di essere padrone di quel pallone e di essere in grado di far ciò che voleva, provavi a contrastarlo e a raddoppiarlo ma lui ne usciva fuori e magari un pò ti umiliava anche, faceva perdere la speranza perchè tanto lui ti saltava lo stessa e inventava, era uno che sapeva sempre cosa stava facendo, in questo era tra i migliori. Durante la prima esperienza al Boca vince due campionati di Apertura e uno di Clausura e due Libertadores.

L'8 Luglio 2002 il trasferimento a Barcellona per 11.5 milioni. Le coincidenze con l'idolo Maradona erano tante, stesso vivaio (Argentinos Jr), l'esplosione al Boca e il Barcellona come prima squadra Europea. L'esperienza spagnola non è delle migliori, il tecnico Van Gaal definisce il trasferimento dell'argentino come un acquisto politico, per il suo calcio totalitario non andava bene, si narra che i due abbiano litigato varie volte, non si sa, ma quel che era certo è che non c'era proprio tanto amore in quel rapporto. Totalizza 6 gol in 42 presenze e tante prestazioni deludenti. Al suo primo anno Riquelme incontra molte difficoltà, ambientamento, una stagione sfortunata e un rapporto burrascoso con l'allenatore. L'anno dopo accetta il prestito al Villareal, una piccola cittadina valenciana, ambiente tranquillo e silenzioso, ambiente ottimo per rilanciarsi. Nella stagione 2004-2005 il sottomarino giallo sorprende tutti, terzo posto in campionato e accesso alla Champions League, quella stagione vide El Mudo tornare ai propri livelli e incantare, mise a segno 15 gol e 11 assist, prestazioni che valsero il riscatto dal Barcellona per 7 Milioni. In quattro anni in maglia gialla raggiunge anche una semifinale di Champions, sbagliando il rigore decisivo contro l'Arsenal, Riquelme che fino a quel momento era il trascinatore, successivamente attraversò una fase negativa della sua carriera, sembrava essere il fantasma di se stesso. Ma nella vita arriva un momento in cui capisci che forse il tuo destino non è quello che gli altri immaginano e vorrebbero, di lui si sapeva che era forte, c'era chi era pronto a offrire un'altra possibiltà, ma lui probabilmente sapeva e sentiva che il calcio che contava, la vita che contava, era li a Buenos Aires. Cosi nel gennaio del 2007 tornò a casa, li dove lo amavano e riusciva a esprimersi al meglio.

La seconda parte della storia Riquelme-Boca, vide un giocatore più maturo e decisivo; torna e vince subito un'altra Libertadores, la sua terza. Si aveva la sensazione che la parentesi europea fosse servita solamente a prendere un pò le distanze, ricaricarsi per poi tornare e far riesplodere tutta la voglia e tutti i sentimenti che nutriva per quella maglia e quel popolo. Il 5 Luglio 2012 annuncia l'addio al Boca Juniors, per poi tornarci un'ultima volta nel 2013, segnando il suo ultimo gol proprio nel superclasico, proprio contro quel River che nell'ormai lontano 1995 era a un passo dall'acquistarlo. Ha tempo per un'ultima esperienza romantica, termina la carriera nella squadra che l'ha cresciuto, l'Argentinos Juniors contribuendo alla promozione del club dalla Primera B alla massima seria argentina. Nel 2015 annuncia l'addio definitivo al calcio.

Quando parliamo di Riquelme, parliamo di un giocatore che poteva fare di più, aveva talento e qualità per poterlo fare, ma parliamo allo stesso tempo di un giocatore che non ha mai rinunciato all'amore del proprio popolo, di un giocatore per cui è poco dire che ha messo il Boca davanti alla propria carriera, perchè lui la sua carriera l'ha donata al Boca. Parliamo di un calciatore di cui tutti, lì a La Bombonera, si ricordano i movimenti, la tecnica, le qualità e l'agonismo, di un giocatore che quando riceveva il pallone era come se il tempo si fermasse, come se si tirasse un lungo sospiro, sapevi che qualcosa stava per accadere, un qualcosa che sarebbe passato alla storia.
Riquelme era descritto come un vero e proprio artista del pallone, uno degli ultimi Dieci del calcio, d'altronde come disse Ronaldo 'il fenomeno': "Si no te gusta Romàn, no te gusta el Fùtbol".