Lo avevamo detto tutti. Avevamo invocato il suo nome a gran voce. Lo volevamo in campo nel momento in cui la nostra nazionale era in difficoltà. Un suo guizzo ci avrebbe potuto salvare dall’ignominia, forse ci avrebbe potuto regalare un gol o un assist che ci avrebbe condotto ai supplementari e forse la storia sarebbe cambiata. Ma con i forse non si fa la storia. 

Sono passati 9 giorni, ma la delusione, quella proprio no. Come potrebbe essere altrimenti? E dopo la vetrina internazionale di stasera, forse per alcuni la delusione si farà maggiore. Si, perché a scanso di tutte le lingue velenose che vedono i talenti nostrani come insulsi se inseriti nel panorama internazionale, un certo Lorenzo Insigne da Frattamaggiore (comune a 15 km nord di Napoli) sforna l’ennesima prestazione sontuosa nel Napoli delle meraviglie di Sarri e stupisce il pubblico europeo disegnando una parabola perfetta di destro dopo una conversione dalla fascia sinistra al centro in velocità, che gira in maniera quasi millimetrica sotto l’incrocio più lontano.
Un gol da stropicciarsi gli occhi, da vedere e rivedere almeno una decina di volte e poi un altro paio, giusto per essere sicuri di andare a dormire e sognare tutta la notte quella traiettoria micidiale.

Già la scorsa stagione il folletto napoletano aveva deliziato il pubblico campano e non, trafiggendo la porta di un avversario ancora più blasonato dell’ottimo Shaktar schiantato 3 a 0 stasera (di Zielinski e poi Mertens le altre reti); un certo Real Madrid che aveva poi pareggiato è battuto 3 a 1 gli azzurri. Ma il piccolo funambolo continua a mostrare lampi di classe purissima ed a deliziare il pubblico di casa, e permettiamoci di dirlo, anche quello di tutta Italia. Troppo a lungo si è parlato e si continuerà a parlare di tutte le cause del mancato approdo al mondiale in Russia, ma dovremmo sempre scindere la polemica sterile dalle critiche costruttive. Si è passati dalla consapevolezza della nostra forza contro la compagine svedese, alla distruzione totale di tutto il panorama calcistico italiano, sparando a zero su tutto e su tutti indistintamente; così anche i nostri talenti sono diventati improvvisamente degli incapaci.

È giusto ricominciare a guardare con onestà il nostro panorama calcistico, e non buttare via l’acqua sporca con il bambino dentro (analogia molto cara agli amici napoletani, per altro divertentissima nel loro dialetto) come si è fatto in questi ultimi giorni.

Ci sarà stato un motivo se metà Italia (ci teniamo bassi) ha invocato l’entrata di Insigne nelle partite spareggio, ci sarà un motivo se Tavecchio ha fatto subito il suo nome quando ha cercato di esaminare gli errori dell’uscente Ct della nazionale... ci sarà un motivo se persino De Rossi, uno che il mondiale lo ha vinto, furioso per l’andazzo della partita aveva “richiesto” l’ingresso del numero 24 napoletano invece che il proprio.

Sarà che Insigne rappresenta perfettamente il punto da cui si può ripartire, l’evidenza di un calcio italiano che può benissimo dire la sua (da quelle latitudini proviene un altro attaccante che continua a segnare in serie A ed in Europa League con la Lazio ed è ad oggi al primo posto per la scarpa d’oro, che Napoli possa regalarci altre sorprese?) e ricompattarsi, sfornando nuovi talenti e mettendoli in condizione di risollevare la nazionale ed i club per tornare ai fasti di una decina d’anni fa?

Sta di fatto che tutti sognano questo, e vedendo simili prestazioni è lecito pensare che sia più che attuabile. Perché in fondo lo avevamo capito tutti che ci serviva solo gente come Insigne.
Tutti tranne Ventura.