L'Atalanta Bergamasca Calcio dovrebbe essere un modello da seguire da parte di tutti i club medio-piccoli della nostra serie A. I neroazzurri investono una parte molto sostanziosa del proprio budget - si dice il 10-15% - nel settore giovanile, che è il migliore d'Italia, ma non da oggi, da anni, forse decenni. Da lì sono usciti giocatori del calibro di Giampaolo Pazzini e Riccardo Montolivo prima, che, checché se ne dice, hanno fatto bene in tante altre squadre, fino ai più recenti Andrea Conti, Franck Kessié, Mattia Caldara e Roberto Gagliardini, giusto per citarne qualcuno.

Avere un settore giovanile forte, nel calcio moderno, è molto importante perché i prodotti del vivaio portano alle tanto vituperate plusvalenze, oggetto del desiderio soprattutto da parte dell’Inter, dato che deve rientrare di circa 40 milioni entro il 30 giugno. Un giocatore prodotto dalla cantera non ha "costi" (in verità ne ha, ma sicuramente sono inferiori rispetto all'acquisto di un calciatore da un altro team). L'Atalanta è riuscita l'anno scorso a chiudere al quinto posto in graduatoria, tornando in Europa 26 anni dopo l’ultime volta, quando al tempo sedeva sulla panchina lombarda il compianto Bruno Giorgi. L'euforia in città è stata indescrivibile, con cori e fumogeni come se avessero vinto uno Scudetto.

Ma tutto questo è improponibile in altre piazze italiane? Probabilmente sì. L'Udinese ci ha provato per anni, investendo tantissimo nel mondo dello scouting, soprattutto in Sud America, tant'è che è riuscita a scovare - e a monetizzare - un giocatore del calibro di Alexis Sanchez, passato anche dal Barcelona. Poi però la famiglia Pozzo ha preferito spendere - giustamente - i ricavi per la costruzione di uno stadio di proprietà, la Dacia Arena, limitando leggermente gli investimenti in calciatori e quindi vivendo alcune stagioni in chiaroscuro. Nel resto d'Italia, invece, sembra oggettivamente impossibile replicare il modello Atalanta. Eppure non ci vorrebbe tantissimo - o forse sì - perché bisognerebbe programmare a medio-lungo termine, sapendo di fare stagioni tra Serie A e Serie B ma costruendo un nucleo forte, fatto da ragazzi giovani, pronti nel giro di 2-3 anni a competere con chiunque, anche con i dirimpettai della Juventus, del Napoli, della Roma, ecc. ecc. Naturalmente la Dea è anche stata fortunata perché ha saputo pescare benissimo. Pensiamo solo a Bryan Cristante: sembrava ormai finito nel dimenticatoio, in un anno e mezzo ha sestuplicato il suo valore o giù di lì. Senza parlare di Andrea Petagna, scartato da tutti, ma non da Giampiero Gasperini. Ecco, anche il tassello allenatore non è di poco conto. La famiglia Percassi ha subito creduto nell'ex tecnico del Genoa e lui ha ripagato pienamente la loro fiducia, ottenendo risultati veramente inaspettati. La fortuna però aiuta gli audaci. Anche se il Papu Gomez non era una scommessa, come non lo è stata nemmeno Josip Ilicic, quindi non è stata tanto questione di audacia ma di bravura da parte dello staff tecnico nell'individuare giocatori forti e funzionali al progetto di crescita dei giovani (l'amicizia tra il Papu e Petagna dice davvero tutto).

In conclusione voglio veramente fare i miei personali complimenti al modello Atalanta per quanto fatto in questi anni, visto che probabilmente parteciperà alla seconda Europa League consecutiva, magari anche per via diretta in caso di esclusione - probabile - del Milan. E mi auguro che qualcun altro possa seguire la strada tracciata dai bergamaschi.