Siamo alle solite, o meglio, nell'ultimo periodo, i risultati desiderati bene o male arrivano, ma è un Milan che a livello di gioco non convince. 

4-3-3 prima, 3-4-2-1 poi, quindi 4-4-2, infine 3-5-2 o 4-5-1. Variazione tattiche e di moduli che, in base all'avversario, ci stanno anche, anzi, sinonimo di studio e conoscenza dello stesso e soprattutto dei propri uomini, su cui possono permanere dei dubbi sia sul lato tecnico, ma che quelli sono a disposizione in rosa, che sulle scelte dell'allenatore in merito all'interpretazione del ruolo o posizione in cui vengono schierati, opinabili o meno, specie se poi in mezzo si mettono gli incidenti di percorso come eventuali infortuni, quello si. Peccato però che la qualità del gioco appunto non cambi.
Troppi infatti i tentativi invano di costruire l'azione da dietro, direttamente dal proprio portiere, come sarebbe altresì poi usuale pretendere dalle grandi squadre per imporre il proprio gioco, con invece palloni buttati quasi a casaccio in avanti, alla ricerca del disperso attaccante troppo isolato. In sostanza questo è il gioco che risulta fare il Milan ormai troppo spesso.
Ovviamente piovono le critiche, con i tifosi che provano ad analizzarne i motivi; chi se la prende col singolo giocatore, chi con più di uno, chi con l'allenatore, chi con la nuova e chi con la vecchia dirigenza e proprietà. Tutti a cercare un capro espiatorio dicendo la propria in merito, ma probabilmente, la vera colpa o non è di nessuno in particolare, o sta nel mezzo, perché, se guardiamo dati alla mano, i rossoneri sono attualmente in perfetta linea con gli obiettivi prefissati: un quarto posto in campionato che garantirebbe un ritorno in Champions League, la qualificazione al turno di Europa League ancora a portata, e una Supercoppa Italiana da giocare, sia pur di difficile conquista, contro la Juventus.

Guardando oltre, ci si chiede però, quanto il Milan potrà ancora andare avanti con questo passo, se il gioco tarda ad arrivare? E soprattutto perché il gioco non arriva?
Detto dell'interscambiabilità di moduli utilizzati, che non incide poi sulla medesima scarsa qualità del gioco, il problema potrebbe essere fisico? Dati alla mano no, perché anche sotto questo aspetto il Milan risulta essere una delle squadre che corre di più, perlomeno non ci si può lamentare, sicuramente più problematica la tenuta per quanto riguarda i molteplici infortuni occorsi a neanche metà stagione, questo forse si, ma raramente si è vista una formazione ferma in campo. Si potrebbe quindi parlare di un discorso mentale? S-ni, perché delle reazioni si sono più o meno viste, possiamo parlare di un pò troppi goal subiti (mediamente poi, fatte alcune eccezioni, li li con le altre), ma di contro anche di uno dei migliori attacchi (esattamente il 3° in Serie A, a pari merito con l'Inter), quindi? Ci siamo quasi, non si tratterebbe proprio di mentalità, ma con molta probabilità di atteggiamento, due caratteristiche che viaggiano a braccetto, che vengono trasmesse entrambe dall'allenatore, ma che non sono esattamente la stessa cosa, se interpretiamo la mentalità come quell' aspetto astratto inerente la così detta grinta o foga agonistica, mentre l'atteggiamento più materialmente, come la disposizione in campo che non riguarda però gli specifici moduli o schemi (quella è la tattica), bensì come essi vengono interpretati. 
Sì sembra un pò una contraddizione, all'inizio, tanti anni fa, anche io non capivo, e per chiarirmi ora meglio, proverò ad esporvi un semplice esempio descrittivo, che ho vissuto sulla mia stessa pelle, tramite il quale sono arrivato e arriverò anche in questo articolo, al dunque.

