Il calcio, come qualsiasi altra disciplina sportiva, ha subito continue e notevoli trasformazioni da quando nel lontano 1898 ha preso inizio il primo Campionato Nazionale. Nessuno però poteva prevedere che una pandemia di questa gravità, potesse svuotare gli stadi e stravolgere, sopra ogni logica, i pronostici sportivi di tutti i campionati, Europei e non.
Il motivo per cui inizio da questa considerazione è dovuto al fatto che, per quanto si potesse parlare di sostenibilità economica delle Società, di riduzione dei salari o di Fair Play Finanziario, serviva toccare nelle tasche "realmente", le società più o meno ricche, per metterle a confronto con la dura realtà. Il Covid 19 ha bruscamente fermato molte delle entrate necessarie a sorreggere il sistema, obbligando a trovare soluzioni che possano evitare la certezza della bancarotta, oppure il rischio di ridimensionarsi drasticamente o peggio sparire sportivamente.
Un problema che interessa a livello mondiale. Per quanto ricca possa essere una proprietà, disponibile e consapevole di dover colmare delle perdite di bilancio, spesso bilanciate da vittorie sportive e visibilità, ora il rischio diventa troppo pesante e per molti impossibile. Non è un caso se "squadroni" che generalmente dominavano ogni competizione, oggi sono in difficoltà, preoccupati più da esigenze di bilancio che dai risultati del campo. Quante e quali sono le squadre che stanno proponendo tagli negli stipendi o peggio, non li stanno garantendo? Probabilmente ci sarà impossibile saperlo, ma non è certamente un dato secondario.

Se il "grande Campione", aiuta a vincere le partite, garantendo visibilità e ritorni sia di immagine che sportivi, l'organizzazione sia Societaria che del gioco espresso non possono essere relegati, come successo troppo spesso, in secondo piano. Senza guardare all'estero, ma preferendo restare in territorio nazionale, se l'Atalanta e Gasparini, oramai da più anni stanno confermando un modo "alternativo" di proporsi, anche altre Società ed allenatori hanno iniziato a percorrere lo stesso cammino. Penso al Sassuolo, di Mister De Zerbi, oggi sorprendentemente secondo in classifica, al Verona di Mister Juric, oppure al Bologna di Sinisa Mihajlovic. Squadre provinciali che, con bilanci sostenibili, si sono affidati ad allenatori che credono nel risultato raggiunto attraverso il lavoro e il gioco, riuscendo ad ottenerli. Sicuramente lo stesso percorso non è facile da realizzare in quelle Città dove la pressione è alta e specialmente non c'è la pazienza di aspettare, spesso più dalla Dirigenza che dalla tifoseria.

Perchè eravamo abituati a trovare le soluzioni sempre attraverso gli ACQUISTI, di giocatori o di allenatori, se necessario anche chiedendo il cambio proprietario, non programmando, ma cercando scorciatoie. Tutto il calcio è stato danneggiato da questa "strategia" ed anche molti allenatori sono incorsi nello sbaglio di rincorrere i nomi, piuttosto che costruire squadre funzionali. Personalmente sono convinto che gli allenatori facciano un percorso, come i calciatori e quando inizia la parabola di discesa sia impossibile da fermare poichè dipende da molte componenti: calo di motivazioni, l'agiatezza economica e poca voglia di modificare metodi e modi che andrebbero sempre aggiornati. Certi grandi allenatori non durano in eterno e penso a Prandelli, persona stupenda, ma ormai non al passo con quel calcio che lo ha visto protagonista moltissimi anni fa. Il calcio moderno è fatto di droni, studiare gli avversari, saper preparare le partite, possibilmente prevedendo il maggior numero di soluzioni che adotterà la squadra rivale e molto altro. Logico che poi se a colpire di testa l'ottimo cross di Theo c'è Zlatan, fare gol diventa più facile.
Volenti o nolenti ecco che il COVID 19 ha portato un livellamento, poichè gli stadi vuoti hanno alleggerito la pressione su tutti quei giocatori che, con meno qualità tenciche, giocano con meno preoccupazioni. Perchè le squadre "più piccole" entrano in stadi, vere e proprie "cattedrali del calcio", che in anni passati facevano tremare le gambe a chiunque ed oggi sono deserte. A ciò si aggiunge il fatto che, se per le squadre più ricche e costose, non qualificarsi alle competizioni Europee può comprometterne il futuro, per una "provinciale" diventa una garanzia di valore inestimabile.

Nella speranza che questa pandemia si spossa sconfiggere, tornando alla normalità, ci vorrà tempo per risanare le perdite economiche, non resta altro che imparare la dura lezione e sapersi organizzare sempre meglio, solo così questo sport che tanto amiamo continuerà ad entusiasmare in ogni parte del mondo.