A volte ritornano, come diceva il titolo di un film, ma nel caso di Massimiliano Mirabelli, si potrebbe dire che troppo spesso ritornano. L'ex-dirigente rossonero, che non ha lasciato dietro di sé particolari rimpianti, ha di recente tuonato contro Mino Raiola, sostenendo che il Milan dovrebbe avere il coraggio di decretare l'ostracismo contro il procuratore italo-olandese. Il grido di guerra da lanciare nei corridoi di Casa Milan dovrebbe essere "Mai più giocatori del perfido marrano, zan zan zan zan!". Ecco, se il Milan volesse suicidarsi, non dovrebbe fare altro che seguire questo bel consiglio.

Immaginate che la società rossonera decida di chiudere ogni rapporto con Mino Raiola e, per prima cosa, comunicasse a Donnarumma che è libero di cercarsi un'altra squadra. Poi dovrebbe rinunciare a Ibra e punire Romagnoli tenendolo in panca fino al 30 giugno 2022. Sì, perché se accettasse di scambiarlo con Bernardeschi, il Milan si metterebbe in casa un altro assistito dello stesso Raiola, cosa che non avrebbe senso. Fatto, dunque? Avete immaginato la situazione? Bene, se accadesse ciò, il giorno dopo Raiola andrebbe da Kessie, tanto per fare un esempio, e gli direbbe che affidandosi a lui, finirebbe al Real o al Psg o alla Juventus guadagnando il doppio. I rossoneri si sarebbero fatti del male senza, tuttavia, aver risolto il problema. Del resto, per quel che riguarda Donnarumma, la rottura potrebbe fare comodo proprio a Raiola e al suo assistito. Sarebbe facile per il procuratore dire che Gigio voleva rimanere, ma che è stata la società a maltrattarlo, cacciandolo come un reietto.

Per fortuna, fra tutti gli errori che si potrebbero imputare alla società, non vi è quello di essere cascata, almeno finora, nella trappola dell'abile Mino che, nel suo campo, è un vero mago. Chiariamo, ispira la stessa simpatia di una puntina da disegno nelle pantofole, ma in fondo non deve essere simpatico ai tifosi, bensì soddisfare i giocatori che gli firmano la procura. In ciò Raiola è bravo, come è bravo a selezionare le società partner. Fra queste c'era il Milan di Galliani, ma non c'è ancora il Milan di Gazidis e Maldini, come non c'era di certo il Milan di Mirabelli. Sì, Mirabelli, il dirigente che ha speso tanto a debito per portare a casa solo un paio di acquisti buoni, quali Kessie e Chala. Qualcuno ritiene che lo fosse André Silva per il buon campionato che sta disputando in Germania, dimenticando che il portoghese doveva essere adatto al calcio italiano per giocare nel Milan, non a quello tedesco.

Il fatto è che Massimiliano Mirabelli, rispetto al mago Raiola, è solo un... apprendista mago. Nulla di male, perché nella vita c'è chi è più bravo e chi lo è meno. Raiola è più bravo, cosa ci si può fare? Prendete il rinnovo di Donnarumma nel 2017, quello che per Mirabelli sarebbe stato fatto firmare al ragazzo all'insaputa di Raiola. Gigio e il procuratore erano in una situazione difficile, perché l'assalto alla diligenza era stato lanciato quando il portiere non era ancora pronto, avanzando pretese altissime a fronte di un finale di stagione barbino. Nel corso degli europei under-21, Gigio era stato inguardabile ed era per di più finito nell'occhio del ciclone, perché i tifosi lo chiamavano Dollarumma. Le papere nella rassegna continentale avevano allontanato chiunque avesse, almeno all'inizio, pensato di fargli un contratto o, in ogni caso, avevano abbassato le prebende associate alle proposte contrattuali. Mirabelli sottopose al giocatore un contratto sontuoso che Donnarumma e Raiola furono ben felici di firmare, in quanto nessuno, in quel momento, avrebbe scucito tali somme. Il colpo di teatro fu l'uscita dalla stanza del procuratore che, in quella maniera, fece passare la firma per un atto di ribellione del ragazzo e di amore per i colori rossoneri. Se così fosse stato, Raiola avrebbe mollato l'assistito, non per altro che per mantenere credibilità.

Ora, Galliani, che nel suo campo era un mago come Raiola, aveva capito che quel procuratore non poteva essere combattuto senza rimetterci. Galliani collaborava con Raiola e avrebbe portato a casa Pogba in scadenza di contratto, se qualcuno in società non avesse storto il naso di fronte alle pretese del procuratore. Ma quanto ha fruttato Pogba alla Juventus in fase di rivendita? Il problema è che il Milan di oggi non è più il Milan di Galliani ovvero una società di riferimento per un procuratore come l'italo-olandese, piaccia o no. Maldini e Gazidis possono solo cercare di non perderci troppo, perché se Raiola avesse già promesso Donnarumma a qualcuno, alla fine lo porterebbe via. Allora si fa di necessità virtù, in attesa di tornare a essere il Milan di Galliani.

Di certo, per l'eredità lasciata in rossonero, l'apprendista mago Massimiliano Mirabelli non avrebbe molto da pontificare. Anche perché rischierebbe (anzi rischia) di sollevare i tifosi, togliendo loro il sano senso della realtà. Non sarebbe mai il Milan a dare una lezione al mago vero, Raiola, perché chi ha le porte aperte al Psg, al Real e alla Juventus, forse oggi non ha proprio bisogno di trovarle aperte anche al Milan. Diciamo che i consigli di Mirabelli diventeranno preziosi quando sarà, a sua volta, un mago vero come Raiola. E ripeto che non c'è nula di male a non essere maghi, perché non tutti gli avvocati sono Perry Mason. Se, però. ti trovi davanti un mago autentico, come lo è Raiola, forse fai bene a tenerne conto.

In estate il Milan si è liberato di Bonaventura, che sarebbe stato ancora un vice-Chala decoroso, e forse ha avuto troppa fretta, considerate le pretese modeste di Jack. Siamo proprio sicuri che Raiola non se la sia legata al dito? Forse no, ma qualche dubbio, di tanto in tanto, mi viene. Anche a Galliani, prima di non rinnovare quel contratto, qualche dubbio sarebbe venuto.