Anche io anni fa ho giocato, come sicuramente molti di voi altri, chi a più alti livelli chi meno, in una squadra di calcio, per l'esattezza ricoprivo la fascia, spesso nel ruolo di ala, a volte terzino. L'allenatore più difensivista che ricordo aver avuto, a prescindere dal modulo che adottava, un 4-4-1-1, che incide ma non determina di certo l'atteggiamento se offensivo o meno di una squadra (nel senso, puoi giocare anche con il 5-4-1 e fare 10 goal a partita), il mio spirito di sacrificio e le mie caratteristiche fisiche, mi portavano per pregio o difetto, a correre molto spesso molto e a vuoto, comunque riuscendo a fare il mio compito, quindi direte poco male, ma in realtà non era così. Perchè questo aspetto, in realtà, non mi faceva rendere conto che non giovava assolutamente alla squadra, per un motivo diciamo di schieramento, mi spiego ancora meglio con un esempio più dettagliato.
Ogni volta che c'era da fare la fase di ripiego, ci si poteva ritrovare contro, il classico “terzinaccio” statico, quello con i piedi quadrati o con poca tecnica, che difficilmente riceveva palla e se la riceveva potevi uscire a pressarlo alto mettendolo in difficoltà, ma nel mio caso, più spesso, trovavo invece contro quel terzino che oltre ad avere i piede buoni e tempi di gioco, ed essere magari proprio il primo a far ripartire velocemente l'azione, era anche quello che facevi fatica a seguire quando avanzava, perché aveva gamba per spingere ed arrivare sul fondo in sovrapposizione insomma, il terzino moderno. Bene, l'errore che facevo io era quello di seguirlo, d'istinto, sempre e comunque, in una sorta di "vediamo chi molla per primo" per tutta la fascia e per tutti i 90 minuti. Peccato che io dietro non avevo altrettanto valido terzino, o meglio magari anche si, ma con caratteristiche diverse e non di spinta, quindi, non potendo permettermi di chiedere alla mia società di comprarne uno che mi facesse continue sovrapposizioni, come mi sarebbe anche piaciuto, sarei andato avanti non solo a fare più indietro che avanti lungo la fascia, senza valorizzare le mie caratteristiche migliori di spinta in avanti, ma soprattutto avrei continuato a sminuire inconsapevolmente quelle del mio compagno terzino, che invece ne aveva di più difensive. Questo perché seguendo costantemente quel terzino di spinta avversario, finivo per fare quasi sempre il suo gioco, sia pur poi fermandolo, semplicemente poi rischiavo di non far, o non facevo proprio il mio di gioco. Quando c'era da ripartire non sempre ero nella mia posizione, creando difficoltà alla manovra di costruzione e al mio stesso terzino che mi ritrovavo spesso a ridosso senza aprirgli gli spazi. Finché, dopo l'ennesimo rimprovero del mio mister, con tanto di pedine e pennarelli su una lavagnetta: << Fermati a metà campo massimo sulla nostra trequarti, non tornare oltre!>> , a cui rispondevo quasi sempre anche in maniera seccata:  <<Ma mister non vede che il terzino spinge di continuo? Chi lo prende sennò?>>, esternazione a cui lui prontamente ribatteva: <<Fa niente, vedrai che appena sbaglia, poi non lo farà più! Così ci facciamo schiacciare!>> 
…capiì finalmente il concetto e preziosa importanza, specie di quell'ultima parte di frase "Così ci facciamo schiacciare!" 

Non è esattamente parlare di ognuno nel proprio ruolo, perché lo spirito di squadra è proprio quello di darsi si una mano tra compagni e reparti, ma attenzione, ciò non vuol dire neanche rincorrere sempre per 50 metri l'avversario, oppure il calcio sarebbe composto da mezzofondisti, dare una mano significa anche e soprattutto farsi trovare al proprio posto, per non recare difficoltà al proprio compagno, per appoggiarlo.
Quando mi entrò in testa questa dinamica, il terzino avversario salì ancora una volta, due volte, alla terza, persa palla, il nostro terzino riuscii a verticalizzare su di me, che bello fresco piantai uno scatto andando sul fondo, palla in mezzo e goal! Non solo, perché nell'azione successiva, l'allenatore avversario incominciò ad invitare il suo terzino a non spingere più, e a restare bloccato per marcarmi stretto, io ala, di conseguenza, libero di stare alto, senza troppi vincoli di copertura ed evitando sprechi di energia, riuscii a fare il mio gioco al meglio, con lui, il terzino di spinta, ora ad inseguire me, come logica di ruoli vuole, ma soprattutto tutta la mia squadra alleggerita ad esprimere il suo calcio senza esser più schiacciata, da quei miei errori che non sembravano tali. Quello che pensavo fosse un bene per la squadra non lo era, anzi.

