Con l'avvio della nuova stagione calcistica, ed il numero di casi Covid-19 in continuo aumento in tutta Europa, la domanda che molti appassionati di calcio si sono posti è: cosa ne sarà della Champions? Certamente la risposta non è a portata di mano ed il 2021 si presenta ancora pieno di incognite. Lo scorso anno si è deciso di far disputare quarti, semifinali e finale in un'unica città, Lisbona.
La soluzione tuttavia non ha convinto tutti: si tratta pur sempre di una fase estremamente delicata della competizione dove ogni minimo elemento a favore, come può essere la stessa presenza di pubblico o più semplicemente disputare la gara nel proprio stadio, giocano un ruolo fondamentale per il passaggio del turno. La formula proposta nel 2020 rispecchia in qualche modo il format proposto dall'NBA, un format certamente vincente vista l'assenza di contagi all'interno della ormai famosa "bolla di Orlando". Ciò tuttavia non può essere replicato in Europa, e sopratutto nel calcio odierno per due semplici ragioni: la prima di ordine economico, viste le critiche mosse da non pochi club per la scelta assolutamente non casuale di una città portoghese come Lisbona (la Uefa avrà voluto risparmiare sfruttando il favorevole sistema fiscale lusitano?); la seconda di carattere tecnico, visto che ad oggi non si possono fare previsioni attendibili sull'andamento della curva epidemica nelle varie capitali europee.

Ciò permette di fare una riflessione: altri format come la Champion League di Volley sono stati stravolti per far fronte ai disagi conseguenti ai numerosi viaggi cui le squadre devono far fronte durante tutta la fase a gironi. Si è quindi deciso di optare per una fase "a gironcini" di 3 giorni ciascuno, con 2 match al giorno. Certo, parliamo della prima fase, senza eliminazioni ma la formula sembra poter essere replicata in altri sport. Molte società sembrano infatti aprire a soluzioni del genere. La Uefa, dal canto suo, non può farsi trovare impreparata. L'auspicio è sempre quello di poter vedere gli spalti gremiti di tifosi, rispettando la tradizionale formula di andata e ritorno nei rispettivi stadi ma qualora ciò non fosse possibile le opzioni sono diverse e altrettando valide. Se da una parte c'è chi plaude gli sforzi organizzativi compiuti per l'edizione 2020,  la soluzione potrebbe essere rappresentata dalla suddivisione delle 16 squadre qualificate agli ottavi in 4 gironi da 4, con gare di andata e ritorno da disputare a distanza di 2/3 giorni l'una dall'altra, e possibilità di accedere al secondo turno con una finale secca. Ciò permetterebbe di creare più mini-bolle sparse nelle varie capitali europee (quelle con meno contagi ovviamente) snellendo ulteriormente i tempi e  l'impianto organizzativo della Champions stessa. Dalle 4 bolle usciranno i nomi delle semifinaliste le quali andranno a disputare la fase finale con lo stesso metodo utilizzato nelle mini bolle. Certo, la soluzione dovrà tener conto di molte variabili, prima fra tutte la neutralità del campo. Ai vertici Uefa l'ardua decisione. Di sicuro, il 2021 non sarà un anno di facili scelte.