È un Milan in difficoltà, non si scappa, parlare di crisi forse è prematuro, tralasciando la prevedibile uscita da un girone infernale di Champions League, per come ormai si erano messe le cose, dopo le tre sconfitte consecutive iniziali, e probabilmente proprio per gli sforzi extra, in gran parte messi in campo, per tentare di salvare il salvabile nelle successive tre infrasettimanali di ritorno, in due mesi stracolmi d'impegni come il passato ottobre e novembre, che sommati all'attuale dicembre in corso, contato un totale di diciassette partite solo di club (da aggiungere a quelli dei nazionali nella rispettiva sosta), i rossoneri, nell’ultima gara di campionato ad Udine, sono risultati in evidente stato di appannamento. 
Record di infortuni, positività Covid, sostituti spesso non all’altezza e qualche torto arbitrale non hanno sicuramente giovato, ma con l’ultimo pareggio, raggiunto in extremis, grazie alla prodezza del buon ‘vecchio’ Ibrahimovic, si registra un notevole rallentamento, sul ruolino di marcia, con solo sette punti ottenuti in cinque partite abbordabilissime.
Preambolo di criticità fu la doppia sconfitta consecutiva con Fiorentina e Sassuolo, specialmente per i molti goal subiti, seguite poi da due vittorie con Genoa e Salernitana, che sia pur avversarie di bassa classifica, lasciavano presagire ad una netta ripresa, più che altro in termini di fase difensiva, con due clean sheet

I troppi impegni non possono comunque esser una scusante, in quanto sì un problema effettivo, ma generico che riguarda tutte le big, un po' di sfortuna in più rispetto alle stesse sicuramente, qualcosa di strano nella preparazione atletica sembra per molti, ma perché ad un certo punto, con già parecchi titolari indisponibili, ruotarne anche degli altri praticamente in un turnover continuo, con praticamente quasi mai gli stessi interpreti e riferimenti a disposizione? E perché farlo con ulteriori giocatori fuori forma o non in condizione? E soprattutto perché ostentarsi a confermare sempre lo stesso modulo e non provarne semplicemente qualcuno alternativo? 

Proprio mister Pioli che in passato, sulla panchina di altre squadre, si è spesso distinto per adottare più moduli a stagione in corso e non sempre per necessità, anzi, spesso proprio per mera scelta tecnica e strategia tattica, in base alle caratteristiche dei propri giocatori e a quelle dell’avversario; dal 4-3-3, passando per lo stesso 4-2-3-1, il classico 4-4-2, fino ad una difesa a tre con un 3-5-2 spesso utilizzato nella sua esperienza a Firenze. Ecco, perché non provare questi moduli alternativi anche nel Milan, ora che la necessità esiste, visti i molti infortuni, il fiato corto di alcuni giocatori troppo spremuti e la virtù del 4-2-3-1 che viene ora quasi a mancare? 

Perché non provarne almeno uno (di modulo) diverso e anche più idoneo magari in determinate partite come queste ultime disputate, contro squadre che si chiudono dietro per ripartire in contropiede, ad esempio abbassando il baricentro e rimpolpando il centrocampo con un uomo in più, quindi di conseguenza garantendo agli altri due mediani meno sforzo e copertura di campo, specie in quella zona nevralgica composta proprio da elementi con eccessivo minutaggio nelle gambe, e lasciando il reparto avanzato più libero di attaccare e da compiti difensivi? Non è anche questa una maniera di gestire le risorse?  O viceversa perché, sempre in questo stato di emergenza numerica, contro realtà internazionali blasonate, come un Liverpool di turno, non adottare un buon vecchio saggio 4-4-2 già di suo più adatto  a determinati palcoscenici, o magari perché non farlo perlomeno a partita in corso, piuttosto che mettere tanto per mettere, snaturando magari delle riserve, probabilmente non congeniali già di loro allo stesso 4-2-3-1, e invece non plasmargli addosso un modulo più consono alle loro caratteristiche,  momentaneamente, in attesa del rientro di più titolari? Tra l’altro, in queste situazioni decimate, provare nuovi schieramenti, eviterebbe anche di limitarsi durante i conti della serva, ridisegnando nuove soluzioni dalla panchina a partita in corso proprio in termini numerici.

Si possono sicuramente opinare parte delle scelte di mercato fatte durante l’ultima sessione estiva, visto ad oggi lo scarso rendimento, chi per un motivo chi per un altro. Come quello del giustamente fischiato Bakayoko, che probabilmente non ha semplicemente il passo per potere giocare nei due schermi davanti la difesa (nonostante ai tempi del Monaco lo fece in coppia con Fabinho), e che quando ‘rese’ nel Milan di Gattuso, lo fece da centrale in un centrocampo a tre con altro tipo di dinamica di gioco; probabilmente anche Florenzi, terzino, ha disatteso fino ad ora le aspettative, complici anche gli infortuni, o forse, punti di vista, in realtà non ha mai avuto propriamente le caratteristiche per farlo se non per necessità e sarebbe più idoneo da esterno ma come quinto di centrocampo o da mezzala; probabilmente Ballo-Touré fallendo nel derby avrà perso l’occasione e credito nelle gerarchie del mister o forse ha semplicemente bisogno di più tempo per adattarsi alla realtà italiana.

Facile dire che il miglior acquisto nella sessione di calciomercato invernale, nonostante poi si andrà aggiungendo l’indisponibilità per circa un mese di due pedine importanti come Kessie e Bennacer, impegnati in Coppa d'Africa, sarebbe quella di avere tutti a disposizione, perlomeno le pedine fondamentali. Sicuramente per gennaio si cercherà di prendere un rinforzo dietro, visto il ko e stagione finita di Kjaer, ma nel mentre questo Milan, che nonostante il probabile sorpasso odierno in classifica da parte dell’Inter, rimarrà comunque in una posizione tutt’altro che tragica e irreparabile, in un campionato ancora lungo e nemmeno al giro di boa, con i rossoneri di pro, ora liberi anche dalla pesante manifestazione europea, vorrebbe però evitare che ricompaiano i fantasmi dello scorso anno, quando da campione d’inverno finì a 12 punti dalla prima, con uno scudetto già praticamente consegnato da mesi e il rischio addirittura di restare fuori anche da un piazzamento in Champions League.

È vero che il Milan è il Milan, e quelli grandi del passato, di Sacchi, di Capello fino ad Ancelotti, ci hanno abituati a imporre il proprio gioco, con lo stesso modulo sempre e comunque, sia coi titolari che con le riserve, ma è anche vero che quello di oggi, di Pioli, non può ancora permetterselo, e caro mister, nel caso pensi il contrario, mi raccomando non mi pecchi di presunzione, perché così non va, piuttosto faccia di virtù necessità!