In sostanza, tornando al Milan, è esattamente questo l'errore di mister Gattuso, perché chi frequenta lo stadio, sente le sue grida, e sa che sono in numero superiore quelle di un "torna" rispetto alle molto minori di un "stai su".
Richiedendo in fase di non possesso a 9 giocatori di stare dietro la linea del pallone, i rossoneri si ritrovano spesso e volentieri, nelle proprie ripartenze, a non aver davanti punti di riferimento, situazioni nelle quali o salti due o tre avversari per ripartire, o rilanci un pò alla “do cojo cojo” nella ricerca del solo attaccante isolato rimasto davanti e spesso accerchiato, o peggio, perdi palla e rimani li dietro, nella propria metà campo per l'appunto, facendoti schiacciare dai terzini o addirittura dal terzo difensore centrale nel caso di difesa a tre, nel mentre saliti  (come ieri con il Betis). Da qui deriva quella impressione di sottomissione e di pochi spazi concessi da parte dell'avversario, che restituisce quella classica impressione visiva di sembrar che giochi numericamente con più uomini.

Ma perché allora Gattuso richiede ai suoi di strafare eccedendo in compiti che non dovrebbero spettare e facendo tornare le ali quasi sulla linea dei terzini?

Beh sicuramente Rino era un giocatore che ce la metteva tutta e copriva da solo gran parte del campo, un po’ come Kessiè, pertanto si aspetta qualcosa del genere anche dai suoi giocatori, che rispecchino, con le giuste misure, il suo modo di interpretare le partite, quella è una indole che vuole chiaramente trasmettergli. A prescindere, l'idea che mi son fatto, è quella che possa essere un discorso di sfiducia per il proprio reparto difensivo, contrapposta ad una massima fiducia per quello d'attacco, che abbia banalmente analizzando i dati alla mano sopra elencati, sul numero di goal fatti e quelli subiti, quindi al classico, prima non le prendo tanto poi qualcosa do? Sarebbe un errore madornale di valutazione e di atteggiamento, quello che io stesso calciatore facevo, non solo perché discorsi come "il miglior attacco è la difesa", col calcio d'oggi ormai c'entrano poco, rischiando proprio di sbilanciarsi irrimediabilmente da una parte o dall'altra e finendo per mostrare tutti i propri limiti, ma soprattutto per un discorso di scacchiere, che nel calcio si può poi riassumere in un semplicissimo a-b-c: Difesa, Centrocampo, Attacco. Caro Mister che non ti sfugga di mano il fatto che ci sono squadre che te lo concedono, ma con altre, poi rischi solo di difenderti per non attaccare.

E se poi, ma questo altro discorso, fai interpretare il terzo di difesa ad un terzino che fa della spinta la sua arma migliore, o ancora in un 4-4-2 come ala metti un terzino, si aggressivo, ma che non ha nel dribbling una sua dote, o ancora un trequartista centrale a fare l'esterno e un'ala la mezzala, crei solo ulteriore confusione, insomma un grande allenatore lo fanno anche le sue intuizioni, ma quelle giuste, o rischi solo di snaturando i giocatori stessi e facendoli rendere al minimo.  

Comunque piena fiducia in mister Gattuso, sono convinto della sua preparazione, che i suoi schemi esistano, siano provati, rodati in allenamento e che funzionerebbero anche in partita, a tratti poche volte si son anche già visti, basta solo far cambiare atteggiamento, non mentalità, quella c'è e i risultati per ora lo dimostrano, solo quelli.